[12/03/2008] Comunicati

Italia, il superministero e l´incertezza del dirittto ambientale

In campagna elettorale è normale che si facciano proposte come è abbastanza consueto che i candidati si prendano delle “licenze”, pur rimanendo nell’alveo di quanto scritto nei programmi dei rispettivi gruppi o partiti di appartenenza. Ed è comprensibile dato che l’attuale legge elettorale spersonalizza le campagne dei singoli candidati, che non si presentano più sulla base di un proprio programma all’interno di quello più generale, e che legano la loro elezione solo alla posizione che occupano sulla lista, tanto che potrebbero addirittura fare a meno di fare campagna elettorale. Per questo non sorprende la proposta fatta da Altero Matteoli, attuale capogruppo di An al Senato e probabile ministro del governo Berlusconi ( se sarà il suo schieramento a vincere le elezioni) di un superministero per Ambiente e infrastrutture, dato che è assolutamente in linea con il programma del Pdl che pone con forza il tema delle infrastrutture anche per risolvere le problematiche ambientali.

Nello stesso modo non sorprende la risposta di Ermete Realacci, anch’egli probabile candidato alla guida di quel dicastero se a vincere fosse lo schieramento di Veltroni, dato che non è la prima volta che Realacci pone la questione di superare la logica delle politiche ambientali all’interno di un singolo ministero.

Quello che stupisce è invece l’annuncio di Matteoli di voler rimettere mano ancora una volta al Testo unico ambientale, suo grande cavallo di battaglia per tutta la legislatura da ministro dell’ambiente dello scorso governo Berlusconi. «Se guiderò nuovamente quel ministero proporrò al parlamento di tornare al nostro testo» ha dichiarato infatti Matteoli al matchpoint organizzato dal Sole 24 ore tra lui e Realacci. Proposta che non trova concorde il presidente della commissione ambiente della camera, che anzi fa notare come il testo di revisione attualmente varato sia «diverso da quello proposto da Pecoraro Scanio» e rappresenti «un punto di equilibrio per le parti che sono state modificate».
Norme che, appunto, avevano trovato elementi di critica da tutte le parti, sia nel testo originario di Matteoli che in quello inizialmente proposto da Pecoraro Scanio.

L’ipotesi che il percorso debba ricominciare daccapo è a questo punto sconcertante. Dopo anni di normativa ondivaga, di effetti annuncio e di stagnazione conseguente, il settore che principalmente è stato soggetto a questi trattamenti è quello della gestione dei rifiuti. Che di tutto avrebbe bisogno tranne che di rimettere di nuovo in discussione la normativa che lo riguarda e che, tra l’altro, dovrà ancora essere sottoposto a revisioni, non fosse altro per recepire i nuovi dettami che la direttiva europea in fase di definizione porterà.
E poi, se davvero si ricominciasse a discutere sul testo unico ambientale, su quali norme dovrebbero essere basati gli inasprimenti delle pene per i reati ambientali, che accolgono un consenso ormai bipartisan?

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