[11/03/2008] Rifiuti

Rifiuti: la cassazione boccia il lodo Daneco per l’Elba

CAMPO NELL’ELBA (Livorno). Nel 2004 il comune di Campo nell’Elba presentò ricorso contro il cosiddetto “lodo Daneco”, una vicenda ora giunta alla sua definizione con la Sentenza S. C. di Cassazione depositata il 14.02.2008, che ha dato ragione al comune. Ad annunciarlo sul suo blog personale è proprio l’ex vicesindaco di Campo nell’Elba, Enrico Graziani, finito nei guai per un’altra storia di rifiuti, quella dell’”ecocentro” della Pila.

La sentenza della Cassazione dichiara nullo il Lodo arbitrale promosso «da Daneco Tecnimont Ecologica spa (in qualità di capogruppo della associazione temporanea di imprese con Daneco Gestione Impianti spa e Sales di Aurelio Zambernardi e C. sas) (…) in ordine a una controversia insorta per l’esecuzione della convenzione in data 4 giugno 1996 e dell’atto integrativo della stessa data, intercorsi con il commissario straordinario nominato dalla regione Toscana, avente per oggetto la realizzazione e la gestione di un impianto per la selezione, il trattamento, il riciclaggio e la gassificazione dei rifiuti solidi urbani nel Comuni dell’Isola d’Elba».

Si tratta dell’impianto del Buraccio, nel Comune di Porto Azzurro, oggi gestito da Esa (dove era stato anche realizzato un gassificatore mai davvero entrato in funzione), affidato alla Daneco per quindici anni con un costo di smaltimento per i comuni di 110 lire al chilo. Dopo 15 anni il Buraccio doveva andare ai Comuni. L’impianto del Buraccio non fu mai collaudato ed ha presentato insormontabili malfunzionamenti, tanto che si è rinunciato all’inceneritore e si sta provvedendo al rewamping dell’intera struttura con sostanziosi investimenti pubblici.

Il tutto provocò un sovraccarico di rifiuti nella discarica di Literno, nel comune di Campo nell’Elba, ben oltre le 6.000 tonnellate annue previste di scarti di lavorazione dell’impianto del Buraccio.

Di fronte al non funzionamento dell’inceneritore (realizzato con soldi pubblici) ed alle difficoltà di gestione del Buraccio la Daneco invocò un lodo arbitrale per la risoluzione anticipata del contratto, incolpando i comuni elbani dell’impossibilità di ottemperare agli impegni. Nel dicembre 2001, il lodo approvato condannava il Commissario straordinario e i comuni subentrati nell’attività commissariale, al pagamento di 27 miliardi e 700 milioni di lire quali somma non recuperata da Daneco come previsto in convenzione e la Daneco a pagare 6 miliardi e 700 milioni, più 200 milioni per i ritardi nella consegna dei lavori. Insomma, il saldo a favore di Daneco era di 21 miliardi e 800 milioni, più gli interessi maturati.

I comuni elbani si adeguarono con qualche mugugno ed estromisero stranamente il neo-Commissario Claudio della Lucia che sembrava stesse per strappare un risarcimento molto meno oneroso per la Daneco, le uniche due amministrazioni ad impugnare davanti alla Corte d’Appello di Firenze il lodo furono Porto Azzurro (dove sorge l’impianto del Buraccio) e Campo nell’Elba (che ospita la discarica dui Literno). Dall’altra parte si schierarono regione Toscana, Daneco gestione Impianti, Daneco Tecnimont e Sales. La Corte rigettò l’impugnazione dei due comuni che impugnarono la sentenza d’Appello ricorrendo in Cassazione.

Ora la cassazione dice che «Il difetto del potere degli arbitri di conoscere della controversia loro deferita in ragione della nullità della clausola compromissoria determina l’assorbimento di ogni ulteriore questione. La sentenza impugnata deve essere pertanto cassata. Non richiedendosi ulteriori accertamenti di fatto (…), ai sensi dell’art. 384 c. p. c. la causa può decidersi nel merito con la dichiarazione di nullità, quale conseguenza della ritenuta invalidità della clausola, dei lodi impugnati. La complessità delle questioni trattate ed il diverso esito della lite giustificano la compensazione tra le parti delle spese del giudizio dinanzi alla Corte di Appello e di questo giudizio di cassazione. Per questi motivi la Corte di Cassazione, a sezioni unite, accoglie nei sensi di cui in motivazione il terzo motivo dì ricorso, dichiara assorbiti gli altri; cassa la sentenza impugnata e pronunciando nel merito dichiara la nullità dei lodi. Compensa le spese del giudizio dinanzi alla Corte di Appello e di questo giudizio di cassazione».

Secondo l’ex vicesindaco Graziani «la portata di questa sentenza è enorme, anche se è assai problematico intravederne le conseguenza sul piano pratico. Sembrerebbe doversi dedurre che a) la situazione dei rapporti fra i Comuni e Daneco con i soci si azzera allo stato antecedente il lodo, ripristinando per Daneco l’obbligo di garantire il funzionamento dell’impianto e lo smaltimento dei rifiuti nelle quantità e nelle modalità (e ai prezzi) previste nella Convenzione, che la Corte ha dichiarato operante non essendone l’operatività interrotta dai lodi dichiarati nulli. Ovviamente questo è assai complesso, essendo stato nel frattempo smontato l’impianto del Buraccio. b) La transazione intervenuta il 31 luglio 2002 fra i Comuni dell’Isola d’Elba, a eccezione di Porto Azzurro e Campo nell’Elba, e Daneco s. p. a. deve ritenersi invalida, fondandosi su una situazione di fatto che la Sentenza dichiara non essere corrispondente alla situazione di diritto. c) Gli atti normativi conseguiti ai Lodi devono essere ritenuti ugualmente nulli: fra di essi, le ordinanze prefettizie emanate dal prefetto Gallitto e quelle del presidente della Provincia Frontera, e la conseguente creazione di Esa come gestore dei rifiuti subentrante a Daneco, alla quale non aveva titolo a subentrare. Quale è dunque la posizione di diritto e di fatto di Esa? d) In ogni caso le Amministrazioni elbane devono recuperare le somme sborsate per imposizione dei lodi dichiarati nulli (il che in ogni caso costituisce un gradevole imprevisto), e ottenere il ripristino del costo di smaltimento al prezzo previsto in convenzione (le famose 110 lire più l’incremento Istat), recuperando il maggior costo sostenuto fra la pronuncia dei lodi e il tempo presente».

Quel che pare certo è che la situazione dei rifiuti all’Elba, che brilla per la più alta produzione procapite di rifiuti urbani e per la più bassa percentuale di raccolta differenziata in tutta la Toscana, rischia di ingarbugliarsi ulteriormente.

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