[10/03/2008] Aria

Il traffico inquina anche il cervello?

LIVORNO. Se i dati sull’inquinamento dell’aria e le conseguenze sui polmoni della gente, oltre alle ore passate inutilmente nel traffico cittadino, non fossero sufficienti per spigare l’urgenza di un nuovo modello di mobilità, l’ultimo studio di Paul Borm dell´università olandese di Zuyd dovrebbe dare un ulteriore contributo. Secondo questi nuovi studi, che essendo tali vanno ovviamente presi con il beneficio dell’inventario, «il traffico inquina anche il cervello determinandone un´alterazione dell´attività già dopo mezz´ora di esposizione agli scarichi diesel, alterazione che aumenta al crescere del tempo trascorso in mezzo al traffico». La notizia è riportata dalle agenzia di stampa ed è ripresa dalla rivista . Particle and Fibre Toxicology.

Sembra che monitorando l´attività cerebrale di un gruppo di volontari con l´elettroencefalogramma - mentre questi venivano esposti a livelli di inquinamento atmosferico simili a quelli respirabili normalmente nel traffico cittadino delle ore di punta di un grosso centro metropolitano - il cervello reagisca all´inquinamento come in risposta allo stress e gli effetti perdurano anche nelle ore successive all´esposizione.

Con l´elettroencefalogramma i neurologi dell’università olandese si sarebbero resi conto che già dopo la prima mezz´ora di esposizione l´attività cerebrale registrata risulta alterata; poi sembra sia un crescendo e l´alterazione perdurerebbe anche un´ora dopo che i volontari hanno lasciato la stanza ´trafficata´. «Crediamo che questi effetti siano in gran parte determinati dalle particelle fuligginose che rappresentano una parte consistente delle emissioni dei motori diesel», hanno concluso gli autori del lavoro.

Un´esposizione cronica all´inquinamento da traffico come quella cui è esposto chi abita in grandi centri urbani – dicono le agenzie - , potrebbe dunque pesare sulla salute del cervello anche a lungo termine, non a caso più volte si è chiamato in causa anche l´inquinamento per spiegare l´aumento delle malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer.

Inoltre, se quanto scoperto dagli studiosi olandesi – ma sarebbe solo un di più rispetto a quanto già accade a causa del traffico – risultasse effettivamente reale, apparirebbe ancor più evidente quale sia l´importanza di un trasporto pubblico efficiente. Il cui bilancio dovrebbe quindi essere calcolato anche sulla base di quanto contribuisca a migliorare le condizioni di salute dei cittadini. E l´osservazione non cambierebbe neppure se invece venisse dimostrato che lo smog da diesel non produce danni al cervello, cosa che accoglieremo come una buona notizia (ovviamente).


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