[10/03/2008] Rifiuti

Rifiuti Campania: non è Stato quello che è stato (ed ancora è)

LIVORNO. Campania felix, così era stata chiamata per la ricchezza e la fertilità dei suoli la terra del Vesuvio. Pattumiera d’Italia è invece l’appellativo con cui più recentemente si tende ad identificare la Campania. E difficilmente si riusciva ad intravedere la prima Campania, quella felix, dalle immagini della trasmissione Report, che ha mandato in onda ieri sera un’inchiesta sulla situazione della cronica emergenza rifiuti che quella regione sopporta da quasi quindici anni.

Immagini che rimandano a riflessioni drammatiche quasi quanto le immagini stesse e che interrogano sul perché, al di là delle responsabilità di cui tutti dovrebbero farsi carico (nessuno escluso), è necessaria una riappropriazione da parte dello Stato, di quei territori. Che proprio del senso dello Stato sembrano ormai essere privi e che sempre più giustificano chi - ormai privo della speranza che qualcosa possa cambiare in tempi contemporanei - quei territori lascia.

Nel groviglio che tiene assieme istituzioni, interessi privati, mentalità, traffici illeciti, ci si chiede come sia possibile infatti fare distinguo ad esempio tra tecnologie che potrebbero essere impattanti per la salute: non è forse quella di territori estesi ettari e ettari disseminati dalla presenza di rifiuti di ogni genere che vengono dati a fuoco in maniera sistematica, una situazione che richiede immediati rimedi a tutela della salute? E come potrebbe, in quella situazione, essere peggiore un inceneritore in grado di bruciare in maniera controllata di quello che quotidianamente avviene direttamente sui campi senza alcun controllo su quello che si brucia e su quello che si emette? Con la conseguenza che le ricadute di quelle emissioni incontrollate, vanno già ad oggi a contaminare le coltivazioni e gli allevamenti, che spesso, sono in piena continuità con i roghi dei rifiuti.

E ci si interroga come la politica, gli amministratori, la chiesa, i cittadini che tutti i giorni convivono con queste situazioni, possano sollevare proteste oggi di fronte all’eventualità dell’apertura di una discarica per un’ordinanza commissariale e non lo abbiano fatto con eguale forza, di fronte allo scempio cui sono stati sottoposti quei territori.

Forse perché, per dirla con le parole di Donato Ceglie, sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, «in Campania, come del resto nell’intero Mezzogiorno, registriamo un mix micidiale di anarchia, degrado e illegalità di fronte al quale prevalgono, purtroppo cinismo e indifferenza» (dall’intervista rilasciata a “Pianeta Rifiuti” ndr).

Ci si deve interrogare allora, nello stesso tempo in cui si trovano vie d’uscita all’emergenza rifiuti, su quali vie d’uscita cercare per restituire ai cittadini, alle istituzioni, al mondo economico campano il senso dello stato e il diritto-dovere di far parte di un paese che non permetta più che un simile degrado possa ancora perpetuarsi.

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