[06/03/2008] Comunicati

L’armonioso sviluppo inarrestabile dell’esercito cinese

LIVORNO. L’Assemblea nazionale del popolo cinese (Anp, il parlamento formato da circa 3.000 delegati provinciali controllati dal partito comunista) riunita a Pechino per 12 giorni ha indicato le necessità più urgenti del Paese: protezione dell’ambiente, istruzione e welfare delle aree rurali. Nel corso del suo intervento, il primo ministro Wen Jiabao ha sottolineato con preoccupazione il crescente divario fra ricchi e poveri che potrebbe causare instabilità sociale.

Per questo gli obiettivi principali di bilancio proposti dal partito comunista sono: Pil all’8%, disoccupazione urbana al 4,6% e l’inflazione inferiore al 3 %, e gli investimenti principali saranno nell’istruzione con circa 86 miliardi di yuan (+ 41,7 %) e quasi 32 miliardi nella sanità pubblica (+86,8 %). Ma quel che ha subito preoccupato gli altri Paesi, ed in particolare americani, europei e giapponesi - che pure riforniscono di armi Pechino- è la crescita della spesa per gli armamenti e l’esercito che nel 2007 sono arrivati a 350 miliardi di yuan (34,3 miliardi di euro), 53 miliardi di yuan più che nel 2006 ed il 7,5 % dell’intero bilancio nazionale cinese. Il portavoce dell’undicesima sessione dell’Apn, Jiang Enzhu, ha detto che la Cina nel 2008 conta di aumentare ulteriormente il suo budget per la difesa del 17,6%, fino a 417,769 miliardi di yuan (57,229 miliardi di dollari).

Ma il governo cinese preferisce fare un altro calcolo e sottolinea che ««le spese militari della Cina restano a un basso livello a paragone di alcuni Paesi, in particolare le grandi potenze, in termine di proporzioni delle spese in rapporto al prodotto interno lordo (Pil). Le spese militari della Cina rappresentano solamente l’1,4% del suo Pil nel 2007, è la più bassa proporzione in comparazione con gli Stati Uniti (4,6%), la Gran Bretagna (3%), la Francia (2%) , la Russia (2,63%) e l´India (2,5%)».

Secondo Liao Xilong, un alto ufficiale dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) membro della Commissione militare centrale, «La Cina mantiene una potenza militare limitata per assicurare l’indipendenza nazionale, la sovranità e l’integrità territoriale del Paese e non costituisce alcuna minaccia per gli altri Paesi». Peccato che questo voglia dire anche pugno duro sulla questione di Taiwan, sul Tibet e sulla rivolta Uygura nello Xinjiang, tanto che Lia non nasconde la necessità di migliorare e rafforzare la presenza militare nelle regioni di confine e montagnose.

L’Esercito popolare di liberazione, però, è un pilastro insostituibile del regime comunista ed il governo di Pechino punta ad «uno sviluppo coordinato» tra difesa nazionale e crescita economica «aumentando in maniera moderata le spese militari, in un contesto di crescita rapida e stabile dell’economia e delle entrate fiscali del Paese nel corso degli ultimi anni. L´aumento del budget della difesa aiuterà a migliorare la costruzione di infrastrutture difensive.

Secondo Lao «Sempre più fondi saranno utilizzati per modernizzare gli equipaggiamenti militari al fine di rafforzare la capacità dell’esercito in una guerra difensiva basata sulle tecnologie dell’informazione». Un’affermazione che avrà fatto correre qualche brivido lungo le schiene delle cancellerie occidentali che già guardano con crescente preoccupazione i satelliti cinesi che orbitano sempre più sicuri intorno alla terra e le sonde che Pechino invia sulla luna.


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