[04/03/2008] Energia

Nucleare Iran: le sanzioni Onu se le accollerà soprattutto l’Europa

LIVORNO. Con la risoluzione 1803, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha appesantito le sanzioni contro l’Iran, di fronte al suo rifiuto di sospendere «integralmente e durevolmente» i programmi di arricchimento dell’uranio e di cooperare con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea), che pure nei giorni scorsi aveva sottolineato i progressi di Teheran. Redatta da Francia, Regno Unito e Germania, la risoluzione 1803 (2008), adottata con 14 voti ed un’astensione (Indonesia), allarga soprattutto la lista degli individui e delle entità iraniane sottoposti a restrizioni di viaggio ed al congelamento dei loro averi ed impone l’interdizione dei viaggi a coloro che sono più implicati nelle attività nucleari in Iran», spiega un comunicato dell’Onu.

Il Consiglio di Sicurezza impegna tutti gli Stati a vigilare su tutte le attività economiche e scambi commerciali con l’Iran e le banche iraniane Melli e Saderat e le loro succursali ed agenzie e ad impedire l’entrata e il transito sul loro territorio «di persone concorrenti al programma nucleare o dei missili balistici, i cui nomi figurano nell’annesso alla risoluzione». Le misure cesseranno se l’Iran si conformerà agli obblighi ed aprirà nuovi negoziati. L’ambasciatore indonesiano all’Onu Marty Natalegawa, ha detto di essersi astenuto perché non giudica «adeguato in questo momento inasprire le sanzioni contro l’Iran, che ha progredito sulla strada della trasparenza», riferendosi all’ultimo rapporto dell’Iaea.

Il rappresentante iraniano all’Onu, Mohammad Khazai, ha definito la decisione una «azione illegale». Intanto dalla Russia, che fornisce a Teheran l’uranio arricchito e si prepara a vendergli un centinaio di aerei Tupolev Tu-204 e Tu-214 nei prossimi 10 anni, per un costo di 2 miliardi di dollari e 5 Tupolev-334 entro 5 anni, chiede all’Iran di accettare le esigenze dell’Iaea e alla nuova risoluzione Onu. «Speriamo che i dirigenti iraniani analizzino la dichiarazione dei ministri dei 6 (i 5 membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Russia, Usa, Francia, Gran Bretagna e Cina, più la Germania) e la nuova risoluzione e preferiscano piegarsi alle esigenze dell’Iaea e del Consiglio di Sicurezza», si legge in una nota del ministero degli esteri russo».

L’ambasciatore di Mosca all’Onu, Vitalij Churkin ha attirato l’attenzione sul fatto che «il rappresentante dell’Unione Europea, Javier Solana è stato incaricato di mettersi in contatto con il suo omologo iraniano per proseguire il dialogo». Questo secondo i russi potrebbe permettere di riprendere i negoziati sull’intyerruzione dell’arricchimento dell’uranio e sulla costruzione di una reattore ad acqua pesante in Iran. Alla fornitura dell’uranio arricchito agli Ayatollah continuerebbe a pensarci Mosca «senza portare pregiudizio al programma nucleare civile».

Secondo Churkin «Questa risoluzione è moderata e tiene conto dei progressi nel dialogo tra l’Iran e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Teheran ha risposto alle domande dell’Iaea riguardanti il suo programma nucleare per il passato e che sono unicamente l’eco di una preoccupazione riguardante la non proliferazione delle armi nucleari».

Ad essere preoccupati dovrebbero invece essere gli europei che intrattengono fruttuosi rapporti commerciali con l’Iran, a partire dall’Italia: potrebbero diventare le prime vittime delle sanzioni economiche, mentre Cina e Russia, che pure hanno votato la mozione e la hanno proposta, continuano allegramente a commerciare di tutto e di più con l’Iran.

Il governo iraniano ha già fatto sapere che le sanzioni «costeranno care» all’Occidente, una cosa che non riguarda gli Usa che hanno rotto ogni rapporto diplomatico con l’Iran nel 1979. Nonostante le sanzioni già esistenti, nel 2006 la Germania ha esporta verso l’Iran merci per un valore di 5,7 miliardi di dollari, che ne fanno il principale partner economico di Teheran. «Si, le aziende tedesche si lamentano di subire perdite mirabolanti – ha detto Thomas Matussek (Nella foto), ambasciatore della Germania all’Onu – questo ci preoccupa, ma i nostri circoli di affari sono pronti a questo sacrificio».

Dopo la Germania c’è proprio l’Italia, fresca di recenti accordi petroliferi e da sempre in buoni rapporti con qualsiasi governo dell’Iran. Ma è vero che molte industrie occidentali stanno accogliendo l’invito Usa a ritirarsi dall’Iran, ad iniziare da tre grandi banche tedesche, Deutsche Bank, Commerzbank e Dresdner Bank, che hanno detto di voler cessare ogni operazione in Iran, in seguito alle minacce del vicepresidente americano Dick Cheney di far loro avere problemi sul mercato Usa se non porranno fine ai loro contatti con Teheran. Anche la multinazionale Siemens ha gli stessi problemi ed il Foreign Office britannico ha già ammonito Shell e BP, così come Nicolas Sarkozy esige che Total e Gdf non firmino più contratti petroliferi con l’Iran. "E’ una politica di pressione progressiva» spiega l’ambasciatore britannico all’Onu John Sawers.

L’Iran naturalmente non ci sta e Mohammed Khazai ribadisce che «i programmi nucleari iraniani hanno carattere esclusivamente pacifico e non presentano alcuna minaccia per la pace e la sicurezza del mondo. L’adozione di nuove sanzioni è politicamente motivata e non traduce che la volontà di quattro nazioni sulle 192 unite all’interno dell’Onu». Evidentemente, nel gruppo dei 6 che ha proposto le sanzioni ci sono 2 “buoni”, e abbiamo l’impressione che Khazai pensi agli amici russi e cinesi che con una mano votano le sanzioni e con l’altra forniscono armi, aerei, uranio arricchito e prendono gas e petrolio.


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