[03/03/2008] Comunicati

Ambiente, programmi a confronto (Pdl, Pd, Sinistra Arcobaleno)

LIVORNO. Le tematiche ambientali sono presenti in tutti e 3 i programmi elettorali (leggendo i testi pubblicati sui siti ufficiali) già presentati da parte delle forze politiche che almeno teoricamente dovrebbero spartirsi la maggior parte delle preferenze degli italiani. Già questa è una prima notizia: Popolo delle libertà, Partito democratico e Sinistra arcobaleno dedicano infatti uno spazio più o meno ampio del loro programma alle questioni ambientali, anche se tutte e 3 ignorano il nodo della necessità di una riconversione ecologica dell’economia e la contabilità ambientale, che pure rappresenta uno strumento essenziale per misurare gli interventi volti alla sostenibilità, che era stata introdotta nella scorsa legislatura, scompare totalmente.

Sulle omissioni però è bene fare una prima riflessione, perché nei tre programmi (tutti e tre sintetici a differenza delle ultime elezioni), se ne contano davvero tante. E non è così facile capire quando si tratta di omissioni volontarie, che consentano cioè successivamente di giocare sulle interpretazioni, oppure di “dimenticanze” vere e proprie, dovute allo spazio o al tempo a disposizione o al fatto che certi argomenti non sono proprio ancora al centro delle agende politiche dei vari schieramenti. In tutti i casi sono comunque omissioni significative.

Cominciamo dalle infrastrutture e dalle grandi opere, che per il Popolo delle libertà significa quasi esclusivamente strade o infrastrutture ad esse pertinenti: «Rilancio e rifinanziamento della “Legge Obiettivo” e delle Grandi Opere con priorità alle Pedemontane lombarda e veneta, al Ponte sullo Stretto di Messina e all’Alta velocità ferroviaria; coinvolgimento delle piccole e medie imprese di costruzione nella realizzazione delle Grandi Opere».

Più approfondito il programma del Pd, che cita esplicitamente solo la Tav e si concentra più che altro sulle modalità della partecipazione e valutazione ambientale dei singoli progetti: «Il Paese ha bisogno di infrastrutture e servizi che oggi sono ostacolati più da incapacità di decisione che da carenza di risorse finanziarie. Maggiore partecipazione/consultazione dei cittadini e maggiore capacità di decisione sono compatibili. Dopo uno spazio di tempo per la discussione e per l´ascolto di tutte le opinioni, il progetto viene rielaborato sulla base delle osservazioni, per poi decidere con un sistema di avocazione della capacità decisionale. In questo contesto, va riformata la normativa di valutazione d’impatto ambientale delle opere (Via-Aia) con l´eliminazione dei tre passaggi attuali e la concentrazione in un’unica procedura di autorizzazione, da concludere in tre mesi. Una volta assunta la decisione, deve essere previsto un divieto di revoca o l´applicazione di sanzioni pecuniarie elevate con responsabilità erariale a carico degli amministratori pubblici interessati. La priorità va data al trasporto ferroviario (Tav Torino-Lione-Trieste, alta capacità e trasporto urbano e locale)…».

Nel programma della Sinistra arcobaleno le “grandi opere” diventano invece gli investimenti per una diversa qualità dello sviluppo e una buona occupazione e si cita espressamente la contrarietà alla realizzazione della Tav in valle Susa: «messa in sicurezza del territorio dal rischio sismico e da quello idrogeologico; investimenti per migliorare i servizi di trasporto per i pendolari e la mobilità nelle città con nuove metropolitane, linee tramviarie e mezzi a energia pulita. Nei prossimi 5 anni 1000 treni per i pendolari. Vanno abbandonati progetti inutili e dannosi come il Ponte sullo Stretto, il Mose a Venezia, la Tav in Val di Susa, a favore di interventi su nodi ferroviari urbani, infrastrutture ferroviarie nel Mezzogiorno e potenziamento dei valichi alpini. Investimenti sul trasporto merci su rotaia e sulle autostrade del mare».

Rifiuti. Nel programma del popolo delle libertà la gestione integrata del ciclo dei rifiuti pare realizzarsi unicamente attraverso due direzioni: "la promozione e incentivazione della raccolta differenziata e la realizzazione di termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nelle regioni deficitarie". Ma di rifiuti si parla anche quando si promettono incentivi per l’energia prodotta dalle rinnovabili comprendendovi anche quella dai rifiuti (contravvenendo alle indicazioni europee per cui la parte non biodegradabile dei rifiuti non è considerata fonte rinnovabile) che farebbe pensare quindi a un ritorno verso il Cip6 per l´intero CDR destinato agli inceneritori.

Ancora più minimali le frasi che il Pd dedica qua e là ai rifiuti: «La priorità va data (...) agli impianti per il trattamento dei rifiuti», si legge nel programma, dove evidentemente ci si è dimenticati o non si è ritenuto utile approfondire la questione dei termovalorizzatori, che pure nei vari comizi vengono citati come una tecnologia necessaria. In un’altra parte del programma si ipotizza «tariffe di smaltimento dei rifiuti variabili a seconda che si partecipi o meno alla raccolta differenziata, che va comunque incrementata», mentre sul fronte della prevenzione della riduzione dei rifiuti, nonostante la crescita sia una delle priorità generali del programma del Pd, si annuncia di voler «incoraggiare l´abbandono di stili di vita consumistici fino alla dissipazione, a favore di stili di vita attenti alla eco-compatibilità dei comportamenti individuali».

Omissione pesante anche da parte della Sinistra Arcobaleno: mentre a voce parte della coalizione elettorale si ostenta il proprio no agli inceneritori ( e una parte della parte anche contro la variante dissociatori molecolari), nel programma elettorale appare solo questa affermazione: «Riduzione della produzione dei rifiuti, forti investimenti nella raccolta differenziata, misure concrete per il riciclaggio, impiego delle tecnologie più moderne ed avanzate».

Sull’energia il Popolo delle libertà oltre alla già citata indicazione sulle rinnovabili:

«incentivi alla diversificazione, alla cogenerazione, all’uso efficiente di energia, alle fonti rinnovabili: dal solare al geotermico, dall’eolico alle biomasse, ai rifiuti urbani» dove non è inutile sottolineare la presenza dell’eolico, visto che nell’intervista rilanciata pochi giorni fa da Silvio Berlusconi se ne ipotizzava addirittura l’abolizione, c’è l’affermazione della necessità della «realizzazione dei rigassificatori già autorizzati» (quindi solo 2 visto che l’autorizzazione per il momento sembrano averla solo Livorno e Rovigo?); la riconversione a carbone delle centrali a olio combustibile (diversificazione del funzionamento degli impianti elettrici ad olio combustibile attraverso il ricorso al carbone pulito) e infine il ritorno al nucleare, sul quale è però bene soffermarsi un attimo. Questo grande rilancio del nucleare sventolato dai candidati del Popolo della libertà si riduce ( fortunatamente, ndr) nel programma alla frase: «partecipazione ai progetti europei di energia nucleare di ultima generazione» che altro non è che la continuazione della linea adottata dal governo Prodi, ne più né meno.

E sull´energia la distinzione (nel programma, non nei comizi) col Pd appare minima: «L´Italia deve impegnarsi sulle tecnologie di punta: che si tratti della cattura del biossido di carbonio per il "carbone pulito", o si tratti del metano, delle biomasse ( non si specifica se a filiera corta, ndr) o dell´idrogeno e anche del nucleare di quarta generazione, ovvero quello a sicurezza intrinseca e con la risoluzione del problema delle scorie. È indispensabile essere presenti nelle partnerships internazionali in questi campi, per sviluppare un´industria energetica nazionale. Sulla microgenerazione le differenze con il programma del Pdl sono invece marcate e di grande importanza: "deve essere ristrutturato - in cooperazione con le Regioni e gli Enti locali - il sistema complessivo della distribuzione. Ormai le famiglie e le imprese stesse possono produrre energia, ciò che pretende un conseguente mutamento della concezione stessa della rete di distribuzione".

Il Pd sembra ritenere poi indispensabili «il potenziamento delle infrastrutture di rigassificazione, trasporto e stoccaggio del gas, la garanzia della loro reale terzietà rispetto ai competitors e la diversificazione delle fonti, così da determinare quell´eccesso di offerta che può creare la concorrenza». Mentre sulle fonti rinnovabili in generale promette un grande piano di sviluppo, che parte dal rendere permanente l´incentivo previsto dalla legge Finanziaria 2008 per l´installazione di pannelli solari termici in tutte le case di abitazione, «anche al fine di favorire la nascita di imprese di produzione, installazione e manutenzione dei pannelli solari. Le misure a favore delle energie rinnovabili e per l´efficienza energetica devono avere durata pluriennale certa e fondarsi sempre più sulla leva fiscale, al fine di mobilizzare al massimo le risorse private disponibili. Per l’Italia, produrre il 20% di energia con il sole e con il vento, significa risparmiare miliardi di euro sulle importazioni di petrolio. La nostra proposta è quella di un piano per realizzare in dieci anni la trasformazione delle fonti principali di riscaldamento degli edifici, privati e pubblici, in modo da creare al tempo stesso un gigantesco risparmio energetico e un grande volano di crescita economica».

Da parte della Sinistra arcobaleno invece una cosa è fuori di dubbio: il no al nucleare. Il dubbio rimane invece nel carbone ( non nominato) e anche fra le fonti rinnovabili si fa quanto meno notare l’assenza dell’eolico: « La Sinistra l’Arcobaleno rifiuta il nucleare e propone che entro il 2020 si superi il 20% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili e che le emissioni siano ridotte del 20%; un grande investimento pubblico in pannelli solari su tutti i tetti delle case e degli edifici pubblici».

Si interviene esplicitamente anche sulle liberalizzazioni dei servizi: «L’acqua è un bene comune e come tale deve essere pubblico. La Sinistra l’Arcobaleno propone la ripubblicizzazione dei servizi idrici, una legge quadro sul governo del suolo e l’inasprimento delle pene contro i reati ambientali e le ecomafie».

Per il Pd Nella prima legge annuale, inserire le misure di liberalizzazione (telefonia, trasporto ferroviario, trasporti locali, distribuzione di carburanti, semplificazioni per le imprese) previsto dal terzo pacchetto Bersani, approvato in un solo ramo del parlamento nella XV Legislatura.

Per garantire la qualità e l’universalità di questi “servizi di interesse generale”, seciondo il Partito democratico il “pubblico” deve definire, a livello nazionale, gli standard minimi di qualità, associati a controlli rigorosi e a sanzioni incisive (...)
Un ulteriore fattore di modernizzazione dei servizi pubblici è costituito dall´aumento del grado di concorrenza nella loro erogazione. E’ indispensabile che i cittadini/clienti (siano essi famiglie o imprese) possano godere dei vantaggi derivanti da un mercato nel quale più operatori competono tra loro sul prezzo e sulla qualità del servizio, al fine di aggiudicarsi la preferenza dei clienti: la possibilità di scegliere tra offerte diverse è quindi un presupposto indispensabile.

Mentre il Popolo delle libertà, su questi temi, promette « Liberalizzazione dei servizi privati e pubblici per migliorare il rapporto qualità/prezzo a favore dei consumatori a partire dal carico delle bollette e liquidazione delle società pubbliche non essenziali» .

Infine sempre dal Programma del popolo delle libertà altre due promesse: la prima è quanto meno da approfondire perché non si capisce bene che cosa si intenda «l’introduzione di un “5 x mille” per l’ambiente» (a chi andrebbe il 5 x mille che già ora è possibile destinare alle singole associazioni ambientaliste, al ministero dell’ambiente?)

L’ultima affermazione ambientale è quella che promette una legge obiettivo «per il recupero, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale e la tutela del paesaggio, nel rispetto delle autonomie territoriali, attraverso la demolizione degli ecomostri e il risanamento degli scempi arrecati al paesaggio italiano» che segnerebbe dunque un vero dietro front rispetto alla pratica dei condoni che hanno caratterizzato l´ ultima legislatura del centrodestra 2001-2006. Insomma: prima hanno condonato ora abbattono? Vedremo.

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