[29/02/2008] Consumo

Procedura Ue su etichetta olio d´oliva, giusta la battaglia italiana

LIVORNO. De Castro ha ragione. L´avvio da parte della Commissione Europea di una procedura di infrazione contro il decreto con il quale l´Italia ha introdotto l´obbligo di indicare l´origine in etichetta per l´olio extravergine d´oliva è, infatti, dal nostro punto di vista assurdo. E bene ha fatto il ministro ha ribadire che «Noi non cambiamo rotta». «Siamo assolutamente convinti della bontà delle nostre decisioni in materia di etichettatura obbligatoria - ha sostenuto De Castro - . Il tema dell´origine è centrale per la tutela del prodotto come del consumatore, e continueremo a batterci per vedere affermato questo principio in sede internazionale. Nelle prossime settimane - ha concluso - avvieremo un confronto serrato con la Commissione per fornire tutte le informazioni a sostegno delle nostre scelte e in particolare quelle integrazioni al dossier che dimostrano come, in assenza di etichettatura, si determini un oggettivo danno al consumatore, privato nelle sue scelte di una completa ed esaustiva informazione».

Come abbiamo già avuto occasione di evidenziare, l’etichetta (in teoria e speriamo anche nella pratica) permette a tutti di fare una spesa più consapevole. Come ad esempio scegliere prodotti nella logica della filiera corta. Se una società non ha niente da nascondere, perché non deve dire dove realizza il prodotto che mette in vendita. Questo vale per l’olio, ma anche per tutti gli altri generi alimentari. Anzi, semmai ci vorrebbe più rigore e maggiori controlli su quanto viene riportato sulle etichette. Mentre il non scriverci niente lasciando l’opzione al buon cuore dei produttori ci pare quantomeno una scelta azzardata. L’origine non è la garanzia al 100% che quel prodotto - siccome è fatto in quel posto piuttosto che in un altro - sia più sano o necessariamente migliore, però è un qualcosa in più (secondo noi significativo) rispetto a non scriverci proprio niente. E lasciando così all’immaginazione del consumatore creare nella sua testa ogni tipo di retropensiero possibile. Se l’Ue non è d’accordo, l’Italia fa bene a portare avanti la sua battaglia, magari cercando alleanze con altri paesi che hanno la stessa sensibilità.


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