[30/03/2006] Consumo

Ogm: per la Società italiana di tossicologia la coesistenza è possibile

ROMA. La Società italiana di tossicologia (Sitox) ed altri istituti di ricerca hanno presentato il «Consensus document» a favore della coesistenza in Italia tra biotech e le colture tradizionali e biologiche. «Sulla base delle esperienze accumulate e dei risultati degli studi ad hoc – si legge nel documento – risulta possibile affermare che le piante transgeniche non differiscono dalle varietà convenzionali nel loro comportamento in campo, eccetto per la caratteristica desiderata con modifica. I criteri che stanno alla base dei piani di coesistenza delle varietà convenzionali sono razionali e possono costituire il modello per stabilire analoghi criteri per le varietà transgeniche. Sono già oggi disponibili, per le principali colture, pratiche agricole che consentono di rispettare la soglia dello 0,9% per i prodotti non Ogm imposta dal Regolamento Europeo 1830/2003. Tali pratiche, correttamente predisposte, non comportano significativi aumenti dei costi di gestione e sono adattabili al contesto agrario italiano. Anche se le osservazioni fin qui raccolte indicano un´omogeneità di comportamento delle colture nei diversi ambienti analizzati, appare opportuno seguire un approccio che tenga conto anche delle caratteristiche pedoclimatiche e ambientali del territorio, per ottimizzare l’efficacia delle azioni intraprese e proporzionarle in modo tale da non gravare gli agricoltori di oneri superiori a quelli necessari. La ricerca in campo e i modelli statistici indicano che nel caso del mais, una distanza adeguata (di 25 - 40 metri) tra campi di mais geneticamente modificato e convenzionale è sufficiente al fine di mantenere il livello di impollinazione incrociata sotto la soglia dello 0,9% sancita dalla Ue ai fini della dichiarazione ‘non Ogm’. La coesistenza tra i diversi sistemi agricoli è pertanto possibile rispettando i criteri indicati dalla raccomandazione europea: trasparenza, scientificità, proporzionalità e specificità, e promuovendo azioni di monitoraggio e gestione delle pratiche di coesistenza adottate».

Lapidario il commento dì Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente: «La coesistenza è possibile? Certo che è possibile. Lo dimostra il fatto che la Sitox ‘coesiste’ con le multinazionali del farmaco, i cui rappresentanti fanno parte del suo consiglio direttivo, e che tra i suoi partner annovera anche i giganti del biotech. Ironia a parte – aggiunge Ferrante – questo manifesto pro-ogm dimostra che il problema della ricerca sulle biotecnologie in campo alimentare è serio, eccome. Non sorprende che l’industria degli ogm faccia propaganda ai suoi prodotti e cerchi in tute le occasioni di rassicurare i consumatori e i governi, ma certo che per salvaguardare al meglio la salute dei cittadini e quella dell’ambiente c’è la necessità in questo settore di una ricerca pubblica, indipendente, libera da condizionamenti».

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