[25/02/2008] Acqua

Carenza idrica, Legambiente sul piano toscano: «Ripartire dagli invasi esistenti»

FIRENZE. La carenza idrica che si sta registrando in Toscana (anche a causa dei cambiamenti climatici) è dato ormai consolidato. La Regione sta correndo ai ripari con una pianificazione in cui sembra che l’azione principale che si vuol mettere in campo sia incentrata sulle dighe o piccoli invasi: per Bilancino sembrerebbe previsto un ampliamento, altri grossi invasi saranno costruiti nelle province di Grosseto (forse sul Merse?) e di Siena per cercare di limitare i problemi di siccità che affliggono la Toscana meridionale; altri invasi di dimensioni minori sono previsti per la zona del Chianti sul fiume Pesa e forse sul fiume Greve.

Abbiamo chiesto a Federico Gasperini coordinatore della commissione acque di Legambiente Toscana cosa ne pensa. «Non sfuggirò alla domanda ma partirei dall’inizio: è necessaria una riduzione dei consumi di risorsa in tutti i settori dato che in Toscana consumiamo acqua come se fossimo 12 milioni di abitanti invece dei 3,5 reali, con un consumo a testa medio giornaliero di 257 litri. Sono dati della stessa Regione. E’ necessaria una pianificazione integrata che tenga conto dei bilanci e disponibilità idriche a livello di bacino, con strategie di conservazione per tutti gli usi. In questo contesto sarebbe auspicabile prelevare acqua più vicino possibile al punto di utilizzo e poi restituirla depurata all’ambiente in una specie di “filiera corta”. Non ci sembra che si proceda sempre in tal senso».

Cosa ne pensa Legambiente del “programma” sugli invasi?
«In alcune aree della nostra Regione la crisi è più acuta che in altre e su scala diffusa c’è la necessità di tesaurizzare la risorsa, raccogliere le acque di pioggia ad esempio, per renderle disponibili nei momenti più critici. Arsia (Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione nel settore agricolo forestale ndr), qualche tempo fa ha effettuato una ricognizione sullo stato di manutenzione e di funzionalità dei laghetti collinari sparsi sul territorio regionale per verificare la possibilità di potenziare le dotazioni idriche disponibili attraverso invasi multifunzione. Ne sono stati censiti 2469 per un totale di 445 milioni di m3 molti da ripristinare. Ecco si deve ripartire da qua utilizzando gli invasi esistenti».

Quindi non realizzarne di nuovi?
«Non ho detto questo in assoluto. Se si tratta di piccoli invasi Legambiente Toscana è disponibile a discuterne senza preconcetti. Ma la soluzione infrastrutturale deve essere prospettata in un contesto di pianificazione integrata, ricorrendo alla contabilità ambientale che analizzi efficacia, efficienza e sostenibilità (economica, sociale e ambientale) dell’intervento, di una valutazione bacino per bacino delle capacità attuali di accumulo della risorsa idrica valorizzando innanzi tutto come detto i bacini esistenti. E infine, ovviamente, è necessaria la corretta localizzazione. In questo percorso anche questa soluzione può e deve essere discussa. Siamo invece contrari agli invasi da realizzare subito, senza analisi approfondita magari per utilizzare qualche risorsa economica che si è resa disponibile: e questo anche nel caso dei piccoli invasi, che hanno comunque un impatto sugli ecosistemi fluviali in cui sono realizzati».

E che ci dice del possibile ampliamento di Bilancino?
«Devo dire che ho saputo della notizia dai giornali e non posso dare un giudizio di merito perché non conosco il progetto. Per ora posso dire solo che ci sono difficoltà di riempimento con la capacità di invaso attuale».


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