[25/02/2008] Acqua

Inquinamento da nitrati, i risultati dello studio di Arpat

FIRENZE. L’inquinamento delle acque di falda da nitrati, di origine agricola ma anche da scarichi di tipo civile, è una criticità per alcune aree della nostra regione come la costa livornese o la Val di Chiana. La riduzione dell’inquinamento di queste acque è auspicabile non tanto e non solo per rientrare nei limiti imposti dalla normativa europea e nazionale ma per rendere fruibile a scopo idropotabile ed a costi minori (senza trattamenti di potabilizzazione estremamente onerosi) una risorsa che tra l’altro è sempre più scarsa. Nei giorni scorsi sono stati presentati i risultati della ricerca Prin (Progetto di rilevante interesse nazionale) sulla valutazione del rischio d’inquinamento delle acque sotterranee da nitrati: approccio e validazione su test site. Cinque le unità di ricerca che hanno partecipato allo studio (promosso dal prof. Massimo Civita del Politecnico di Torino) facenti capo alle università di Piacenza, Firenze, Napoli, Palermo e appunto Torino.

E’ stato applicato, in aree specifiche nelle varie regioni, il metodo di valutazione del rischio d’inquinamento da nitrati di origine agricola e zootecnica combinato dell’indice Ipnoa (Indice di pericolo da nitrati di origine agricola) con la Vulnerabilità degli acquiferi realizzata con la metodologia Sintacs (metodo parametrico a punteggi e pesi). In Toscana, alla ricerca coordinata da Giovanni Pranzini del Dipartimento di scienze della terra dell’Università di Firenze, hanno partecipato anche i dipartimenti Arpat di Firenze e di Livorno, la Regione Toscana e l’Azienda servizi ambientali di Livorno (Asa). L’area di studio in cui è stata applicata la metodica è quella della pianura costiera livornese fra Castiglioncello e San Vincenzo, area dichiarata “vulnerabili da nitrati” dalla stessa Regione.

Le acque sotterranee della pianura sono estesamente contaminate da nitrati con concentrazioni più elevate nella parte Sud del territorio di studio, con rischio d’inquinamento da nitrati di origine agricola risultato in prevalenza da moderato ad alto. Sono i concimi chimici i responsabili di questa forma di inquinamento dato che l’attività zootecnica in questa area è marginale e quindi modesto l’uso di fertilizzanti organici. La responsabilità della presenza di nitrati nelle acque di falda non è però da attribuire tutta al settore agricolo: anche gli scarichi civili vi contribuiscono, in misura diversa in relazione al grado di urbanizzazione. L’unità di Firenze ha messo a punto un’applicazione sperimentale con cui si è cercato di valutare il pericolo costituito dagli scarichi civili, considerando sia le perdite dei condotti fognari, sia gli scarichi non allacciati ai sistemi fognari.

Il metodo Ipnoc (Indice di pericolo da nitrati di origine civile), realizzato con il contributo di Asa (che ha fornito in forma digitale tutti i dati sui sistemi fognari, permettendo così l’applicazione di un Gis e la valutazione del pericolo per unità areali di un ettaro), applicato per la prima volta in Italia, potrà essere perfezionato e modificato per adattarlo alle diverse situazioni locali. Dall’Università di Firenze spiegano che l’indice Ipnoc è stato combinato con la Vulnerabilità degli acquiferi, modificata per tenere conto del fatto che gli scarichi delle acque nere non avvengono sulla superficie, come i concimi, ma circa alla profondità di un metro, mentre le perdite dei condotti fognari sono alla profondità media di due metri: questo aumenta in maniera considerevole la vulnerabilità degli acquiferi, perché viene a mancare l’effetto di depurazione degli inquinanti da parte del suolo.

Per questo, anche se l’indice Ipnoa è piuttosto basso nella pianura costiera livornese, il rischio è risultato per lo più alto anche se ovviamente limitato alle aree in cui ci sono le fogne o gli scarichi non allacciati. Un confronto fra il rischio da nitrati di origine agricola e il rischio da nitrati da scarichi civili - spiega Pranzini - ha permesso di concludere che il rischio di origine agricola è circa cinque volte maggiore di quello di origine civile. I risultati sono tra l’altro concordi con quelli dello studio geochimicoisotopico eseguito sui campioni d’acqua di pozzo da parte della Sezione geochimica del Dipartimento di scienze della terra dell’Università di Firenze.


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