[22/02/2008] Energia

Silvestrini a Confindustria: Import energie alternative è opportunità

LIVORNO. L’1-2 viene servito da Confindustria: prima il presidente di Assoelettrica Enzo Gatta e poi il probabile futuro presidente nazionale degli industriali Emma Marcegaglia sparano a zero sul pacchetto ambiente-energia varato dalla Commissione europea poche settimane fa, e sulla capacità italiana di adattarsi agli obiettivi di aumentare del 17% l´uso delle energie rinnovabili al 2020.

Il punto di partenza dell’analisi sono i dati forniti a settembre dal governo italiano, secondo cui il potenziale massimo che il nostro paese potrà raggiungere nel 2020 sarà di 21 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, mentre i calcoli della Commissione stimano che se ne dovrebbero produrre 26 milioni. L´obiettivo italiano appare quindi «particolarmente ambizioso ed irrealistico».

Secondo gli Industriali con il massimo degli sforzi il potenziale teorico del nostro paese nel 2020 sarà di circa 104 TWh, pari al 24-25% dei 390-420 TWh di elettricità che verrà consumata secondo le stime di Terna, l´operatore del sistema di trasmissione: «saremmo obbligati – continuano - a mobilitare incentivi insostenibili: quasi 9 miliardi di euro l’anno, provocando un ulteriore salto del 25% nel nostro costo energetico, allargando il gap di competitività rispetto agli altri Paesi europei».

Marcegaglia inoltre individua un’altra criticità verso la quale chiede l’intervento del governo che deve definire «obiettivi regionali sulla base dell’effettiva potenzialità dello sviluppo delle fonti rinnovabili delle regioni, valutate alla luce delle peculiarità territoriali, economiche e politiche, individuando meccanismi di premiazione-sanzione anche al fine di limitare l’effetto nimby».

Infine da parte di Confindustria l’ultimo elemento di preoccupazione è dettato dal fatto che per rispettare i vincoli europei l’Italia sarà costretta ad andare a comperare quanto le serve da altri paesi ricchi di energie verdi.

A Gianni Silvestrini (Nella foto), direttore del Kyoto Club e consulente per l’energia del ministero per lo sviluppo economico, chiediamo di rispondere a queste perplessità.
«Il primo punto da evidenziare è che il pacchetto europeo prevede una flessibilità, molto ampia, ovvero la possibilità di importare l’energia verde dall’estero. Inoltre a differenza del position paper italiano, l’Europa apre all’utilizzo di pompe di calore ecolabel ad alta efficienza e questo non è un particolare insignificante perché allarga il ventaglio delle tecnologie disponibili per raggiungere gli obiettivi dei singoli Stati. La produzione di calore da energie rinnovabili infatti presenta enormi margini di sviluppo perché finora ci siamo concentrati soprattutto sulla produzione elettrica e non su quella termica».

Da parte di Confindustria si critica però proprio il fatto che l’Italia sarà costretta ad acquistare energia verde dall’estero.
«Se colta in maniera intelligente questa situazione appare in realtà per quella che è veramente: un’opportunità per l’impresa italiana per fare investimenti in Paesi vicini e penso per esempio ai Balcani. Proviamo a fare un ragionamento in prospettiva a dieci anni: nel 2018 la CO2 avrà un valore alto, così come costerà di più in generale l’energia, ma all’interno di questo costo generale quello delle fonti rinnovabili sarà calato e quello delle fonti fossili sarà aumentato. A quel punto avere alternative serie dir riduzione dalla dipendenza del gas, attraverso elettrodotti che raccolgono nei Paesi vicini energia da fonti rinnovabili sarà strategico: per questo per le imprese italiane si sta aprendo un mercato particolarmente interessante».

L’Italia rischia di pagare in competitività l’aumento della bolletta energetica?
«Non scherziamo, il costo dell’energia aumenterà in tutta Europa ma l’occasione sarà data proprio dalla riduzione del gap di costi fra energie fossili ed energie rinnovabili. I costi del fotovoltaico per esempio, dimezzeranno entro il 2015 e quindi il grosso degli interventi si concentrerà proprio nella seconda parte del prossimo decennio. Quindi la forbice si accorcia e questo avverrà certamente non solo in Italia e neppure solo in Europa ma in tutto il mondo, perché ricordiamo che dopo l’accordo di Copenaghen il Vecchio continente non sarà più isolato: la Cina ha già un obiettivo ambizioso per il 2020 e fortunatamente anche il nuovo governo americano sarà dei nostri in ogni caso, visto che Obama, Clinton e Mc Cain hanno tutti posizioni molto avanzate e intelligenti sulla questione climatica».


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