[21/02/2008] Aria

Inizia da Messina la conversione di CO2 in idrocarburi

BRUXELLES. Sta arrivando al termine il progetto Electrocatalytic gas-phase conversion of CO2 in confined catalysts (Elcat. Conversione elettrocatalitica in fase gassosa del biossido di carbonio in catalizzatori confinati), finanziato dall´Unione Europea ad al quale partecipano la università di Messina, Berlino, Patrasso e Louis Pasteur di Strasburgo che ieri a Bruxelles hanno fatto il bilancio del progetto in una riunione finale. Secondo i ricercatori, «il progetto ha dimostrato la fattibilità della conversione di CO2 in fase gassosa in un processo catalitico che ricicla il biossido di carbonio in idrocarburi e alcoli liquidi», ma sono ancora «necessari ulteriori sforzi prima che questa tecnologia possa essere utilizzata».

Elcat è stato finanziato con circa 85 mila euro attraverso il Sesto programma quadro (6°PQ), per l´area tematica “Scienze e tecnologie nuove ed emergenti”. L’idea è venuta ai ricercatori dell´università di Messina che, come spiega il notiziario scientifico dell’Ue Cordis, hanno osservato «una reazione elettrocatalitica che poteva essere riprodotta a temperatura ambiente e sotto pressione atmosferica: quando il biossido di carbonio è confinato all´interno di micropori di carbonio in cui gli elettroni e i protoni si muovono verso un catalizzatore attivo (nanocluser di metalli nobili), il biossido di carbonio gassoso si riduce in una serie di idrocarburi e alcoli. I prodotti di questa reazione sono sorprendentemente simili a quelli che si formano con il processo Fischer-Tropsch (FT), una reazione chimica catalizzata in cui il monossido di carbonio e l´idrogeno vengono convertiti in una serie di idrocarburi. Per diverso tempo il processo FT è stato considerato come una possibile fonte di carburanti e materie prime. Un processo che potrebbe generare quantità adeguate di prodotti analoghi a quelli del processo FT - risultato che non può essere raggiunto senza difficoltà nel processo FT - a temperatura ambiente e sotto pressione atmosferica, potrebbe ridurre considerevolmente il biossido di carbonio e allo stesso tempo generare nuove materie prime. Tuttavia, questa reazione catalitica ha creato nuovi problemi, ossia una rapida disattivazione del catalizzatore e una scarsa produttività. In aggiunta, si tratta di un´elettrocatalisi in fase gassosa, un fenomeno che non è ancora stato studiato a sufficienza dagli scienziati, poiché l´attenzione è sempre stata focalizzata sulla fase liquida».

Quindi gli scienziati dell’Elcat si trovano ora davanti a nuove sfide ed a nuovi problemi «È necessario cambiare il tipo di struttura degli elettrodi a causa del cambiamento delle condizioni», ha spiegato a Cordis il coordinatore del progetto, Gabriele Centi, dell´università di Messina. Questo aprirebbe la strada al miglioramento delle prestazioni e ad altre opportunità, come la produzione di idrogeno attraverso un´idrolisi controllata del sistema. «nell´elettrocatalisi in fase gassosa non ci sono praticamente limiti di temperatura – dice Centi - Nella fase liquida invece ci sono oppure è necessario lavorare sotto pressione, il che comporterebbe costi aggiuntivi. Passando alla fase gassosa, si aprono quindi nuove possibilità». In tre anni e mezzo di ricerca Elcat si è interessata non solo di questi problemi ma anche della produzione di nanotubi di carbonio adeguati.

Il progetto terminerà alla fine di questo mese, ma le 4 università vogliono proseguire il loro lavoro, perché secondo le loro stime, la conversione elettrocatalitica di CO2 in fase gassosa potrebbe essere pronta per l´applicazione entro 10 anni e, integrando altre misure, contribuire a ridurre le emissioni di CO2 del 5%. Secondo la coordinatrice del progetto Siglinda Perathoner dell´università di Messina, «L´immagazzinamento del carbonio ha i suoi limiti, poiché lo spazio è limitato; pertanto, in questo caso, cerchiamo di convertire i gas ad effetto serra direttamente in carburante. In altri termini, l´immagazzinamento è complementare, ma penso che sia meglio convertire che immagazzinare».

Centi e Perathoner pensano che sia stato molto importante la fattibilità della tecnologia, e sollecitano partner iati e contributi per svilupparla ancora. «L´industria sta iniziando a mostrarsi interessata – dice Centi - Finora l´industria ha visto il biossido di carbonio soltanto come un costo negativo, ma se ora inizia a considerarlo come una materia prima, sicuramente inizierà ad occuparsene. La possibilità di convertire le sostanze chimiche che possono essere introdotte in tutti i cicli chimici o che possono essere utilizzate come carburanti apre veramente nuove prospettive.»

Elcat sembra anche aver attratto l’attenzione dell’iniziativa per trovare nuove soluzioni per le emissioni di gas “The 25 million dollar idea”, lanciata dall’dall´ex vice presidente Usa e Premio Nobel per la pace Al Gore, insieme all´imprenditore britannico Richard Branson. «Credo che altri progetti siano più vicini alla fase di applicazione – sottolinea Centi - Credo vi sia ancora molto lavoro da fare, ma è interessante il fatto che altre persone ritengano che questo progetto dovrebbe rientrare nella lista dei progetti prioritari».


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