[20/02/2008] Vivere con cura di Marinella Correggia

«Terrificanti regole penitenziali»

ROMA. In materia di stili di vita c’è chi ogni tanto scopre l’acqua calda e ne parla urbi et orbi. Maestri del genere sono gli inglesi e gli statunitensi. Ogni loro piccolo esperimento vissuto viene poi travasato in un libro della serie “mai nessuno di provò prima”.

Ad esempio quella signora che per qualche mese non ha comprato nulla…a eccezione di cibi, medicine, benzina e biglietti dei mezzi pubblici. Con tutte queste eccezioni ci chiediamo dove stia l’esperimento (ma forse lei era in precedenza affetta dalla sindrome dell’acquisto compulsivo).

O quell’altra signora inglese che spendeva migliaia di sterline l’anno (!) in prodotti di bellezza e poi di botto per qualche mese non ha usato nulla, nemmeno il sapone (chissà perché nemmeno il sapone, esclusione che la costringeva a mettersi i guanti per preparare il cibo ai figli piccoli).

Più interessante il diario Un anno vissuto ecologicamente del giornalista Leo Hickman… (nella foto, ndr) ma dopo un attento check-up è arrivato giusto giusto… a un train de vie del tutto normale e già largamente diffuso.

E arriviamo agli esperimenti italiani. Con la sua bella penna qualche mese fa Paolo Rumiz ha steso su due pagine del quotidiano La repubblica un resoconto intitolato “La mia settimana senza inquinare”. Descrizione di sette giorni a cercare di minimizzare – calcolandole – le emissioni di anidride carbonica (il principale gas serra) provocate dai suoi consumi di beni e servizi. Una settimanella! E ha definito "terrificanti regole penitenziali" comportamenti nient´affatto eccezionali.

I punti deboli del suo esperimento sono tanti. Può essere utile pensarci per non cascarci. Primo: la durata; una settimana non vuol dir nulla; si può campare di rendita su quanto accumulato in precedenza, oggetti elettronici e abiti, casa e cibo, bici e lampadine, viaggi aerei e lavori ecc.
Secondo: la parzialità del calcolo della CO2, praticamente limitato ai soli consumi energetici, trascurando invece buona parte dell’energia nascosta nella produzione delle merci e dei servizi.
Terzo punto debole: i comportamenti seguiti da Paolo, insufficienti a ridurre la CO2 occidentale a un livello accettabile.

Non mangiando carne (ma ha mangiato pesce), non usando auto (ma è poi così difficile, vivendo in città?), comprando cibi locali al mercato (ma non producendo nemmeno un po’ di conserva), separando i rifiuti (ma senza ridurli a monte), scendendo a 100 litri di acqua al giorno (ma si può arrivare a 50), evitando la minerale e le bibite (non è banale?), si può arrivare appena appena a un cinque meno nella pagella della CO2 equa e sostenibile.

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