[20/02/2008] Trasporti

Benzina sempre più cara: nei programmi elettorali ci sarà un po´ di cura del ferro?

LIVORNO. Mi auguro che la notizia del nuovo rialzo del prezzo della benzina sia stata letta e meditata dagli estensori dei programmi elettorali delle varie forze politiche. Potrebbe aiutarli a prendere decisioni giuste su molte questioni, a cominciare da quelle relative alle scelte infrastrutturali. In primo luogo da loro ci si aspetta una risposta a questa domanda: il prezzo del barile nei prossimi anni continuerà a crescere, sfondando il tetto dei cento dollari o si tratta solo di una congiuntura sfavorevole destinata a esaurirsi rapidamente? Molti analisti e altrettanti economisti sostengono si tratti ormai di un fenomeno strutturale ed è quindi prevedibile una costante crescita del prezzo del barile.

Uscire dalla dipendenza dal petrolio è dunque una scelta necessaria, non solo per ragioni ambientali, ma anche per quella del suo costo. Nessuno naturalmente pretende che sia realizzata in una legislatura, ma almeno che qualcuno chieda i voti per indirizzare nei prossimi 5 anni il paese in questa direzione. Il nuovo aumento del prezzo della benzina dovrebbe far riflettere anche sul programma infrastrutturale che ogni forza politica presenterà agli elettori. Autostrade e strade o ferrovia e cabotaggio? Trasporti collettivi o individuali?

La notizia di oggi sulla benzina è una ulteriore conferma che a questo paese serve una potente cura del ferro, non solo per le note ragioni ambientali, ma anche per i costi sempre più insostenibili dell’auto e dei carburanti che la alimentano. Ogni mese i dati Istat ci dicono che sempre più italiane-i non arrivano a fine mese e che da tempo le famiglie hanno tagliato spese più o meno essenziali.

Domando molto sommessamente: con un costo della benzina in costante crescita quante persone nel futuro si potranno permettere di usare la macchina per andare a lavorare o semplicemente per spostarsi (il Codacons prevede 150 euro di spesa in più a famiglia per benzina)?

Quasi sicuramente sarà l’ultima delle rinunce che una italiana-o farà, ma è certo che quelli che vi dovranno rinunciare perché non riusciranno a mantenerla saranno sempre di più. Ed allora che senso ha riproporre continuamente, sia da destra che da sinistra, faraonici programmi di nuove autostrade ed invece usare la scure per le risorse destinate ai treni dei pendolari o per tramvie e metropolitane?

Da tempo non ne ha alcuno per ragioni ambientali e di inquinamento, ma ora a queste va aggiunta quella dell’insostenibilità economica. Ed allora prima di spendere miliardi di euro in nuove autostrade o per aumentare le corsie nei tratti da tempo saturi, non è meglio porsi la domanda se, per quando saranno finite, avranno clienti sufficienti?

In realtà nessuna di queste opere regge ad una seria valutazione costi benefici, anzi lo fa solo per il fatto che i costi sono pubblici (tangenti comprese) e privati i benefici. Chissà se il nuovo prezzo della benzina suggerirà alla politica queste riflessioni e farà emergere proposte che impediscano questo sperpero di denaro pubblico. Se lo facesse molti elettori gliene sarebbero grati.

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