[19/02/2008] Parchi

Ai giapponesi non piace più la caccia alla balena?

ROMA. Greenpeace ha commissionato al Nippon Research Center Ltd, membro della Gallup International Association, un sondaggio per capire quanto sia ancora gradita ai cittadini dell’impero del Sol levante la carne di balena e quanto appoggino la caccia “scientifica” che rifornisce di filetti di cetacei i frigo dei supermercati nipponici. Il sondaggio condotto su un campione di 1.501 giapponesi tra i 15 e 60 anni è stato fatto tra il 18 e il 23 gennaio 2008, proprio mentre l’imbarcazione di Greenpeace “Esperanza” giocava alla guerra navale con la flotta baleniera giapponese nei freddi mari tra l’Antartide e l’Australia, riuscendo a bloccare la mattanza di un centinaio di balene.

I risultati sono in parte sorprendenti, anche se confermano un trend già in atto negli ultimi anni: «Il 31% dei giapponesi sostiene la caccia baleniera, il 25% si oppone e il 44% non ha una opinione – spiegano a Greenpeace - Tra questi ultimi, oltre l’80% non è d’accordo con la caccia baleniera in acque internazionali, come in Antartide. Anche tra chi sostiene la caccia baleniera, quasi il 40% non sostiene la caccia in acque internazionali. In generale, il 71% dei giapponesi non sostiene la caccia in altura. Il sondaggio ha rivelato poi che l’87% del campione non sa che la fasulla ricerca scientifica baleniera che il Governo del Giappone continua a sostenere è interamente finanziata dai contribuenti giapponesi con quasi 5 milioni di dollari (500 milioni di Yen) l’anno».

Quindi un terzo circa dei giapponesi non rinuncia, per tradizione culinaria e probabilmente anche per un pizzico di nazionalismo, alla (costosa) carne di cetacei, ma la stragrande maggioranza è contraria a cacciare le balene nelle acque antartiche ed internazionali, magari tutelate da santuari dei cetacei. «Meno del 13% dei giapponesi vuole la caccia baleniera in Antartide ma il 100% dei giapponesi la paga! – dice Alessandro Giannì, responsabile della campagna mare di Greenpeace - “Dopo le balene, le vittime di questa follia sono i contribuenti giapponesi!».

Per Greenpeace «le conclusioni del sondaggio smentiscono quindi clamorosamente il mito che il massacro delle balene nel Santuario dell’Oceano Antartico è condotto in difesa dell’identità culturale del Giappone. I giapponesi non sanno quel che succede e soprattutto non sanno di pagare una simile follia che, inoltre, sta mettendo in discussione il prestigio del Paese».

Il sondaggio giapponese degli ambientalisti è anche una forma di pressione sull’ International Whaling Commission (Iwc) che si riunirà a Santiago del Cile 26 al 30 giugno, ma ancora di più sui partecipanti alla riunione che si terrà a Londra dal 6 all’8 marzo per decidere quale sarà il “Futuro dell’IWC”: caccia baleniera o protezione delle balene? «Sarebbe bello sapere che ne pensa l’Italia dell’ipotesi di riaprire la caccia - dice Giannì - Due mesi fa abbiamo chiesto chiarimenti, ma non è arrivata nessuna risposta: temiamo che, per quieto vivere con il Giappone, l’Italia possa dare il suo assenso alla riapertura della caccia».


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