[19/02/2008] Acqua

Arsenico e deroghe nell´acquifero dell´Amiata, Spagnesi (Asl): «Ecco perché non ci sono pericoli»

LIVORNO. Il tema della situazione dell’acquifero dell’Amiata, uno dei più ricchi della Toscana, sta facendo discutere molto. L’allarme oltre che sulla possibilità di prosciugamento di questa fonte così strategica per l’approvvigionamento idrico della parte meridionale della regione, che comprende parte della provincia di Siena, tutta quella di Grosseto e una parte dell’alto Lazio, da un po’ di tempo a questa parte è anche per la presenza di arsenico. In particolare l’argomento di discussione sembra essere quello delle deroghe alle concentrazioni massime ammissibili di un particolare parametro, compresi tra quelli non desiderabili per le acque potabili: l’arsenico.

Abbiamo chiesto a Maurizio Spagnesi, responsabile del settore igiene e sanità pubblica dell’azienda Usl 9, di spiegarci i termini della questione e soprattutto se come lamenta la popolazione amiatina si possono ravvisare problemi per la loro salute.
«La legge di riferimento è il decreto legislativo 31 del 2001, che recepisce una direttiva europea e fissa i limiti per l’arsenico a 10 microgrammi per litro. Il limite precedente era di 50. Questo decreto entra in vigore dal 25 dicembre 2003 e da allora valgono i nuovi limiti, con la possibilità di utilizzare lo strumento delle deroghe per dare i tempi di adeguamento necessari agli stati membri. La deroga ha un tempo stabilito in tre anni rinnovabili al massimo per altri tre. Dopodiché il limite della concentrazione della sostanza indesiderata – nel caso dell’Amiata l’arsenico- dovrà essere non superiore a 10 microgrammi/l».

Ma come vengono stabilite le deroghe e da chi?
«Le deroghe dal punto di vista tecnico sono fissate dalle regioni, che lo fanno entro i valori massimi ammissibili stabiliti dal Ministero della salute assieme al Ministero dell’ambiente, che a loro volta si avvalgono di organi tecnici per farlo, ovvero del Consiglio superiore di sanità».

E vi è garanzia della salute pubblica quindi, anche se si deroga al limite di una sostanza?
«E’ il paradigma che sostiene la legge. Nessuna deroga deve presentare un potenziale pericolo per la salute umana, vi sta scritto. Quindi non ci sono rischi per la salute perché è uno dei presupposti per la concessione della deroga».

Ma perché prima si prevedevano valori più alti per l’arsenico e poi sono stati abbassati?
«La revisione dei limiti avviene sulla base di studi e di analisi di rischio. Che si costruiscono assumendo una esposizione della popolazione a concentrazioni massime che siano costanti per tutti i giorni e per tutta la vita, ovvero considerando situazioni estreme e difficilmente raggiungibili. Nel caso dell’arsenico e di altri parametri, adottando questi criteri e il principio di precauzione, si è deciso di abbassare le concentrazioni prima previste».

Sull’Amiata quali sono le concentrazioni che rilevate nei controlli di routine?
«Sono concentrazioni che non vanno mai oltre i 20 microgrammi/litro. Quindi sarebbe più opportuno che le deroghe fossero date con valori differenziati a seconda delle aree interessate. Fissare la deroga a 50 per l’Amiata è superfluo e rischia di ingenerare allarmi nella popolazione, che pensano di bere acqua con quelle concentrazioni, quando invece non ci arrivano mai, a parte il fatto che, come abbiamo già detto, rischi non ve ne sarebbero nemmeno se quei valori fossero raggiunti».

E le deroghe sino a quando saranno in vigore?
«La deroga era sino al 31 dicembre 2007. Adesso è in fase di discussione l’eventuale nuova concessione, ma a noi operatori non è ancora arrivata comunicazione e la nostra azione è tesa a migliorare la situazione affinché di deroghe non ve ne sia più bisogno, come del resto è previsto per legge».

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