[19/02/2008] Comunicati

La soddisfazione di vita

ROMA. I più soddisfatti vivono in Danimarca e in Svizzera (con un indice di 8,20 su 10). Seguono gli abitanti di Austria e Islanda (indice 7,80). E ancora, di Finlandia e Svezia (7,70). Poi gli abitanti di una miriade di paesi, per lo più concentrati nell’Europa settentrionale, prima che – al ventottesimo posto assoluto – compaiano gli italiani (6,90).

La classifica tiene conto della soddisfazione personale, ovvero delle percezione della propria condizione di vita. Ma è possibile misurare la soddisfazione di vita sulla base di fattori misurabili? Che è un po’ come chiedersi se vi siano parametri oggettivi per valutare la felicità delle persone. L’impresa è ardua. Ma forse non impossibile.

È certo che la felicità delle persone dipende da moltissimi fattori soggettivi, che nessuna valutazione scientifica può presumere di catturare. Ma è anche vero che, in media, questa felicità è favorita da condizioni oggettive. Queste condizioni oggettive sono costituite da un paniere di fattori. Che Saamah Abdallah, Sam Thompson e Nic Marks della New Economics Foundation hanno cercato di riempire, pubblicando i risultati sulla rivista Ecological Economics. Si tratta di un elenco di fattori oggettivi che, ben amalgamati, hanno consentito di elaborare una classifica della soddisfazione di vita “prevista” nei vari paesi del mondo che risulta abbastanza sovrapponibile alla classifica della soddisfazione di vita “autopercepita”.

Sarà importante capire perché la sovrapposizione non è perfetta. E, ancor prima, se l’esercizio ha un senso. Tuttavia è anche importante notare la composizione del paniere proposta dai tre ricercatori. I fattori utilizzati appartengono a cinque grandi categorie di capitali: alcuni già presenti negli indici usati in economia (dal Pil all’indice di sviluppo umano): ovvero i capitali economici (la ricchezza), umani (l’aspettativa di vita), culturali (l’educazione). Altri due finora assenti: i capitali naturali e i capitali sociopolitici (il grado di democrazia e partecipazione, la corruzione pubblica, ecc.).

Le conclusioni sono che alla felicità (media) di una popolazione concorrono tutti questi fattori e altri ancora. Che una persona in media è più soddisfatta se ha un reddito piuttosto alto, se ha una buona educazione e svolge una vita che non lo sottopone a stress, se vive in un ambiente ecologicamente ricco e in una società stabile e giusta.

Si dirà: ma tutto questo è banale. Già, ma se riuscissimo a fondare l’organizzazione della vita collettiva su questa banalità molti dei nostri problemi sociali ed ecologici sarebbero risolti. E con essi non poca parte del nostro individuale disagio.

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