[19/02/2008] Acqua

Impoverimento della falda e arsenico, i mille dubbi della geotermia

LIVORNO. Sulla scia delle polemiche alimentate dall’accordo siglato dalla regione Toscana con Enel, si apre adesso un altro fronte di accesa discussione sulla questione geotermica.
Il motivo questa volta è la presenza di arsenico nelle falde acquifere ad uso potabile, ed il loro depauperamento.
E nemmeno questa è cosa nuova. Riguardo al problema dell’impoverimento della falda potabile che rifornisce non solo le popolazione dell’Amiata, ma gran parte di quelle che vivono a valle sino in Maremma, è da anni aperto il dibattito se la causa principale della riduzione dell’acquifero sia dovuta proprio allo sfruttamento geotermico, come sostengono gran parte dei comitati che a questo si oppongono, o se invece siano altri i motivi, fra cui l’uso plurimo sempre più accentuato della risorsa.

Ma da un po’ di tempo a questa parte il problema che è sorto è anche dovuto alla presenza in queste acque di sostanze cosiddette indesiderabili quale l’arsenico, in concentrazioni che - in base all’attuale normativa (31/2001) che ha abbassato le concentrazioni massime ammissibili - ha costretto le istituzioni regionali a ricorrere alle deroghe per poter garantire la continuità nell’erogazione dell’acqua stessa. Deroghe che ovviamente rientrano nell’ambito di concentrazioni ammissibili e soprattutto garanti della salute umana, ma che tuttavia evidenziano che un problema esiste. Dato che nelle acque potabili sostanze quali l’arsenico non dovrebbero esserci.

Ma sui motivi che determinano questa presenza indesiderata, ancora non vi sono elementi concordanti. Secondo alcuni tra cui i comitati, sostenuti in questa posizione anche da esperti in materia (società Edra), si indica un nesso certo di causa ed effetto tra geotermia e diminuzione della risorsa idrica.

Secondo altri (fra cui il Cnr) solo l’inquinamento, ma non il depauperaumento della falda, sarebbe da imputarsi allo sfruttamento geotermico, o per meglio dire alla reimmissione nel sottosuolo dei fluidi geotermici che andrebbero ad incontrarsi (per loro risalita) con la falda che a causa della riduzione dell’acquifero, si abbassa sempre più. Ma la carenza idrica sarebbe però da attribuire a problemi diversi dall’attività geotermica.
Quale sia la vera ragione di questi fenomeni sarà una commissione dell’Università di Siena, incaricata dalla Regione, a dirlo prossimamente. E il futuro della geotermia sull’Amiata sarà legato proprio a quanto emergerà dalle conclusioni di quella commissione, che dovrà fornire numeri, dati e impatti di questa attività.

Con il protocollo recentemente firmato dalla Regione- assieme ai 15 sindaci, alle cinque Comunità montane e alle tre province interessate - con Enel, è stata introdotta una moratoria che congela l’attività geotermica sull’Amiata sino a che il responso dell’Università di Siena non darà il via libera. All’art.9 dell’intesa, sta infatti scritto che : «la Regione Toscana subordina il rilascio dei nuovi permessi di ricerca e di sfruttamento, le autorizzazioni alla realizzazione di nuovi impianti, le proroghe o il rinnovo delle concessioni in essere» all’esito delle ricerche in atto.

E qualora il responso non fosse positivo per permettere il proseguo dell’attività geotermica si aprirebbe un problema di non poco conto per la regione, dato che lo sfruttamento energetico del vapore che proviene dal sottosuolo attualmente rappresenta il 35% della produzione regionale d’energia e garantisce il 27% del suo fabbisogno. Non solo, permette già adesso alla Toscana di poter contare su una percentuale consistente di energia da poter mettere nel novero delle rinnovabili. Un elemento importante anche in vista degli impegni che a livello regionale dovranno essere presi nell’ambito degli obiettivi europei delle tre venti oltre a quelli imposti dal protocollo di Kyoto.

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