[29/03/2006] Parchi

La Toscana dei Parchi che funziona, e ora sotto con l´Ape

FIRENZE. La Toscana e le aree naturali protette: facciamo il punto con Matteo Tollini responsabile regionale aree protette e biodiversità di Legambiente Toscana.
L’attuazione concreta del Quarto Programma Triennale, la difesa del ruolo dei Parchi Regionali e il superamento dei commissariamenti dei Parchi Nazionali sono gli obiettivi da realizzare. "Ape", Appennino Parco d’Europa deve diventare il Progetto di Sistema per mettere in rete esperienze di sostenibilità nei Parchi e nei territori montani.

Tollini, secondo Legambiente la Toscana sta difendendo correttamente il proprio territorio?
«Possiamo registrare positivamente che oggi la Toscana può vantare un sistema regionale delle aree naturali protette credibile, costruito negli anni con un lavoro di stimolo e programmazione basato su un corretto ed originale recepimento della Legge quadro nazionale. Diciamo originale perché, in aggiunta a Parchi e Riserve, la LR 49/95 ha introdotto l´inedita tipologia delle Anpil, che attualmente costituisce una realtà indispensabile per il sistema toscano.
A nostro parere, infatti, l´esperienza delle Anpikl ha avuto il merito di coinvolgere direttamente Comuni e Comunità Montane nella scelta di tutela e valorizzazione di aree naturali che, diversamente, oggi non sarebbero protette.
Nella direzione di favorire la costruzione di un sistema regionale vanno letti anche i criteri con cui si sono gestiti i riparti finanziari dei programmi regionali per le aree protette.
La Regione infatti ha sostenuto progetti con temi omogenei o indirizzati a sottosistemi di aree protette. Pensiamo ad esempio al progetto "Lungo le rotte migratorie", oppure ai primi interventi realizzati in Italia con i progetti pilota di Ape-Appennino Parco d´Europa, finanziati con fondi Cipe.
Con questo non vogliamo sostenere che in Toscana è stato fatto tutto il necessario per la conservazione della natura. Confermiamo che la direzione è quella corretta, ma esistono diversi problemi e c´è ancora molto da fare per correggere evidenti lacune».

Quali sono i problemi principali?
«Uno dei problemi più evidenti riguarda la difficoltà di gran parte delle amministrazioni provinciali ad assolvere adeguatamente alle impegnative competenze assegnategli, specialmente su Anpil e Parchi provinciali.
E´ una situazione che sta pesando sul corretto avvio e gestione di molte aree protette (e di conseguenza sull´architettura del sistema regionale), evidenziando una situazione strutturale di carenza di questi enti, che occorre risolvere. Tanto più se si considera che il ruolo delle province è destinato a crescere e diventare strategico anche nel settore della tutela della biodiversità, come previsto dalle ultime disposizioni applicative della LR 56/2000.
Riguardo invece alle Anpil, dopo una lunga e intensa fase di implementazione, che riteniamo comunque positiva, occorre definire con decisione e rapidamente una serie di correttivi che potranno essere di varia natura, non escludendo anche modifiche alla Legge regionale. La Regione è ben consapevole dei problemi legati alla disomogeneità di queste aree, in termini di estensione, efficacia gestionale, regime urbanistico e venatorio, tanto da riportarlo esplicitamente nei Piani d´Indirizzo. Indirizzi condivisi e declinati nel Quarto Programma Triennale per le Aree protette, la cui attuazione concreta costituisce l’obiettivo che farà la differenza tra un Sistema programmato com’è oggi ed un Sistema a regime.
Negli indirizzi la Regione prevede "l´opportunità di difendere e sostenere le competenze dei Parchi regionali, contrastati spesso da forti interessi localistici espressi dalle categorie economiche, ma anche da alcuni Enti locali". Crediamo che la Regione questo ruolo, - invece di programmarlo, lo debba esercitare subito e con decisione».

Ad esempio dove?
«Il Parco regionale delle Alpi Apuane (nella foto turisti che fanno trekking fra le cave di marmo) ha dovuto rivedere pesantemente la bozza di Piano del Parco per ottenere che la Comunità di Parco esprimesse il parere obbligatorio. Nonostante questo gli Enti locali della Comunità stanno di fatto tenendo in ostaggio il Piano: intanto programmazione e controlli sull’escavazione del marmo stanno degenerando, come stanno lì a dimostrare proposte di tagliare intere vette e l’inquinamento sistematico dell’enorme sistema acquifero carsico delle Apuane causato dagli attuali sistemi di escavazione che privilegiano l’estrazione di carbonato di calcio a scopi industriali al tradizionale blocco.
In questo caso come purtroppo altri analoghi nel Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, crediamo che la Regione debba intervenire e sostenere con decisione la difesa dei propri Parchi regionali, in quanto si superano clamorosamente i livelli di sostenibilità.
Purtroppo la Toscana sta anche pagando anni di scontro istituzionale tra Regione e ministero dell’Ambiente che ha provocato la paralisi dei tre Parchi nazionali, tutti commissariati dal Governo. E’ una situazione deleteria e insostenibile che auspichiamo venga superata il prima possibile, magari con l’aiuto del prossimo appuntamento elettorale».

Ci parli di Ape-Appennino Parco d´Europa.
«E’ un progetto in cui crediamo particolarmente e inoltre vogliamo segnalare le grandi opportunità offerte dalla seconda fase: la Regione Toscana ha gestito da capofila la prima fase dei progetti pilota (in collaborazione con il Parco delle Alpi Apuane) con ottimi risultati e dimostrando capacità progettuale ed efficienza ad impiegare finanziamenti nazionali del Cipe.
Confortati anche dai recenti risultati della ricerca inter-universitaria sullo spazio territoriale di Ape (che amplia a gran parte della Toscana interna l´area di riferimento), crediamo che la Regione debba adottarlo come il progetto di sistema per le aree protette ricadenti in questo ambito territoriale. Ape infatti, ha le carte in regola per essere inserito a pieno titolo nei documenti di programmazione della Regione come progetto capace di mettere in rete le aree protette ed i territori di ambito appenninico, e come strumento adeguato per impostare politiche integrate di sviluppo sostenibile.
In questo senso crediamo che la Toscana, dopo aver dimostrato di saper valorizzare con efficienza i primi fondi dei progetti pilota, è pronta a gestire una fase successiva per mettere a regime APE come progetto per lo sviluppo sostenibile delle montagne toscane».

Torna all'archivio