[15/02/2008] Consumo

Riformiamo la fiscalità: dal prelievo sui lavori al prelievo sui consumi

LIVORNO. Nel rapporto Ambiente Italia 2008 di Legambiente, interamente dedicato all’energia e alla lotta al cambiamento climatico, l’Italia emerge come un paese fortemente indietro nelle politiche energetiche e nella lotta al cambiamento climatico: crescono le emissioni di Co2, si allontana il rispetto degli impegni di Kyoto, peggiora l’efficienza energetica, aumentano i consumi dei trasporti, diminuisce la tassazione ambientale, le rinnovabili sono in crescita, ma restano sotto la media europea. Ma secondo gli scenari tracciati nel rapporto, emerge che che anche il nostro paese cela può fare. Il rapporto (che ha appunto come sottotitolo Scenario 2020: le politiche energetiche dell’Italia) dimostra infatti, cifre alla mano, che anche da noi è possibile realizzare gli obiettivi fissati dalla Ue al 2020 per il potenziamento dell’efficienza energetica, la diffusione delle fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas serra.

La sfida- secondo gli estensori del rapporto- sta nella strumentazione normativa, regolamentare, fiscale più che sulla sola analisi delle risorse tecnologiche. Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono necessari- sostengono- ma non possono essere alternativi ad azioni immediate, che utilizzino le tecnologie già commercialmente disponibili. Le maggiori opportunità paiono quindi legate da un lato all’efficienza energetica nei trasporti, nell’industria e nell’edilizia e, dall’altro, allo sviluppo delle energie rinnovabili (in particolare solare termico, eolico e biomasse).

Nel quadro tracciato, gli obiettivi di efficienza energetica al 2020 prevedono una riduzione del consumo interno lordo pari a circa 45 milioni di tep rispetto ai consumi attesi in quell’anno (e pari a una riduzione del 5% rispetto alla situazione attuale). E contemporaneamente una produzione da rinnovabili equivalente a 35,3 Mtep di energia primaria (107.000 GWh di produzione elettrica da fonti rinnovabili e a 17,6 Mtep di usi termici). Quindi da una parte una riduzione dei consumi di energia e dall’altra un incremento delle fonti rinnovabili, che se abbinato a una sostituzione del metano ad alcuni consumi petroliferi e a una riduzione delle emissioni da centrali a carbone, potrebbe consentire di ridurre del 20% rispetto al 1990 le emissioni di CO2, superando gli obiettivi assegnati all’Italia dalla UE.

Sul fronte fiscale, Legambiente ritiene che vi sia oggi grande spazio per una riforma in senso ambientale, con l’eliminazione di alcuni sussidi (definiti perversi) soprattutto nel settore energetico e con lo spostamento di una quota consistente di fiscalità spostandola dal prelievo sul lavoro a quello sui consumi energetici, sulla motorizzazione, sulla produzione di rifiuti, sulle emissioni. Ricondurre l’entità del prelievo fiscale ambientale all’incidenza sul Pil di dieci anni fa - dichiarano - significherebbe generare oggi una entrata aggiuntiva pari a circa 12 miliardi di euro. Che potrebbero essere detratti dalla fiscalità sul lavoro e sulle imprese.

«Sono necessarie politiche ambientali, fiscali, industriali, di ricerca e sviluppo forti e integrate. E l’attuazione di questo scenario richiede decisioni rapide - ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - La strategia energetica delineata dall’Unione Europea non è solo lo strumento necessario per contrastare il cambiamento climatico. Offre ai paesi della comunità una tripla opportunità: sviluppare nuove attività industriali e di servizi ad alto contenuto tecnologico, ridurre la dipendenza energetica da paesi instabili o non democratici, migliorare contemporaneamente la qualità ambientale e della vita riducendo altri fattori di inquinamento e di degrado».

«In Italia - ha aggiunto Cogliati Dezza - ancora non fa parte del senso comune della cultura politica pensare che le azioni di contrasto dei cambiamenti climatici siano un interesse di tutto il Paese. Contro l’effetto serra, quello che serve è una politica nazionale che ripensi completamente l’attuale modello energetico per invertire la rotta».

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