[13/02/2008] Trasporti

Cresme: con la tramvia il valore delle case aumenterà fino al 10%

LIVORNO. In attesa del referendum sulla tramvia fiorentina che si terrà domenica, il confronto tra i sostenitori dell’una e dell’altra posizione si fa ancora più serrato e a sostegno della realizzazione dell’infrastruttura per la mobilità del capoluogo toscano, ora interviene anche un dato economico che emerge dalla ricerca Anci-Cresme Consulting “Mobilità pubblica e riqualificazione urbana. Il “Caso di Firenze”, presentata oggi nel capoluogo toscano da Ermete Realacci, presidente della commissione ambiente della Camera, dal sindaco e presidente Anci Leonardo Domenici, dal presidente di Cresme Consulting, Roberto Mostacci e da Giancarlo Guiati, Presidente di GTT, l’azienda di trasporto pubblico di Torino.

I vantaggi che la tranvia potrà portare a Firenze oltre a quelli di minor inquinamento, più persone trasportate, maggior confort, più velocità saranno infatti anche legati ad una riqualificazione economica degli immobili, stimata in un valore di ben 1750 milioni di euro. Secondo lo studio, quando il sistema tramviario fiorentino sarà a regime, con le tre linee in esercizio, potrà liberare dal traffico privato le aree interessate dal suo passaggio, abbattendo del 30% la produzione di CO2 e il valore complessivo del patrimonio immobiliare della città passerà da 56,4 a 58,15 miliardi di euro, con un guadagno netto per i privati proprietari di case, negozi e uffici di 1,75 miliardi di euro. Ad aumentare di valore, grazie al passaggio del tram, saranno soprattutto gli immobili delle aree periferiche, con un riequilibrio di 3-4 punti percentuali del divario rispetto al centro: si passerà dal 20 al 16-17%. E complessivamente, così come è già accaduto nelle città italiane ed europee che si sono dotate della tramvia, il valore degli alloggi potrà aumentare dal 5 al 10%.

Il focus su Firenze rappresenta il primo approfondimento specifico dello studio presentato dall’Anci il 31 gennaio scorso su dieci città, cinque italiane (Padova, Messina, Torino e Palermo) e cinque straniere (Londra, Lille, Sheffield, Strasburgo e Grenoble), che riguardava il rapporto fra gli investimenti pubblici in opere di mobilità sostenibile, la riqualificazione urbana e il patrimonio immobiliare. L’indagine Cresme su Firenze è stata condotta nel periodo 15 dicembre 2007-15 gennaio 2008 su un campione di 92 agenzie immobiliari distribuite lungo gli assi viari nei quali si svilupperanno le tre nuove linee tranviarie.

«Poiché le città stanno tornando a svolgere un ruolo strategico per lo sviluppo del Paese – ha dichiarato Roberto Mostacci, presidente del Cresme Consulting – da alcuni mesi abbiamo avviato l’analisi dei problemi, delle opportunità e delle esigenze che la nuova concezione urbana determina. I risultati sulle dieci città prese in esame confermano che il nodo cruciale dello sviluppo urbano è proprio il traffico e mettono in evidenza che la tranvia può consentire un miglioramento della mobilità con notevoli vantaggi ambientali, sociali e anche economici».

E la realizzazione della tramvia a Firenze, a fronte di un investimento di 500 milioni di euro, secondo il Cresme, porterà a regime un incremento dei valori immobiliari con un moltiplicatore di 3.5 volte a favore dei ricavi privati rispetto ai costi pubblici.
Ermete Realacci, intervenuto alla presentazione dello studio, non si è fatto sfuggire l’occasione per dare anche una valutazione più generale alla vicenda fiorentina.
«Le richieste dei cittadini – ha detto - sono giuste quando si chiedono certezze nei tempi, nei costi e nella qualità della realizzazione. Tuttavia, l’atteggiamento di chi si oppone oggi alla tramvia di Firenze, un mezzo che ridurrà sensibilmente l’inquinamento urbano, che consentirà di pedonalizzare il centro storico e riqualificare molte aree della città, ricorda molto da vicino quello delle forze politiche e dei cittadini campani che di fronte al dramma dei rifiuti per strada e alle discariche della camorra, scende in piazza contro qualsiasi impianto di smaltimento si cerchi di realizzare. Nel nostro paese si deve riuscire a rompere quel circolo vizioso, sintomo di una crisi sempre più profonda nel rapporto di fiducia tra politica e cittadini, che determina da una parte l’incapacità di decidere e dall’altra favorisce la contestazione sistematica, su basi di lobby, di corporazione, di Nimby, ad ogni decisione».


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