[13/02/2008] Rifiuti

La prevenzione dei rifiuti secondo l´Ue, l´Italia e la Toscana

LIVORNO. C’è un filo rosso che, almeno nelle intenzioni, parte dall’Unione europea e entrando in Italia approda sino alla Regione Toscana. Riguarda la necessità di adoperare il criterio della prevenzione della produzione dei rifiuti per una corretta gestione degli stessi. La nuova direttiva europea (già approvata in prima lettura e adesso nella fase di seconda lettura che dovrebbe concludersi prevedibilmente prima della pausa estiva del parlamento europeo) conferma la gerarchia della gestione dei rifiuti: ossia prevenzione, recupero di materia (distinguendolo dal riutilizzo e dal riciclo), recupero di energia e smaltimento, ma interviene con forti indicazioni sulla prima R, quella della riduzione dei rifiuti. Inserisce per questo i “programmi di prevenzione” che gli stati membri dovranno attuare entro 18 mesi dall’entrata in vigore della direttiva e l’obbligo di applicare tutte le misure necessarie per stabilizzare la propria produzione complessiva di rifiuti entro il 2012 ai valori del 2008.

Se sarà l’ennesimo tentativo da parte dell’Unione europeo di raggiungere quegli obiettivi più volte enunciati, lo vedremo. Certo è che il disaccoppiamento della produzione dei rifiuti alla crescita economica, per essere attuato in maniera concreta avrebbe bisogno di interventi coraggiosi sui processi di produzione e quindi su iniziative che proprio a livello europeo dovrebbero essere prese come si è fatto ad esempio con gli obiettivi di efficienza energetica. Lasciare che la stabilizzazione dei rifiuti sia condotta grazie ai programmi nazionali di prevenzione suona ancora una volta come una politica dei buoni intenti, più che una concreta aggressione al problema.

Anche l’Italia ribadisce la gerarchia europea che parte dalla riduzione della produzione dei rifiuti. Lo ha fatto nel Correttivo unificato che andrà in vigore dal prossimo 13 febbraio e che ha revisionato anche la parte (IV) relativa a rifiuti e bonifiche del Testo unico ambientale. Intervenendo intanto in maniera indiretta: escludendo cioè dalla normativa dei rifiuti tutte quelle sostanze e quei materiali che possono avere un valore economico se reintrodotti nel ciclo di produzione o se siano prodotti da un’operazione di riutilizzo, di riciclo o di recupero di rifiuti: le cosiddette materie prime secondarie. O come nel caso delle terre e rocce da scavo vengano riutilizzati nel medesimo intervento da cui sono originate o sulla base di specifiche prescrizioni.

Ma il Correttivo unificato non modifica la parte relativa alla prevenzione e alla riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti e la ribadisce quindi come priorità assoluta. Per raggiungere questi obiettivi, non interviene con programmi specifici (come si dovrà fare secondo quanto scritto nella nuova direttiva) ma conferma gli strumenti già inseriti nel Testo unico, ovvero: la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori; la previsione di clausole all’interno di gare d´appalto e la promozione di specifici accordi e contratti di programma o protocolli oltre alla previsione di dare attuazione ai decreti di recepimento della direttiva Ippc.

Anche la Regione Toscana si cimenta nella materia della prevenzione e nella legge di modifica della 25/98, ribadisce alcuni obblighi già inseriti precedentemente e già presenti anche nella legislazione nazionale, come quello che prevede l’inserimento di specifiche condizioni per favorire l’uso di rifiuti recuperabili nei capitolati per gli appalti pubblici di opere, forniture e servizi dispone, e l’obbligo degli acquisti verdi per le pubbliche amministrazioni, ma questa volta introduce anche le sanzioni in caso di non adempimento.

La Toscana aveva anche proposto all’ormai ex governo Prodi, di attivare un gruppo di lavoro composto da rappresentanti regionali e governativi (anticipando quanto disposto dalla normativa comunitaria in itinere) per redigere un piano d’azione nazionale per la riduzione dei rifiuti. Con la giusta consapevolezza che se sulla prevenzione della riduzione dei rifiuti non si interviene con politiche nazionali, le azioni che possono essere svolte a livello locale sono poco più che simboliche. Importanti per diffondere tra la popolazione l’importanza di agire questo tema, ma poco incidenti sulle effettive quantità che si possono ottenere, sia in valori percentuali che assoluti.

La Regione dunque, ribadisce intanto il suo impegno sulla prevenzione e la riduzione dei rifiuti attraverso opportune intese con Province, Comuni e operatori singoli e associati del settore della produzione e della distribuzione e si prevedono incentivi destinati a favorire l’introduzione di tecnologie produttive idonee a minimizzare la produzione di rifiuti. Con la corretta intuizione che è a partire dalla riduzione delle materie prime e degli scarti industriali che si possono invertire i trend dei flussi di materia. Ma è poi nell’inversione di marcia dell’economia che si possono ottenere quegli obiettivi di disaccoppiamento tra rifiuti e Pil tanto cari anche all’unione europea.


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