[08/02/2008] Urbanistica

L´architettura della qualità da una parte, l´edilizia della quantità dall´altra

LIVORNO. «Architetti, tocca a voi rifare il mondo», facendo proprie le parole pronunciate recentemente del presidente francese Nicolas Sarkozy , il presidente del Consiglio nazionale degli Architetti pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc), Raffaele Sirica ha inaugurato ieri a Palermo il Congresso nazionale dell’ordine.
Già il titolo «Conoscenza, competitività, innovazione, verso una democrazia urbana per la qualità» esprime l’obiettivo primario del congresso, che è quello di rilanciare una stagione in cui gli architetti non sono solo i meri estensori di progetti in campo edilizio, ma partecipano al disegno e all’organizzazione urbanistica delle città a partire dalle aree oggi più degradate.
«Con la Democrazia urbana trasformiamo le periferie in città» ha dichiarato Raffaele Sirica aprendo i lavori della "tre giorni" dell´architettura di Palermo che vuole essere l´occasione per rileggere alcuni episodi creativi dell´architettura italiana, ma al contempo di riflessione su alcuni argomenti scottanti e difficili del territorio. Non è un caso che tra le iniziative previste vi sia anche la premiazione dei vincitori del concorso sulla riconversione di Pizzo Sella, una delle aree simbolo dell’abusivismo del nostro paese.

Per Sirica la democrazia urbana è lo strumento per la riqualificazione urbana, a partire dalle periferie sino ad arrivare alle aree di maggior pregio e uno degli obiettivi primari è quello dell’innovazione.
«In Europa - sottolinea Sirica - l´80% della popolazione vive nelle città, e nelle città europee il 70% del consumo energetico è legato agli edifici. E la direttiva europea sul risparmio energetico produrrà una vera rivoluzione sia nel campo dell’industria delle costruzioni sia in quello della progettazione architettonica e urbanistica».

Ma da Palermo si guarda anche al futuro, in particolare al XXIII Congresso dell´Uia (International union of architects) che si svolgerà a Torino dal 29 giugno al 3 luglio e che secondo il presidente del Cnappc, per «La presenza in Italia delle organizzazioni di 120 nazioni» sarà «un´occasione unica e irripetibile per innescare anche nel nostro straordinario paese quel processo virtuoso di riqualificazione urbana e ambientale, per mezzo di trasformazioni sostenibili, come molla per la nostra economia, e fonte principale di occupazione e di sviluppo».

Visti i numeri che riguardano il settore dell’edilizia, non ha certo tutti i torti il presidente Sirica a parlare di molla dell’economia.
Uno studio del Cresme presentato proprio in questa occasione evidenzia infatti che dal 2000 al 2007, le imprese di costruzioni (che comprendono il settore dell’edilizia e quello delle installazioni di impianti), è passato da 589.707 addetti a 775.886 e gli architetti sono oltre 123.000, uno ogni 470 abitanti.

Nel 2007 sono 81.516 gli edifici costruiti ( per un valore di 196 miliardi di euro) di cui il 75% ad uso abitativo, anche se la maggior parte costituito da villette, palazzine e edifici ad uso turistico, come dire seconde case, mentre si sta verificando un vero e proprio deficit nell’offerta di prime case e di edifici che rientrano nella cosiddetta edilizia popolare.
Una dispersione, quella del mercato delle costruzioni residenziali, che determina (e ha determinato) anche la diffusa perdita di un disegno architettonico rispondente a criteri (più o meno discutibili o condivisibili) ben precisi e che ha portato anche al disastro dei condoni (e ai danni al paesaggio).

Questa invece dovrebbe tornare ad essere la figura dell’architetto, secondo il presidente Sirica: un ruolo di promotore e di mallevadore di un percorso condiviso tramite «consultazioni nelle comunità e sull’intreccio equilibrato tra architettura e urbanistica» che preveda programmazione dei progetti e condivisione delle trasformazioni. E che introduca nella progettazione i nuovi criteri della sostenibilità nel costruire: dall’efficienza energetica alla bioedilizia e quindi, è da sperare, anche il ricorso all’utilizzo di materiali inerti provenienti dal circuito del recupero e alla riqualificazione di volumetrie già esistenti. Un modo anche questo per bilanciare (almeno in parte) il consumo di territorio che anche nel caso si rispettino tutti i criteri di costruzione sostenibile, comunque le nuove costruzioni determinano.

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