[06/02/2008] Energia

Silvestrini (Kyoto Club): Un´emission trading regionale su edilizia, trasporti e industrie

LIVORNO. Il ruolo delle regioni sarà sempre più importante per raggiungere gli obiettivi europei al 2020 di abbattimento delle emissioni climalteranti. Saranno infatti le iniziative e livello locale e dare slancio alle energie rinnovabili e al risparmio energetico in una cornice nazionale: la legge finanziaria prevede, infatti, che vengano definiti target regionali sulla produzione da fonti rinnovabili da parte del Ministero dello sviluppo economico e che su questi le Regioni adeguino i propri piani energetici ambientali.

Del ruolo e delle opportunità che questo scenario apre, si discuterà domani a Roma nel convegno organizzato da Kyoto club alla protomoteca del Campidoglio, dal titolo “ Regioni ed enti locali verso Kyoto”, con un ricco parterre di personaggi a livello locale e nazionale.

Ne abbiamo parlato con Gianni Silvestrini (Nella foto), direttore scientifico del Kyoto club.

Saranno molte le regioni presenti domani, dalla Campania alla Lombardia passando per il Lazio e le Marche. Qual è il ruolo che verrà loro affidato nella fase che caratterizzerà questo secondo compleanno di Kyoto e quali le opportunità?
«Cambia profondamente il ruolo delle regioni, intanto perché secondo quanto sta scritto sulla legge finanziaria entro il 2008 dovranno rivedere i loro piani energetici. E poi perché l’obiettivo posto dalla Commissione europea che prevede per l’Italia una quota di energia rinnovabile al 2020 pari al 17% sui consumi finali, implica un salto di qualità deciso. Inoltre vi sarà un ruolo importante anche sull’efficienza e sulle politiche per l’ abbattimento della C02. Nella delibera Cipe per stabilire gli impegni su Kyoto si sta infatti pensando di coinvolgere anche le regioni su queste azioni. Stabilendo anche vantaggi per le più virtuose, questa è una proposta che farò domani».

Cosa prevede come vantaggi ?
«Si può pensare ad esempio al fatto di cedere anche emissioni, ovvero un emission trading regionale su edilizia, trasporti e industrie non energivore e aprire anche un mercato regionale delle emissioni».

Ma a che punto sono le regioni su questi temi?
«In genere sono indietro. Sulle rinnovabili addirittura spesso remano contro o comunque non hanno un approccio proattivo come sarebbe opportuno. Inoltre non utilizzano bene i meccanismi che potrebbero aumentare l’efficacia delle loro misure come ad esempio i certificati bianchi, ovvero i titoli di efficienza energetica, di cui abbiamo raddoppiato il tetto a 6 milioni di tonnellate a dicembre. Quindi le regioni in questo momento potrebbero fare molto di più e comunque lo dovranno fare anche per gli obiettivi che vengono dall’Europa».

L’attuale fase politica può determinare un freno alle azioni previste, per esempio sul decreto del ministero che dovrà fissare i target e sui quali le regioni dovranno poi rivedere i piani energetici?
«Questa attività rientra nei compiti svolti come normale amministrazione sino alle elezioni, e non dovrebbero esserci problemi, anche perché si è già lavorato su quel decreto e verso la metà del mese dovrebbe essere presentato alle regioni. Ma nel complesso è proprio perché c’è questa fase di incertezza politica a livello di governo nazionale che, a maggior ragione, le regioni dovrebbero svolgere una azione trainante».

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