[28/03/2006] Energia

Centrali idroelettriche in Toscana, piccolo è bello

LUCCA. Mentre il ministro Matteoli propone di risolvere i problemi energetici a medio termine con il carbone pulito e i rigassificatori, noi proseguiamo l’analisi dei problemi energetici e dello sviluppo delle fonti rinnovaboili nel nostro Paese chiamando in causa l’industria che opera nel settore. Chiediamo a Luigi Mannocchi presidente del gruppo Italbrevetti, che opera in Toscana in particolare nel settore del mini-idroelettrico, cosa pensi della situazione di stallo in campo energetico in Italia?

«La rinuncia da lungo tempo a scelte strategiche nette nel settore energetico ha portato il nostro Paese in una situazione di dipendenza asfissiante dalle fonti tradizionali, quali il petrolio e il gas naturale. in massima parte d’importazione, per tutti gli usi e in particolare per la produzione di energia elettrica, nonché dall’importazione diretta dell’energia elettrica da oltre frontiera; dal 1999, il costo aggiuntivo dell’energia equivale ogni anno quasi a una manovra finanziaria!
Sia il petrolio che il gas, i cui prezzi sono cresciuti enormemente negli ultimi sette anni, soffrono oggi anche di enormi problemi di approvvigionamento, e i due aspetti sono fortemente interconnessi.
I problemi del petrolio non sembrano legati tanto alla mancanza di investimenti nella esplorazione quanto alla effettiva mancanza di nuovi importanti giacimenti, quindi alla scarsità reale dell’offerta; le incertezze sulle forniture di gas si devono invece alla limitazione delle infrastrutture di trasporto, quindi i gasdotti, e alla frenetica competizione internazionale per l’accaparramento di una risorsa avviata a sostituire il petrolio nella maggior parte delle applicazione energetiche; la crescente domanda di gas porterà comunque ad anticipare l’indebolimento delle riserve prima di quanto previsto.
Abbiamo ancora ben presenti i recentissimi problemi dovuti al contenzioso tra Russia e Ucraina, non del tutto risolto, e alla occasione del freddissimo inverno Russo, che hanno quasi gettato nel panico i Paesi Europei, di fronte allo spettro dei tagli alle forniture di gas naturale, e quindi agli usi per riscaldamento, industriali e per la produzione elettrica.
Il fabbisogno di energia elettrica in Italia pari a 329,4 miliardi di kWh nel 2005, dipende per oltre il 75% dalle centrali tradizionali, alimentate a olio combustibile (petrolio), a gas naturale e a carbone: il gas naturale contribuisce per circa il 42%, in crescita di anno in anno. A partire da questo dato, e dal fatto che il gas importato dalla Russia copre circa il 30% del consumo complessivo, emerge che grazie al gas Russo viene prodotto poco più del 12% dell’energia elettrica consumata annualmente in Italia.

Una riduzione del 5% delle forniture Russe incide quindi per meno del 1,5% della disponibilità complessiva di gas naturale, e per poco più dello 0,6% sul fabbisogno nazionale di energia elettrica». E allora perché tanti allarmi?
«Evidentemente è ben noto che ai tassi attuali di incremento del consumo elettrico (+1,3% tra il 2004 e il 2005), e con le limitazioni alle emissioni dannose per il clima imposte dal Protocollo di Kyoto, il sistema di approvvigionamento delle fonti energetiche primarie e del gas in primo luogo sta diventando sempre più stretto e critico!»

Cosa pensa delle soluzioni proposte?
«Di fronte alla crisi del gas russo le soluzioni proposte sono state varie e ciascuna a suo modo di grande portata, eppure molto difficilmente realizzabile. Oltre alla decisione di autorizzare temporaneamente l’uso del petrolio nelle centrali oggi alimentate a gas, che è un provvedimento di breve durata, è stato suggerito il ritorno al nucleare: eppure l’uranio è sempre più scarso e costoso, e le questioni ambientali sono rimaste irrisolte come un tempo.
La conversione a carbone di una parte delle centrali elettriche appare altrettanto impraticabile, per prima cosa perché gli obiettivi vincolanti sulle emissioni di gas serra non lo consentono, in secondo luogo perché anche il carbone ha triplicato il proprio prezzo in pochi anni.
Si è manifestata poi una forte pressione a favore della diffusione dei terminali di rigassificazione del gas naturale liquefatto trasportato via nave, con la doppia motivazione della diversificazione delle fonti di approvvigionamento e del presunto ruolo strategico dell’Italia, quale soggetto preposto alla ridistribuzione verso l’Europa. E´ nota tuttavia l’assoluta inaffidabilità delle forniture, che si concentrano di volta in volta verso le aree e i terminali dove i prezzi sono più favorevoli, e difficilmente il nostro Paese potrebbe garantire le migliori condizioni, almeno nell’assenza di un mercato unico europeo del gas».

Quali soluzioni vede allora all’orizzonte?
«E’ chiaro che occorre affidarsi per il momento al gas naturale, il cui impiego è particolarmente flessibile e le riserve ancora abbondanti, potenziando la rete dei gasdotti e ricorrendo a partner affidabili e diversificati.
La soluzione vera, sicura e definitiva per l’approvvigionamento energetico risiede invece nelle fonti rinnovabili di energia, le sole in grado di assicurare al Paese approvvigionamenti certi e indipendenti. Il sole, quindi, di cui l’Italia è ricchissima, il vento che soffia intenso sulla catena appenninica, le risorse geotermiche, ampiamente disponibili in Toscana, le biomasse agro-forestali, la risorsa idrica, i rifiuti, da cui finora l’energia è recuperata attraverso l’incenerimento, un processo inefficiente e pericoloso.
Si tratta in ogni caso di fonti rinnovabili che, eccetto la geotermica, sono solo parzialmente sfruttate, tanto che complessivamente hanno prodotto nel 2005 “appena” 50 miliardi di kWh elettrici, pari a poco più del 15% del fabbisogno nazionale: mentre i volumi di produzione aumentano, la percentuale sul consumo totale è perfino diminuita, un brutto segnale!».
La percentuale di energia elettrica prodotta per mezzo di fonti rinnovabili cresce fino al 30% in Toscana, una frazione ragguardevole che la Regione intende portare al 50% entro il 2012, in uno sforzo eccezionale e molto ambizioso, sostenuto dall’impulso alla ricerca e allo sviluppo industriale di tecnologie innovative e di frontiera.
Solo aumentando drasticamente la frazione di energia prodotta per mezzo di fonti rinnovabili sarà possibile evitare le crisi di approvvigionamento delle fonti fossili, destinate a diventare una preoccupante ricorrenza del prossimo futuro, e di contenere le emissioni di gas serra che, contrariamente agli obiettivi dichiarati, sono aumentate considerevolmente negli ultimi 15 anni.
Ovviamente, potenziare l´energia rinnovabile non si può fare gratis: occorre investirci molte risorse, che non mancano, in modo mirato e in tempi rapidi, a partire dalla ricerca e dallo sviluppo industriale di tecnologie innovative, che il sistema nazionale della ricerca e delle imprese è perfettamente in grado di sostenere e portare al servizio della autosufficienza energetica rinnovabile del Paese».

In Toscana Italbrevetti lavora molto sul mini-idroelettrico. Dove sono dislocati i vostri impianti?
«L’evoluzione tecnologica è stata in grado di trasformare le forze naturali in energia elettrica in modo sempre più efficiente, e tra i sistemi sviluppati più recentemente i piccoli impianti idroelettrici, ad acqua fluente e con potenza installata fino a 10 MW, sono in grado di procurare grandi benefici.
In controtendenza con le altre regioni italiane, la Toscana considera strategica la risorsa idroelettrica e stimola la costruzione di nuovi piccoli impianti idroelettrici.
Nelle vallate dell’Appennino Toscano e con il consenso delle amministrazioni locali che ricevono vantaggiose royalty, la società Italbrevetti è riuscita a costruire negli ultimi anni quattro nuove centrali a Cutigliano, Castiglione Garfagnana, a Bagni di Lucca e a Coreglia Antelminelli, in grado di produrre in totale di 40 milioni di kWh all’anno, consentendo un risparmio di circa 10.000 TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) e di emissioni in atmosfera intorno a 30.000 Tonnellate di C02, il più importante dei gas serra. A questi numeri già importanti si aggiungerà dall’estate 2006 la centrale mini-idroelettrica di Lucchio, situata nella stessa area delle altre, in grado di produrre 26 milioni di kWh all’anno e con essi i corrispondenti vantaggi ambientali.
La parte più innovativa di questi impianti Toscani di produzione mini–idroelettrica è rappresentata dalle centraline che sono tra i primi impianti in Italia progettati e costruiti con una condotta forzata interamente posta in fregio all’alveo e quindi con scarsissimi impatti ambientali sui versanti circostanti.
Con lo stesso criterio Italbrevetti ha progettato altri interventi in Toscana, con la caratteristica fondamentale di considerare questi impianti virtuosi, in quanto utilizzano l’acqua dei torrenti appenninici solo quando è presente (sistema ad acqua fluente) e garantendo, sempre e comunque, il DMV (Deflusso Minimo Vitale), rispettando l’ecosistema e la fauna ittica».

Il vostro gruppo è molto attivo nel campo della ricerca e dell’innovazione. Cosa state “pensando”?
«Sono in corso di realizzazione alcuni importanti progetti “di frontiera”, alcuni dei quali promossi in collaborazione diretta con la Regione Toscana.
Tra questi, ricordiamo lo sviluppo e trasferimento a mercato di un prodotto, denominato CLAP – Clever Lube Antifriction Product, frutto di nano-tecnologie all’avanguardia e costituito da polvere di origine minerale, assolutamente innocua, di dimensioni dell’ordine dei milionesimi di millimetro, in grado di abbattere l’attrito tra gli ingranaggi metallici e di ripristinarne le superfici usurate: applicato ai motori dei veicoli, CLAP ne migliora le prestazioni, riduce il consumo di carburante, abbatte le emissioni inquinanti ben al di sotto dei limiti di legge e le emissioni di gas serra fino al 25%.
Italbrevetti sta sviluppando un nuovo concetto di macchina in grado di produrre energia dal vento, cinque volte più piccola di quelle esistenti, senza pale rotanti, in grado di produrre energia anche con venti molto deboli, col risultato di produrre un impatto ambientale praticamente nullo e di sfruttare risorse eoliche considerate del tutto marginali: si chiama VORTEX e sarà presto un degno compagno degli impianti mini-idroelettrici!
Ancora nel settore delle nano-tecnologie, Italbrevetti sta conducendo ricerche applicative che porteranno allo sviluppo di generatori di energia elettrica da nano-cristalli di metalli comuni, con altissima efficienza e in grado di utilizzare perfino l’energia nucleare, ma senza produrre radioattività; le applicazioni saranno vastissime, da batterie praticamente eterne e prive di ricarica a vere e proprie centrali elettriche!
I rifiuti possono diventare una importantissima risorsa energetica, purché siano utilizzati per produrre energia senza inquinare: ecco allora un impianto del tutto nuovo, di cui esistono già i prototipi funzionanti, in grado di estrarre carburanti diesel e combustibili per produrre energia elettrica a partire da rifiuti organici, sia in forma di plastiche che di bitume, di biomassa vegetale, di oli minerali e oli vegetali usati.
Nel settore dell’energia solare termica, infine, è allo studio un prototipo innovativo in grado di produrre acqua calda e riscaldamento degli ambienti in modo continuativo».

Torna all'archivio