[05/02/2008] Rifiuti

Rifiuti campani, i Verdi si difendono con un dossier

ROMA. Si avvicinano le elezioni e i Verdi non ci stanno a fare il comodo bersaglio delle polemiche sulla catastrofe dei rifiuti a Napoli ed hanno affidato al loro deputato Camillo Piazza, vicepresidente della Commissione d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti, il compito di stendere un dossier di 12 pagine di una fitta ricostruzione della vicenda .

Ne è nato un dossier intitolato “La vera storia dei rifiuti campani” e con un lungo sottotitolo: «Tutto si può dire, tranne che Alfonso Pecoraro Scanio e i Verdi siano i responsabili, anzi… Ora basta con le menzogne contro i Verdi. La ricostruzione storica e documentata di 14 anni di proposte e denunce dei Verdi»

«Da quando sono stato eletto vicepresidente della Commissione d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti – spiega Piazza - anche se come osservatore esterno, non essendo campano, ho letto e studiato migliaia di pagine e fascicoli sulla questione dei rifiuti in Campania. Questo lavoro mi ha portato, insieme agli altri componenti della Commissione, a scrivere due documenti, approvati all’unanimità, che sono stati inviati ai due rami del Parlamento e al Governo, che ritengo possano essere utili, se avete la pazienza di leggere, per capire la situazione reale della Campania».

Piazza chiarisce che tutti sapevano e condividevano le scelte e ricostruisce una storia fatta di commissariamenti, dalle responsabilità di chi ha gestito li impianti per lo smaltimento dei rifiuti «Impregilo, Fibe, Fibe Campania e Fisia Italimpianti», delle vicende giudiziarie iniziate con le amministrazioni di quel centro-destra che oggi grida allo scandalo, dei molti soldi spesi in una raccolta differenziata con scarsi risultati,: «In mancanza di una serie rete di impianti di trattamento dei rifiuti differenziati – scrive Piazza - tutto il sistema appare come una struttura inutile e sperperatrice di danaro» e del circuito vizioso e autoreferenziale tra commissari e imprese, concludendo con le bonifiche non fatte. Il tutto richiamando puntigliosamente le richieste, gli allarmi, le proposte dei Verdi.

«Per ragioni di segretezza, dovuta alle innumerevoli indagini ancora in corso, non posso raccontare nel dettaglio le singole operazioni, ma cercherò di fornirvi un quadro il più completo possibile – scrive il deputato verde - usando le stesse frasi che sono state riportate nei documenti ufficiali. Da 14 anni tutti i poteri sul ciclo integrato dei rifiuti sono di esclusiva competenza dei commissari, che i governi di centrosinistra prima e di centrodestra in seguito, hanno nominato in questi anni. Tutte le scelte politiche tecniche, amministrative e gestionali sono state prese solamente dai commissari governativi, i quali dipendevano gerarchicamente dalla Protezione Civile nazionale, e quindi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. I diversi ministeri e soprattutto gli enti locali erano considerati solamente come “osservatori” sulle decisioni prese».

Il dossier sembra la presa d’atto di una vicenda nota in tutta la sua gravità, ma ugualmente scappata di mano alla politica e alle istituzioni (o forse di una patata bollente scaricata) e lasciata a chi non è stato evidentemente in grado di gestirla, ma che ci sembra non affranchi istituzioni e politica (tutte e tutta) dall’assumersi con più coraggio una responsabilità che troppe dichiarazioni trasformano in scaricabarile.

Ma Piazza si chiede: «Ma quale responsabilità possono avere i Verdi nei ritardi sulla costruzione del ciclo integrato dei rifiuti se, giustamente, la Magistratura ha individuato responsabilità amministrative e penali molto evidenti? Il blocco del patrimonio dell´Impregilo e la chiusura dei siti di smaltimento preventivati dai Commissari sono dovuti all´indagine capillare della Magistratura e non soltanto all´azione dei Comitati locali. Quando si prendono scelte demenziali, soprattutto con interessi economici privati evidenti, e la Magistratura interviene per questo, solo dei pazzi in malafede possono dare la colpa strumentalmente agli ambientalisti».

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