[05/02/2008] Rifiuti

La gestione dei rifiuti ridotta al diavolo (inceneritori) e all´acqua santa (inazione)...

FIRENZE. Dalle cronache toscane sui rifiuti, non esperto in materia, ricevo due sensazioni: ci troviamo di fronte al più totale caos, tutti contro tutti, in un contesto di riferimento, questo è l’unico dato oggettivo, in cui i rifiuti di tutti tipi aumentano inesorabilmente; e si sta “rigorosamente” operando (da parte dagli addetti ai lavori) per risolvere i problemi. La riduzione dei rifiuti è l’obiettivo primario, ma non si riesce a capire come. Al di là del catastrofismo locale e di un certo allarmismo partigiano, non pare che le cose, anche da noi, vadano per il verso giusto.

Non mancano buone leggi in materia ambientale e del territorio, come dei rifiuti, ma, non si sa come, a cominciare dalla governance e dalla concertazione non si riesce più a tenere il filo dei processi decisionali e attuativi. In Campania è saltata, o forse non c’è mai stata, quella che i militari chiamano la catena di comando, come il coinvolgimento delle popolazioni; da noi i Piani dei rifiuti ci sono, sono da aggiornare ma ci sono. Buoni gli strumenti di valutazione e di partecipazione, ci siamo dotati da poco di una apposita legge, ma sembra asfittica la capacità di fare e di condividere decisioni. La sussidiarietà tra enti locali, da allargamento democratico dei processi decisionali, è diventata cacofonia in una nebbia fitta. Chi valuta e decide che cosa, chi attua, chi informa chi e dove, chi verifica giorno per giorno lo stato delle cose, non è più possibile saperlo.

E’ crisi delle istituzioni e della politica? E’ crisi della partecipazione? Certo è che ai sindaci, presidenti provinciali e regionali eletti con voto diretto non si sono accompagnate istituzioni e capacità di governo, di garanzia e controllo adeguate. Tutta la macchina amministrativa è rimasta quella di 30 anni fa. Mentre il sistema produttivo e la grande distribuzione continuano, imperterriti, a produrre rifiuti in aumento con i cittadini complici silenziosi. Fino alla prossima emergenza. Ma prima che essa torni servono impianti (ma solo quelli che servono) per ogni fase del ciclo dei rifiuti che deve chiudersi e ridursi con minore uso assoluto e per unità di prodotto di materia/energia alla produzione, come di quella impiegata nei consumi procapite, attraverso la progettazione dei cicli di vita dei prodotti dalla materia prima, all’uso, al riuso e al riciclo alla fine del processo.

La tassazione deve favorire i comportamenti virtuosi e penalizzare gli altri. Vai a trovare oggi chi non è d’accordo con la raccolta differenziata nuova panacea di tutti i mali; ma cosa fare del differenziato e dei residui di materia/energia degradata che rimangono per il noto principio della termodinamica, secondo cui “nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”?

Qualcuno si affida ai miracoli come alti prelati campani che sostengono che gli inceneritori sono il diavolo. La R.D. deve accompagnarsi al riuso/riconversione (ma occorrono impianti e un mercato) per ridurre le discariche come mezzo inadeguato e invasivo; è giusto pretendere che la combustione sia relativa alle effettive necessità (ridurre i volumi, inertizzare, recuperare calore) e non a sovrastime che speculano sui finanziamenti pubblici e sulla crescita del combustibile da rifiuti. Allo stesso tempo occorre assicurare alti livelli di controllo e qualità delle emissioni e dei residui. Il problema ha innegabili risvolti tecnico/organizzativi e tecnologici ma non può essere lasciato ai tecnici né alla sola politica perché è problema sociale, di stili di vita, e come tale va affrontato, in una miscela consapevole di informazione corretta, conoscenza, cultura, partecipazione, disponibilità al dialogo, capacità di governo; guardando oltre l’oggi, con politiche di lungo periodo ma che abbiano il pregio di essere avviate da subito.


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