[05/02/2008] Aria

L’aria di Pechino

ROMA. Alcuni atleti iniziano a temerlo. Lo smog potrebbe essere il loro più temibile avversario il prossimo mese di agosto nel corso delle Olimpiadi di Pechino. E in effetti l’aria della «capitale del nord» è tra le più inquinate al mondo. La concentrazione di polveri sottili è cinque volte superiore a quella di Londra o di New York. I motivi sono, essenzialmente, due. Il primo è che la città ha subito negli ultimi anni una gigantesca immigrazione, che ha portato nell’area metropolitana quasi 14 milioni di persone. Nelle sue strade circolano 3 milioni di automobili e ogni anno se ne aggiungono 400.000 nuove.

Il secondo motivo è che la città è in una fase di straordinaria crescita economica: tra il 2000 e il 2007 il suo prodotto interno lordo è aumentato del 144%.
Tra le sue mura vi sono innumerevoli industrie. E altre la circondano. Cosicché Pechino soffre sia quando non c’è vento, perché non c’è dispersione degli inquinanti, sia quando c’è vento, perché porta al centro gli inquinanti prodotti in periferia.

Eppure poche città al mondo hanno fatto negli ultimi 10 anni quanto Pechino per migliorare la qualità ambientale. La città si è dato un piano con un obiettivi precisi: per esempio, quadruplicare il numero di giorni col “cielo blu”, ovvero sufficientemente puliti. E ha dotato il piano di fondi cospicui: gli investimenti dal 1997 a oggi hanno superato i 12 miliardi di dollari. Con questi strumenti sono stati raggiunti risultati davvero apprezzabili. Il sistema fognario è stato completamente ammodernato. I gironi col “cielo blu” sono passati da 65 a quasi 250. Le vecchie caldaia a carbone per il riscaldamento sono state sostituite con nuove caldaie a gas. E infatti i consumi di metano sono aumentati di 38 volte in dieci anni, consentendo un abbattimento delle emissioni di zolfo del 25%. In giro ci sono 70.000 nuovo taxi a bassa emissione, che farebbero l’invidia di ogni altra città al mondo.

Eppure nonostante questo piano, nonostante gli investimenti, nonostante gli obiettivi raggiunti, la qualità dell’aria resta il problema maggiore per la salute degli abitanti della capitale cinese. Ancora una volta viene dimostrata che in un’economia di mercato l’innovazione tecnologica è una condizione necessaria, ma non sempre sufficiente per risolvere i problemi ambientali. Oltre che confidare nella tecnica, occorre fissare norme stringenti (a Shangai per scoraggiare l’uso delle auto private fanno pagare una sorta di tassa di circolazione pari a 7.000 dollari l’anno) e ripensare il modello stesso di sviluppo.

Le Olimpiadi e l’immagine ecologica che Pechino offrirà al mondo nel prossimo mese di agosto potrebbero giocare un ruolo non secondario nella determinazione con cui le autorità politiche della Cina affronteranno nei prossimi anni i problemi ambientali locali e globali.


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