[04/02/2008] Parchi

Difendere la biodiversità vale quanto combattere il global warming: ma quasi nessuno lo sa!

FIRENZE. Cos’è la biodiversità, quanto “vale” in termini ambientali, sociali ed economici e quindi quanto è necessario investire per la sua tutela e per il suo incremento? Domande collegate a cui non è facile dare risposta. Ancora non c’è coscienza del valore reale che ha la biodiversità per la salvaguardia di tutti gli ecosistemi e per chi li abita (uomo compreso). Rimane purtroppo diffusa la convinzione che la tutela della biodiversità si pratichi solo nelle aree protette, mentre riguarda un’azione trasversale che interessa in modo multidisciplinare i settori: dell’urbanistica, dell’industria, dell’agricoltura e delle foreste, del turismo, della pesca, dell’energia, delle risorse idriche.

La strada per portare conoscenza sul tema a livelli mediamente accettabili è ancora lunga dato che manca un impegno consolidato della formazione di base. Intanto stanno scomparendo mestieri preziosissimi come quello dei naturalisti tassonomi. La conferma di questa sintetica analisi viene da uno studio dell’Eurobarometro della Commissione europea sul livello di conoscenza dei cittadini europei sulla biodiversità. Sono stati coinvolti, attraverso interviste telefoniche, 25mila cittadini europei scelti casualmente tra la popolazione d’età superiore ai 15 anni. In Estonia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia sono state fatte interviste anche di persona. In ogni Stato sono stati sentiti 1000 cittadini, ma in Estonia, Cipro, Lussemburgo e Malta sono stati considerate rappresentative 500 risposte.

Le domande hanno riguardato: le fonti preferenziali per la conoscenza del tema, la percezione a diversi livelli della situazione, la consapevolezza dei cittadini sugli impatti ambientali, le eventuali politiche da adottare e la conoscenza del progetto Natura 2000. Come anticipato i risultati non sono stati certo confortanti: solo pochi europei sono ben informati e solo il 35% ha un’idea di cosa significhi il termine biodiversità. Idee leggermente più chiare sulle cause della perdita di biodiversità, attribuita a livelli elevati di inquinamento e agli impatti antropici, per la metà degli intervistati. Complessivamente la percezione degli europei è che la scomparsa di diversità a livello globale sia un problema più grave rispetto alla stessa questione a livello locale e allo stesso tempo in pochi (19%) reputano che la situazione attuale possa avere delle ripercussioni sulla vita di ciascuno di noi. Solo una porzione ridotta degli intervistati è d’accordo con l’affermazione che la conservazione della biodiversità è indispensabile per la futura produzione di cibo, carburanti e medicine e che una variazione sullo stato attuale potrebbe comportare dei cambiamenti anche in ambito economico. Le fonti di informazioni prevalenti usate dagli europei che conoscono il tema (ovvero il 27 %) sono televisione ed internet, solo in pochi (3%) sono stati a conferenze o attività proposte sull’argomento. Come è possibile vedere la formazione di base, la scuola per intenderci, non è nemmeno citata. Comunque il 35% ritiene che la diminuzione di biodiversità potrà causare in futuro la scomparsa di specie animali e di habitat naturali e quindi pensa che cercare di evitare questo fenomeno sia importante.

Non ci sono idee però sul come. Non parliamo poi delle risposte sul sistema Natura 2000 (aree destinate alla conservazione della diversità biologica ed in particolare agli habitat e alla specie animali indicati negli allegati della direttiva Habitat del 1992 e della Direttiva Uccelli del 1979): sconosciuto all’80% degli intervistati, vede i cittadini britannici, italiani, irlandesi e rumeni in fondo alla classifica (le cose vanno meglio in Finlandia e Bulgaria). Anche per i più informati la perdita di biodiversità è un problema che non riguarda la vita di tutti i giorni, non è un problema che attiene alla sfera dell’economia ed è un problema lontano, che riguarda soprattutto la sfera globale. Le stesse cose qualche anno fa, i più, le pensavano anche per i cambiamenti climatici. Le influenze locali e le conseguenze economiche oggi sono ormai sotto gli occhi di tutti. Fare tesoro di esperienze passate sta all’intelligenza umana. Fornire risposte preventive adeguate è dovere di una classe dirigente responsabile.



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