[01/02/2008] Acqua

L’Ifad, l’acqua e gli orti del Burkina Faso

ROMA. L’International Fund for Agricultural Development (Ifad), un’agenzia specializzata dell’Onu, ha approvato un nuovo progetto per il Burkina Faso, uno degli Stati saheliani più poveri e mancanti d’acqua dell’Africa, che dovrebbe aiutare 20 mila contadini poveri ad intensificare e diversificare la loro produzione agricola. L’accordo di massima è stato sottoscritto da Léné Sebgo, direttore generale per la cooperazione del Burkina Faso, e Kanayo F. Nwanze, vice-presidente Ifad. Il nuovo progetto Ifad dovrebbe restaurare e mettere in opera una nuova rete di irrigazione su piccola scala, con un investimento di 11 milioni di dollari ed un dono di 400 mila dollari da parte dell’Ifad, ma sarà cofinanziato anche dal Fondo di sviluppo internazionale dell’Opec, l’organizzazione dei Paesi petroliferi, con 5 milioni di dollari. Il governo di Ouagadougou investirà nel progetto 2,6 milioni di dollari.

Si tratta dell’ultimo di 11 progetti finanziati dall’Ifad nel Burkina Faso, per un totale di oltre 140 milioni di dollari. Restauri e nuove reti di irrigazione verranno messi in opera in 6 province del Paese: Bougouriba, Ioba, Noumbiel, Poni, Sissili e Nahouri, alla frontiera con Costa d’Avorio e Ghana e vorrebbe rafforzare il commercio transfrontaliero con due delle economie più dinamiche dell’Africa occidentale. Norman Messer, incaricato Ifad per il Burkina Faso è fiducioso: «Constatiamo una nuova volontà politica di stimolare la piccola agricoltura irrigua nel Paese. Nuove tecniche accessibili di micro-irrigazione ed una migliore infrastruttura stradale per avviare i prodotti sul mercato inciteranno gli agricoltori a trarre vantaggio dalle nuove possibilità di accrescere le entrate economiche nella regione».

Il progetto sarà illustrato con una campagna approfondita di informazione, di educazione e comunicazione, attraverso circuiti formali e informali, per rafforzare le capacità degli interessati di prendere parte alle attività del progetto suscettibili di aiutarli a diversificare le colture irrigue, migliorando anche le attività di commercializzazione del prodotto, le entrate e la sicurezza alimentare. Sembra proprio che progetti pilota, come quello dei fagiolini del Burkina Faso importati direttamente dalla Coop in Italia, abbiano fatto scuola.

Il progetto si svilupperà in un’area critica del Paese africano, dove i profughi provenienti da alcuni Paesi interessati da conflitti armati hanno causato una riduzione delle terre disponibili e pesantemente intaccato le risorse naturali, mentre la popolazione non cessa di aumentare. L’irrigazione permetterà di produrre colture a più alto rendimento su proprietà agricole sempre più parcellizzate, nel tentativo di far diminuire pressione demografica e conflitti.

«Caldeggiando i negoziati per l’accesso alla terra e all’acqua prima di intraprendere investimenti. Il progetto privilegerà l´essere umano in rapporto all’infrastruttura – spiega Messer – Questo favorirà l’autonomia, l’appropriazione e la sostenibilità a livello locale. Allo stesso tempo, le attività mireranno a rafforzare la produttività di coloro che hanno un accesso limitato alla terra, in particolare le donne e i giovani».

Con l’avvio dei negoziati, basati sull’accesso alla terra e all’acqua, il progetto prevede 250 ettari di orti equipaggiati con sistemi di micro-irrigazione a bassa pressione e recupererà 200 ettari di piccoli terreni irrigui a gravità, a valle di sbarramenti per lo stoccaggio di acqua, realizzando terreni irrigui comunitari e sbarramenti per il contenimento dell’acqua destinata all’agricoltura ed all’allevamento. Entro 5 anni il progetto dovrebbe produrre annualmente 4.700 tonnellate in più di riso, 18.000 di legumi e 1.700 di banane.


Torna all'archivio