[29/01/2008] Consumo

Il mondo non è gratis: nemmeno on line

LIVORNO. “Il mondo gratis”. E’ il titolo forte dell’inchiesta di R2 pubblicata oggi a firma di Ernesto Assante ed Ettore Livini. Clicco, scarico, non pago. Lo spunto del servizio viene dalla notizia che Qtrax ha appena annunciato la partenza di un nuovo servizio online di file-sharing che permette di scaricare canzoni gratis. Non pago la musica, non pago il cinema, non pago il software, non pago il telefono. Ma se si è scaltri e attenti la rete può regalare anche auto, viaggi e persino casa. Per non parlare dei giornali, tra i primi ad essere consultabili in tempo reale e senza cacciare neppure un euro. Dunque di cosa ci lamentiamo? Il mondo è gratis, basta avere a disposizione un pc e una collegamento internet. In ufficio, ovviamente, sennò addio costo zero.

«Tutto quello che nel mondo reale ha un valore – scrive Assante - che sia un oggetto o un servizio, qualcosa che può essere venduto e comprato, quando arriva in rete si smaterializza, perde anche il suo valore economico. E tutto diventa gratuito». Un sogno. In tutti i sensi. Perché se è innegabile che tutti noi possiamo facilmente avere quelle cose senza aprire mai il portafogli, è illusorio che quello che prendiamo sia gratuito. Non è gratuito né socialmente, né ambientalmente.

Chi legge greenreport non paga, ma questo non significa che non abbia un costo e noi che ci lavoriamo lo sappiamo bene. Ci sono persone che pagano bollette dell’energia elettrica, che pagano un affitto, che hanno acquistato dei pc, che pagano giornalisti, esperti e ovviamente vari abbonamenti internet. Tutto questo significa consumo di energia, produzione di rifiuti, mobilità (per venire in ufficio)... insomma: impatti ambientali. Così non sarà ‘un furto’ scambiare musica su internet (chi è senza peccato scagli il primo mouse), ma di certo non è gratis: c’è un artista dietro quella canzone che non si è per niente smaterializzato, una casa discografica, un ricercatore di talenti, un’agenzia pubblicitaria.

Con tutti i loro impatti sociali e ambientali. Non parliamo poi di democrazia, perché tutte queste operazioni sono possibili se comunque si è in grado di poterle e saperle fare. Si dirà, ed in parte è vero, che è facile ‘formarsi’ in questo campo, di certo però non è per tutti. Almeno finora. Il digital divide è una realtà.

Ma soprattutto se da una parte c’è chi vive gratis, significa che dall’altra c’è chi paga. E chi sono? Quelli che non sono così ‘furbi’ (ma la “furbizia è la prostituzione dell’intelligenza” direbbe Benigni), quelli che si ritrovano tonnellate di pc vecchi nelle discariche dove vivono (Africa ad esempio), quelli che non hanno le condizioni economiche per vivere gratis, pensate che bel paradosso…(perché chi non ha, non ha, oggi più di ieri). Il mondo va in questa direzione e probabilmente presto finiranno (se non sono già finiti) i tempi in cui ti compravi un disco e lo scartavi palpitante di emozioni a casa per poi farlo ascoltare agli amici.

Così come i cinema saranno sempre meno, per non parlare delle videoteche. E parliamo già attraverso i pc e non più con i telefoni. E’ il nuovo mondo con cui tutti dobbiamo confrontarci e che gran parte di noi hanno contribuito a costruire. Non illudiamoci però che questo non abbia un prezzo. Non raccontiamolo nemmeno. Lavoriamo invece per cambiarlo se non ci piace, oppure almeno per renderlo più sostenibile ambientalmente e socialmente.

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