[29/01/2008] Comunicati

Salute collettiva, salute sui luoghi di lavoro e ambiente

FIRENZE. Il 23 gennaio si è tenuto a Firenze un convegno organizzato dai gruppi consiliari regionali di PRC-SE, PdCI, SD, Verdi sul tema “Oltre l’emergenza: salute, sicurezza dei lavoratori e tutela ambientale”. Va dato loro merito di aver riproposto al dibattito politico, dopo molti anni, il tema dell’interazione tra salute collettiva, salute sui luoghi di lavoro e ambiente; ci auguriamo che anche altre forze politiche e sociali decidano di fare altrettanto, sapendo che il rischio di essere generici o settoriali, in discussioni su temi così vasti e complessi, è sempre presente.

Le normative sono cresciute e si sono differenziate e non è facile tenere il punto per una visione unitaria delle questioni. Che tra modo di produzione, condizioni sociali e della salute, condizioni di lavoro e stato dell’ambiente ci sia un nesso forte è questione nota da tempo e gli studi sul rapporto tra emissioni di gas serra e cambiamenti climatici (Ipcc), tra condizioni sociali e di sfruttamento (Oms) nei paesi poveri e in via di sviluppo sono lì a dimostrarlo; ma per affrontarlo e dargli soluzioni, anche in una società sviluppata come quella Toscana, occorre un grande impegno e la messa in campo di proposte adeguate. Non è utile semplicemente giustapporre i problemi della salute, del lavoro e dell’ambiente; si rischia di saltare il nodo della qualità dello sviluppo e della sua declinazione in termini di sostenibilità, insieme alle questioni strutturali, territoriali e ambientali che ciò comporta; compresa la riduzione delle emissioni climalteranti e degli effetti dei cambiamenti climatici sull’ambiente, sulla salute umana e degli altri esseri viventi. C’è il pericolo, se la discussione non si confronta a questo livello, di non riuscire a proporre strategie ambientali capaci di integrarsi con le politiche sociali ed economiche e per questa via condizionarle positivamente. Vanno coordinate ed integrate strategie sanitarie (dalla prevenzione alla società della salute) con le condizioni di lavoro (salute e sicurezza, salario, orario, flessibilità/precarietà) e con le strategie ambientali e di sviluppo sostenibile, dove gli strumenti di valutazione, controllo e indirizzo hanno fatto passi avanti notevoli nell’ultimo decennio (Arpat, Via, Vas Prs, Pit ecc.).

Non tenerne conto riduce la discussione alle sole strutture e immagina che la soluzione, di fronte a difficoltà reali del sistema della prevenzione primaria pubblica, sia di far nascere per superfetazione nuove strutture centrali e periferiche o di farsi prendere dalla suggestione di scorciatoie riduttiviste in un unico soggetto regionale di prevenzione primaria e ambientale.

Né sono più sufficienti i soli strumenti di controllo e repressione (che vanno adeguati alle trasformazioni avvenute e in atto) sia del lavoro che ambientali, occorrono anche politiche di orientamento tese a favorire comportamenti virtuosi da parte del sistema produttivo e dei soggetti sociali e civili (dal tema della sicurezza a quello del risparmio e dell’efficienza energetici, alla riduzione della C02, alla riduzione dei rischi per la salute, ecc.).

Quello di cui c’è effettivamente bisogno, perché anche la Toscana è in forte ritardo, è una capacità di governo che agisca sulla società civile, sulle istituzioni e le forze sociali, sui molti fattori di rischio ambientale, sanitario e del lavoro. Non esiste “la soluzione”, occorrono invece molte azioni mirate e coordinate, tra loro integrate e inter/transdisciplinari, certezza delle norme e delle risorse umane e finanziarie. Anche perché, va detto, l’autonomia della prevenzione e dei controlli ambientali (come della promozione e dell’educazione) hanno fatto bene all’ambiente in Toscana.

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