[28/01/2008] Rifiuti

Reati ambientali, in Europa si va avanti

LIVORNO. Il Comitato economico e sociale dell’Unione europea dà il suo parere positivo (se pur con osservazioni) alla proposta di direttiva Ue sulla tutela penale dell’ambiente rivista a seguito della sentenza della Corte di Giustizia del 2005. Il Comitato ribadisce l’importanza delle sanzioni penali proporzionate e dissuasive nel caso di danni gravi all’ambiente sia per l’armonizzazione dei diritti nazionali sia per garantire l’applicazione delle politiche comunitarie nel campo ambientale.
Nelle sue valutazioni il Comitato ha dovuto tener conto del vasto dibattito aperto dopo la sentenza del 2005 circa la possibilità dell’estensione delle competenze della comunità in materia penale nel quadro dell’attuazione delle politiche comunitarie.

La Corte di Giustizia europea ha infatti stabilito che il legislatore comunitario possa imporre ai Paesi l’obbligo di introdurre sanzioni per garantire la piena efficacia delle norme che emana in tale ambito, perché se anche la comunità non ha il potere di imporle (in via di principio – la legislazione penale così come le norme di procedura penale non rientrano nella competenza della Comunità ma in quella di ogni singolo Stato) può comunque prevederle come mezzo per raggiungere il suo scopo ossia ridurre gli illeciti per inquinamento.

Ne emerge che l’applicazione di sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive da parte delle competenti autorità nazionali, costituisce un deterrente contro danni ambientali gravi e favorisce il riavvicinamento delle discipline nazionali in ambito comunitario.

Sulla base di una tale pronuncia la Commissione ha dunque scelto di proporre una serie di norme e quindi di reati ambientali e sanzioni penali contro i soggetti – persone fisiche e giuridiche – che intenzionalmente e in grave negligenza, compiono o concorrono a compiere attività gravemente dannose per l’ambiente o istighino altri a compierle. Sono previste pene detentive, pecuniarie e pene accessorie (come per esempio il divieto di esercitare un’attività industriale e commerciale) che possono essere estese o completate da norme incriminatrici e sanzionatorie aggiuntive di diritto interno.
Mentre a livello europeo l’iter di formazione della direttiva degli ecoreati continua, in Italia la proposta dell’inserimento di un apposito capitolo dei reati ambientale nel codice penale non va avanti. Anzi con la caduta del governo, se la proposta di legge non viene ripresentata nella nuova legislazione, decadrà.

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