[27/03/2006] Urbanistica

Arcicaccia, Cia e Legambiente insieme per la caccia conservativa

FIRENZE. Arcicaccia, Cia (Confederazione italiana agricoltori) e Legambiente insieme ai partiti dell’Unione, hanno presentato oggi un documento congiunto in cui si critica la linea del Governo uscente, «tutta tesa a far passare la deregulation venatoria movendosi verso un’impostazione consumistica della caccia, che non si pone il problema delle specie protette, del rispetto dell’ambiente, attraverso uno sconsiderato smantellamento degli Atc (Ambiti Territoriali di Caccia) che oltre a danneggiare la fauna ed a non curarsi del territorio, nuocerebbe persino al reddito dell’ impresa agricola multifunzionale».

Cia, Arcicaccia e Legambiente si presentano quindi uniti per una pratica venatoria che afferma e definisce con chiarezza la caccia conservativa, vale a dire la progressiva eliminazione dei ripopolamenti pronta caccia, dannosi per l’ambiente e per gli equilibri naturali, e punta invece su tutte quelle opere di miglioramento dell’ambiente, quali ad esempio le coltivazioni per il mantenimento della fauna selvatica e della biodiversità.

Il documento congiunto tra ambientalisti, cacciatori e agricoltori prevede tra le altre cose la sostituzione dei ripopolamenti pronta caccia con la libera riproduzione naturale della fauna selvatica, garantita anche attraverso una corretta gestione degli istituti faunistici preposti (come già sperimentato nell’ATC 19 Siena), la protezione, il recupero e la conservazione delle zone umide e riduzione del carico inquinante di alcune pratiche agricole.

«I soldi dei cacciatori che il Governo doveva dare alle Regioni potevano servire fra le altre cose a fare miglioramenti ambientali e gestione del territorio in tutte quelle zone che fanno parte del sistema delle aree protette e che al tempo stesso sono territori dove la caccia è consentita - dichiara Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana - Mi riferisco, in particolare, a parte delle Anpil(aree naturali protette di interesse locale) e parte zone Sic (siti d’interesse comunitario) e Sir (siti d’interesse regionale). Ma potevano servire anche a far funzionare meglio determinati istituti faunistici come le zone e le oasi di protezione; quelle di rispetto venatorio e quelle di ripopolamento e cattura».

«Siamo di fronte ad un drammatico fallimento del Governo Berlusconi anche sulla materia faunistico ambientale – dichiara Massimo Logi, presidente di Arcicaccia Toscana – I cacciatori hanno subito con questo Governo le più grandi umiliazioni della storia come il famigerato Decreto Pisanu sui porto d’armi e l’aumento delle tasse. Hanno tentato una controriforma della legge in parlamento che è miseramente fallita ma che ha prodotto danni culturali profondi nel rapporto tra caccia e società. Grazie all’esperienza messa in campo da regioni come la Toscana potremo ricostruire una alleanza per la corretta gestione della materia sulle basi che le nostre tre associazioni presentano in questo documento. In quest’ottica sarà fondamentale l’interazione tra le risorse che il mondo venatorio mette a disposizione e quelle previste dalla Politica Agricola Comunitaria (Piano di Sviluppo Rurale, ecc.) nella direzione prevista dalla Comunità Europea stessa per sostenere l’impresa agricola multifunzionale che rivesta un ruolo fondamentale nella salvaguardia del territorio, dell’ambiente e della fauna».

«I governi non sono né amici né nemici – afferma Giordano Pascucci, presidente della Cia Toscana - ma si giudicano per gli atti che compiono. In questo settore come in molti altri interventi in materia agricola si è manifestato in questi anni una incapacità del governo a operare in un quadro di armonia istituzionale con le regioni. Le scelte operate vanno in senso esattamente opposto al tanto sbandierato federalismo».
Il documento congiunto con Legambiente e Arci Caccia – conclude Pascucci - rappresenta un punto di convergenza importante dal quale far partire, con le forze politiche del futuro governo, un impegno serio in questo settore, che favorisca una gestione dell’attività venatoria sostenibile e promuova nuove opportunità per le imprese agricole».

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