[25/01/2008] Acqua

Siccità: la Cina devia il Fiume Giallo per salvare un lago

LIVORNO. L’acqua del Fiume Giallo, il secondo più grande della Cina, è stata deviata verso il Baiyangdian, il più grande lago d’acqua dolce del nord del Paese che soffre ormai per una siccità cronica. Oggi, 70 metri cubi di acqua al secondo sono cominciati a scorrere dalla chiusa di Huanghan nella città di Liaocheng, nella provincia orientale dello Shandong. Secondo i tecnici cinesi, ci vorranno più o meno 120 giorni per rimpinguare il lago Baiyangdian (nella foto) con 150 milioni di metri cubi d’acqua con una deviazione del Fiume Giallo lunga 400 km.

Quello che i cinesi chiamano lago Baiyangdian fa parte di un grande bacino composto da 143 piccoli laghi che si trova a circa 160 chilometri a sud est di Pechino e che ha conosciuto un declino drammatico della sua portata idrica negli ultimi anni. La scorsa estate, la mancanza di piogge aveva fatto calare il livello delle acque di 6 metri e mezzo, raggiungendo la soglia ufficiale della siccità, un record battuto ulteriormente ad ottobre con meno 6,32 metri.

La deviazione di una parte delle acque del Fiume Giallo è stata decisa dal quartier generale per il controllo delle piene e la lotta contro la siccità ed il ministero cinese delle acque. Si tratta della seconda deviazione delle acque del Fiume Giallo verso il Baiyangdian, la prima volta era avvenuta nel novembre 2006, quando il lago fu colto dalla più grave siccità negli ultimi 50 anni.

La gigantesca immissione di acque è stata resa necessaria anche perché tre grandi bacini artificiali (Wangkuai, Xidayang e Angezhuang) che sorgono nella provincia dell’Hebei, dovranno alimentare Pechino con 300 milioni di metri cubi di acqua durante le olimpiadi 2008 e i loro depositi non potranno più essere utilizzati per alimentare i lago Baiyangdian. Ma anche i tre bacini dell’Hebei che disseteranno i giochi olimpici hanno qualche problema: le loro riserve raggiungono i 467 milioni di metri cubi d’acqua, il 37,8 % in meno della media.

Il lago Baiyangdian, con una superficie di 366 chilometri quadrati è anche chiamato “perla della Cina del nord”, dipende dal 1992 dal rifornimento dei bacini artificiali che permette così la sopravvivenza non solo delle 50 varietà di pesci che ospita, ma anche quella dell’agricoltura rivierasca e dell’attività industriale nei suoi dintorni, che spesso ha causato inquinamenti che hanno costretto le autorità cinesi ad avviare programmi di bonifica delle acque.


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