[25/01/2008] Urbanistica

Paesaggio, approvato il nuovo codice: più potere alle soprintendenze

LIVORNO. Mentre sono in corso le prime consultazioni al Quirinale per gestire la crisi di governo, il consiglio dei ministri, riunitosi stamani, ha approvato il disegno di legge che riforma il codice dei beni culturali e paesaggistici. Come annunciato durante l’audizione in commissione ambiente del Senato la scorsa settimana, oggi il ministro dei beni culturali, Francesco Rutelli (Nella foto) ha presentato la proposta di riforma del codice Urbani (del 2004) che scaturisce dal lavoro della commissione coordinata da Salvatore Settis. L’obiettivo dichiarato da Rutelli era quello di «non presentare una norma manifesto, ma un codice che possa essere approvato in tempi rapidi, dopo una larga e profonda istruttoria».

Le principali modifiche al Codice dei beni culturali e paesaggistici approvate dal consiglio dei ministri di oggi prevedono un coordinamento tra norme comunitarie, accordi internazionali e normativa interna più efficace per assicurare il controllo sulla circolazione internazionale dei beni appartenenti al patrimonio culturale. Ma la riforma del codice rappresenta «una svolta per il governo del territorio» ha dichiarato Rutelli. Infatti, ha aggiunto «oltre ad apportare alcune modifiche al codice, è stata riformulata tutta la parte relativa al paesaggio, sulla scorta dei principi espressi dalla Corte costituzionale, adeguata ai principi della Convenzione europea ratificata nel 2004».

E’ stato un esame molto complesso, che ha comportato un anno di lavoro, cui è stato dato un forte contributo da parte del ministero dell’Ambiente, ha spiegato Rutelli e sempre riguardo al paesaggio ha sottolineato che «non si interverrà più contro il guasto prodotto ma prima». Il paesaggio viene riconosciuto come valore primario e assoluto, che deve essere tutelato dallo Stato in maniera prevalente rispetto ad altri interessi pubblici in materia di governo e valorizzazione del territorio.

La pianificazione è vista come uno strumento di tutela e disciplina del territorio, ed è previsto l’obbligo da parte delle regioni di coinvolgere il ministero dei Beni culturali nell´elaborazione di quelle parti del piano che riguardano beni paesaggistici. Per questo è stato contemplato un rafforzamento del ruolo delle soprintendenze, che avranno un parere vincolante sugli interventi previsti sul territorio.

E proprio questo superpotere delle soprintendenze aveva già provocato critiche da più parti. «Poco attrezzate degli strumenti culturali per farlo» aveva sostenuto in una intervista a greenreport (del 26 novembre scorso ndr) l’assessore regionale toscano all’urbanistica Riccardo Conti.
«Sono organi che non hanno – fatte le dovute eccezioni naturalmente che riguardano i singoli individui - alcun riferimento dal lato dello sviluppo scientifico della materia. Sono state pensate e create nel 1939, quando lo stato non era democratico e quindi dovevano rispondere a quella logica» ci aveva detto il presidente dell’Inu, Federico Oliva, (sempre il 26 novembre scorso) che si dichiarava d’accordo invece sul fatto che le regioni dovessero elaborare e redigere congiuntamente i piani paesaggistici assieme al ministero, «purché naturalmente nel rispetto delle rispettive competenze».

Apprezzamenti alla riforma del codice arrivano oggi da Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente e Territorio della Camera, che ha dichiarato che «Il patrimonio storico culturale e paesaggistico è il lievito per lo sviluppo del paese. E’ una materia prima preziosa che bisogna valorizzare e difendere».
«Il decreto approvato oggi – prosegue Realacci – è un importante strumento anche per garantire l’integrità del territorio dalle speculazioni, dall’abusivismo edilizio, dal degrado e dall’abbandono. Per valorizzare il nostro patrimonio artistico, come rilancio della nostra identità e volano per l’economia del Paese».

Tra le misure previste c’è anche l’istituzione di una struttura tecnica presso il ministero che ha l’incarico di assistere i comuni e intervenire direttamente per la demolizione degli ecomostri. Per cui, ha ricordato il ministro Rutelli, la finanziaria di quest’anno prevede l’istituzione di un fondo di 15 milioni di euro l’anno a partire già dal 2008 per interventi di recupero e di demolizione laddove si riterrà necessario.
Giudizio favorevole anche da Francesco Ferrante, capogruppo del PD – Ulivo in commissione Ambiente del Senato: «Questa norma importantissima approvata dal Governo – ha dichiarato – permette finalmente di tutelare e promuovere con strumenti adeguati il territorio italiano con i suoi tesori paesaggistici e culturali, mettendolo al riparo dalle insidie e dagli attacchi ai quali il governo di centro-destra lo aveva esposto».
«Il fatto che, a crisi aperta, sia stato approvato un provvedimento così importante – ha poi sottolineato Ferrante - è la migliore prova che il paese non ha certo bisogno dell’interruzione traumatica della legislatura e di elezioni anticipate ma piuttosto di trovare soluzioni politiche per continuare l’opera di risanamento e per procedere finalmente alla modernizzazione sostenibile di questo paese».


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