[25/01/2008] Acqua

Ban Ki-moon a Davos: «Attenti all’acqua, causa di povertà e guerre»

LIVORNO. Intervenendo al World economic forum di Davos, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon (Nella foto) ha detto che «Una delle più grandi sfide a livello mondiale sarà quella di garantire un approvvigionamento d’acqua sana ed abbondante per tutti. La mancanza d’acqua contribuisce alla povertà ed alle tensioni nel mondo intero, dal Darfour ai Territori palestinesi e alla Colombia. Le risorse d’acqua si stanno impoverendo. La crescita della popolazione renderà il problema peggiore. Come il cambiamento climatico. Così come crescerà l’economia mondiale, crescerà la sete».

Il segretario generale dell’Onu ha citato il recente rapporto di International Alert che individua 46 Paesi, in cui vivono 2,7 miliardi di persone, in cui il cambiamento climatico e la crisi idrica stanno creando un elevato rischio di conflitti violenti, mentre altri 56 Paesi, dove vivono 1,2 miliardi di persone, sono a rischio di instabilità politica.

«Questo non è un problema di ricchi o poveri, di nord o sud. In tutte le regioni si verifica», ha detto Ban Ki-moon facendo l’esempio dei problemi idrici che colpiscono Cina, Usa, Spagna, India, Pakistan, Bangladesh e Corea del sud. Ban Ki-moon, ha anche detto a politici ed economisti che occorre «adattarsi a questa nuova realtà come ai cambiamenti climatici. Ci sarà ancora abbastanza acqua per tutti noi, ma solamente se potremo preservare la sua qualità, se la sfrutteremo in maniera più saggia e la condivideremo in maniera più equa. Gli obiettivi del millennio per lo sviluppo, che prevedono di dimezzare la quantità di persone senza accesso all’acqua potabile entro il 2015, sono la chiave di questo impegno», ed ha annunciato che vorrebbe riunire i leader mondiale per discutere di quegli obiettivi, in particolare per quanto riguarda l’Africa.

Ban ha sottolineato che «i governi devono impegnarsi a fondo e anche il settore privato ha un ruolo da svolgere in questo sforzo». L’ United Nations Global Compact, un’iniziativa che vorrebbe rendere la globalizzazione più equa, promuovendo i diritti umani e dei lavoratori e le norme ambientali, a luglio ha lanciato il “Ceo Water Mandate” per stimolare le imprese ad impegnarsi nel settore della distribuzione “giusta” dell’acqua.

«Solo 20 aziende hanno aderito al “Ceo Water Mandate” – ha detto con dispiacere Ban ki-moon – Forse una goccia nel mare, ma mi piace pensare che sia la prima piccola onda alla quale se ne uniranno altre per prendere vigore e diffondersi in tutto il mondo». Forse non è un caso se il segretario generale dell’Onu si era intrattenuto prima del suo intervento con i rappresentanti di Paesi scossi da crisi politico-militari e che hanno anche problemi di accesso alle risorse idriche: il presidente israeliano Shimon Peres e il ministro degli esteri Tzipi Livni, per discutere del processo di trattative lanciato a Annapolis e della situazione di Gaza e della Cisgiordania dove il conflitto sull’uso delle risorse idriche fa parte di quello più grande della questione palestinese.Ban Ki-moon ha anche incontrato il presidente del Pakistan Pervez Musharraf e quello afghano Hamid Karzai.


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