[24/01/2008] Acqua

Ancora sui consorzi di bonifica e sulla loro funzione

FIRENZE. Noi di greenreport ci abbiamo provato, non proprio soli, ma quasi: purtroppo i risultati sono stati modesti. Quando si parla di Consorzi di bonifica non si affonda mai il ragionamento sulla qualità del loro operato ma ci si limita ad analisi generiche sulla necessità di riduzione dei costi, sulla riscossione dei tributi e ora anche sulla perimetrazione degli ambiti di bonifica.

A scanso di equivoci: anche questi sono temi importanti ma non gli unici. In questo schema preconfezionato sembra essere caduto anche il consigliere regionale del Partito democratico Nicola Danti intervenuto in Commissione Agricoltura dopo la relazione dell’assessore Marco Betti «Il sistema della bonifica ha portato in Toscana buoni risultati, ma alla luce anche di quanto deciso dall’ultima legge Finanziaria (sulla possibilità di abolizione dei consorzi di bonifica) c’è bisogno di uniformare il sistema di contribuzione e rivedere il metodo di riscossione del tributo in modo che sia pagato da tutti i cittadini e con minori costi di riscossione».

Certo ci sono le indicazioni alle Regioni date dalla legge Finanziaria che impone di riorganizzare i costi della gestione della bonifica prevedendo anche il superamento dei consorzi che indubbiamente vanno riformati. Intanto riequilibrando il peso della componente tecnica (minoritaria) rispetto a quella amministrativa. E poi andando a vedere il loro livello di azione e il loro operato sul territorio, facendo un rapporto costi/benefici e applicando la contabilità ambientale. Talvolta si potrebbe scoprire che i costi sono eccessivi rispetto alla qualità degli interventi effettuati che in molti casi potevano essere evitati producendo meno danni soprattutto all’ambiente. I Consorzi (almeno alcuni) stanno aggiornando il loro modo di intervenire, stanno facendo formazione ai loro tecnici e si stanno lentamente trasformando in Enti operativi che tutelano il territorio e tutto il reticolo idrografico anche negli aspetti qualitativi e non solo limitando l’attenzione al corretto deflusso delle acque.

Certo, siamo consapevoli di caricare queste affermazione anche di una buona dose di auspicio, ma è questa l’unica strada percorribile, a nostro avviso, per non considerare questi Enti superati. Poi certo che è possibile rivedere anche l’aspetto del pagamento del tributo dato che i Consorzi svolgono (o dovrebbero svolgere) un servizio di interesse generale e tutti siamo tenuti a contribuire. In questo modo i Consorzi stessi sarebbero maggiormente svincolati nel loro operato da richieste non proprio pertinenti che talvolta vengono dai proprietari frontisti. Il consigliere Danti si sofferma poi sulla perimetrazione degli ambiti della bonifica: «Non solo va rivista la metodologia di riscossione del tributo – continua Danti – in Toscana c’è la necessità di rivedere anche i criteri di zonizzazione dei comprensori di bonifica, soprattutto per quelli interregionali dove i cittadini pagano i tributi ad altre regioni e non vedono realizzate opere sul proprio territorio. Il sistema è attualmente incardinato sui bacini idrografici è necessario però che si tenga conto dei confini amministrativi degli enti locali per avere maggiore efficienza ed efficacia».

Il problema peculiare dei bacini interregionali deve essere affrontato dal punto di vista amministrativo. Evitiamo però di modificare l’adeguato criterio ambientale dei bacini idrografici, ambiti territoriali in cui è logico svolgere qualsiasi azione che riguardi i reticoli idrografici: sia che ci si occupi di qualità degli ecosistemi fluviali, di riduzione del rischio idraulico, di tutela e gestione della risorsa idrica. Questo concetto che sembrava essere ormai ampiamente condiviso, purtroppo di recente è stato rimesso in discussione.


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