[23/01/2008] Comunicati

Varato il pacchetto Ue per gas serra e rinnovabili

BRUXELLES. La Commissione europea ha approvato oggi il pacchetto di proposte per attuare gli impegni presi dal Consiglio europeo sulla lotta ai cambiamenti climatici e per promuovere le energie rinnovabili. «Le proposte – si legge in una nota della Commissione Ue - dimostrano che gli obiettivi fissati l’anno scorso sono realizzabili sia dal punto di vista tecnologico che economico e offrono opportunità commerciali senza precedenti a migliaia di imprese europee. Le misure previste accresceranno significativamente il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili in tutti i paesi e imporranno ai governi obiettivi giuridicamente vincolanti».

Una riforma del sistema di scambio delle quote di emissione imporrà un tetto massimo alle emissioni nell’Ue e chi emette più CO2 verrà incoraggiato a sviluppare tecnologie produttive pulite. Il pacchetto legislativo serve a realizzare gli obiettivi per il 2020 dell’Ue: riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas serra, 20% di energia rinnovabile del consumo energetico entro il 2020. La riduzione delle emissioni sarà innalzata al 30% entro il 2020 se verrà concluso un nuovo accordo internazionale sui cambiamenti climatici.

Per l’Italia il tasso la quota di riduzioni di emissioni rispetto al 2005 è fissata al meno 13% e quella delle energie rinnovabili da implementare è al 17%. La Commissione propone di rafforzare il mercato unico del carbonio dell’Ue e di estenderlo ad altri gas serra oltre che alla sola CO2. Una misura che riguarderà tutti i grandi impianti industriali. Ogni anno le quote di emissione verranno diminuite, così da permettere una riduzione delle emissioni del 21% nel 2020 rispetto ai livelli del 2005. Nel settore energetico, che emette la maggior parte di gas serra dell’Ue, tutte le quote saranno messe all’asta sin dall’avvio del nuovo regime, nel 2013. Per gli altri settori industriali e il trasporto aereo, ci sarà una transizione graduale verso la vendita all’asta delle quote e sonno previste eccezioni per i settori più vulnerabili alla concorrenza.

Qualsiasi operatore comunitario potrà comprare quote in qualsiasi Stato membro. Le entrate , che nel 2020 dovrebbero raggiungere i 50 miliardi di euro, andranno agli Stati membri e serviranno ad orientare l’Ue ad incamminarsi verso un’economia più attenta all’ambiente, a promuovere l’innovazione in settori come le energie rinnovabili, la cattura e lo stoccaggio del carbonio, la ricerca e lo sviluppo. Una parte delle entrate andrà ai Paesi in via di sviluppo per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Attualmente il sistema comunitario di scambio delle quote di emissioni, riguarda circa 10 mila industrie dell’Ue che emettono quasi la metà della CO2. Il nuovo regime immetterà nel mercato il 40% delle emissioni totali e per ridurre gli oneri amministrativi, gli impianti industriali che emettono meno di 10 mila tonnellate di CO2 non saranno tenuti a partecipare al sistema di scambio.

In settori non interessati dalle quote (edilizia, trasporti, agricoltura e i rifiuti), l’Ue entro il 2020 vuole ridurre le emissioni del 10% rispetto al 2005. Per ogni Stato membro la Commissione viene proposto un obiettivo specifico di riduzione delle emissioni da raggiungere entro il 2020, per i nuovi Stati membri gli obiettivi prevedono la possibilità di un aumento delle emissioni. «Le variazioni sono comprese tra -20% e +20%». Per la Commissione, «oltre a dotarsi di un mercato degli inquinanti che funzioni correttamente, è urgente che tutti gli Stati membri inizino a modificare la struttura del consumo energetico. Oggi la quota di energie rinnovabili sul consumo energetico finale dell’UE è pari all’8,5%; ciò significa che è necessario un aumento dell’11,5% per raggiungere l’obiettivo del 20% nel 2020».

Per questo, la Commissione ha fissato obiettivi giuridicamente vincolanti per ogni Stato membro e le scelte per sviluppare le energie rinnovabili variano da Paese a Paese. «I tempi necessari perché tali fonti energetiche siano operative sono lunghi – spiega la Commissione - È quindi importante che gli Stati membri abbiano una chiara idea dei settori in cui intendono intervenire. I piani di azione nazionali preciseranno il modo in cui ciascuno Stato membro intende conseguire i propri obiettivi e come saranno controllati effettivamente i progressi compiuti. A condizione che l’obiettivo generale della Comunità sia raggiunto, gli Stati membri potranno contribuire allo sforzo complessivo dell’UE a favore delle energie rinnovabili senza limitarsi necessariamente ai confini nazionali. Ciò dovrebbe permettere di indirizzare gli investimenti dove le energie rinnovabili possono essere prodotte in modo più efficiente, con un risparmio compreso tra 1 e 8 miliardi di euro rispetto ai costi previsti».

La proposta riguarda anche l’obiettivo minimo del 10% di biocarburanti nel settore dei trasporti, valido per tutti gli Stati membri e la direttiva prevede obiettivi di sostenibilità in questo campo molto discusso. Adottata anche la nuova disciplina degli aiuti di Stato per la tutela ambientale, per aiutare gli Stati membri a sviluppare politiche europee sostenibili in materia di clima e di energia e che estende l’ambito dei progetti di aiuto e ne aumenta le intensità rispetto al precedente provvedimento del 2001, fissando nuove condizioni per gli aiuti di Stato a tutela dell’ambiente e stabilisce un equilibrio tra il conseguimento di maggiori benefici ambientali e la riduzione delle distorsioni della concorrenza.


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