[23/01/2008] Comunicati

I ricchi cantano, i poveri no...

LIVORNO. Il modello economico occidentale, fondato sul totem della crescita sempre e comunque a dispregio di ogni limite, ha fallito. Sia dal punto di vista sociale, sia da quello ambientale. O come minimo sta facendo acqua da tutte le parti. Lo riconoscono per primi proprio quelli che con questo modello ci si sono arricchiti e che ora chiedono - sembra un paradosso ma non lo è - regole alla politica. Politica che però su questo fronte è purtroppo più indietro delle corporation… Così da anni questo sistema economico è stato, per dirla con i Pink Floyd, solo “un altro mattone nel muro”, quello che ha diviso e divide sempre più i sempre più ricchi dai sempre più i poveri. Che a Londra si può per esempio percepire anche ‘fisicamente’ (Repubblica di oggi) dando uno sguardo attento a quello che accade al di qua e al di là della M25, la tangenziale della capitale inglese che divide in due – proprio come un muro – chi fa shopping a Bond Street, dove i gioiellieri non hanno mani per fare i resti data la richiesta enorme di diamanti, da chi non arriva alla fine del mese e magari compra low cost.

Quel muro che allo stesso tempo esiste anche nella nostra Toscana, dove oggi (Unità) da una parte si segnala che i salari toscani – fonte Cgil – sono i più bassi della media italiana, e dall’altra che il reddito medio procapite – fonte Findomestic – è stato superiore alla media nazionale. Due cose vere, che però portano ad una sola conclusione: se i salari sono mediamente più bassi e il reddito procapite è mediamente più alto, vuol dire che in Toscana i ricchi hanno accresciuto il loro patrimonio di una cifra tale che compensa e incrementa – al livello di reddito medio – quanto perso dai più poveri.

Questo al di là di qualsivoglia riflessione su cosa significhi oggi effettivamente essere poveri in una società dell’opulenza come la nostra. Società che, tornando alla forbice che si allarga tra ricchi e poveri, vede contemporaneamente una diminuzione della crescita di tutti i consumi tranne, guarda caso, quelli dei prodotti di lusso e quella del low cost. Che anzi aumentano. Come aumenta del resto anche l’uso della carta di credito, quindi del microcredito, con Visa Europe (Italia Oggi) che chiude il 2007 in positivo con tutti segni più nel bilancio. Segnali inequivocabili di come vada la nave, nave caricata sempre più - e per universale volontà - di consumi-acquisti e che quindi non potrà che scaricare sempre più rifiuti, inevitabile fine di qualunque oggetto. Mentre accade questo, però, fuoco sul quale tutti soffiano, si vorrebbe però che i rifiuti diminuissero. E magari i salari aumentassero. Ma è evidente che tutto non può stare in piedi, come sta dimostrando quanto accade in Usa. La più grande potenza mondiale che dopo anni di propaganda dei benefici a pioggia del turboliberismo si trova in ginocchio perché (vedi il caso subprime) l’americano medio non ha più soldi in tasca. E non paga più il mutuo.

Con buona pace del sogno americano, svanito nelle parole di Hilary Clinton che ora – in piena campagna elettorale - chiede regole al mercato. Per non finire tutti per terra. Quella terra (compreso il cielo) sulla quale scarichiamo i contraccolpi di questo modello economico sempre più in difficoltà che chiede lui stesso di essere riorientato da una politica che metta al centro la sostenibilità sociale e ambientale. Già, ma quale politica? Non è un caso se il sondaggio confezionato da Gallup-Doxa per il World Economic Forum di Davos (Corriere della Sera) dice che nel mondo solo l’8 per cento ha fiducia nei politici. Serve un’altra politica dalla quale bisogna ripartire o ogni tentativo anche virtuoso di dare una sterzata al sistema – in assenza di una governace – non potrà che portare a un ulteriore fuoristrada…


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