[22/01/2008] Comunicati

Quanto sono (poco) verdi le banche del mondo

LIVORNO. Alcune tra le più grandi banche del mondo stanno iniziando ad affrontare le sfide del business legato al cambiamento climatico, ma nessuna lo fa in maniera davvero efficace, almeno a leggere il rapporto di Cerere, un network di “investors e environmentalists” con base a Boston, negli Usa, che promuove la sostenibilità delle imprese.

«Altre banche hanno capito che il cambiamento climatico è un problema per le grandi imprese – spiega il presidente di Ceres Mindy S. Lubber – ma finora le risposte sono solo la punta dell’iceberg di ciò che è necessario per affrontare questa colossale sfida globale».
Lo studio “Corporate Governance and Climate Change: The Banking Sector” prende in considerazione come i 40 istituti bancari più grandi del mondo affrontano il cambiamento climatico in settori e servizi finanziari, come i fondi pensione, management execution, divulgazione pubblica, emissioni di gas serra e pianificazione strategica.

La classifica, redatta su una scala da 1 a 100, vede in testa la Hsbc Holdings con 70 punti, seguono altre 4 banche della vecchia Europa: Abn Amro con 66 punti, Barclays e Hbos con 61 e Deutsche Bank a 60. La prima banca Usa è sesta, la Citigroup con 59 punti, seguita da Bank of America a 56. Ultima in classifica è la Bear Stearns di New York con zero punti, preceduta da Franklin Resources (1), Legg Mason (3), Rowe Price Group, BlackRock, Bank of China (tutte a 4) e da Industrial & Commercial Bank of China (8)
L’unica banca italiana presente in classifica è Intesa San Paolo, al ventisettesimo posto con 26 punti. Banche e istituzioni finanziarie rappresentano circa 6 trilioni di dollari di capitalizzazione di mercato e secondi Ceres potrebbero essere protagonisti ben più importanti nella lotta contro il riscaldamento globale.

Nel loro insieme le banche hanno prodotto circa 100 rapporti di ricerca sul cambiamento climatico e messo in campo le relative strategie di investimenti e regolamentazione. 24 banche hanno fissato obiettivi interni di riduzione delle loro emissione di gas serra e 29 sostengono finanziariamente progetti e impianti di energia rinnovabile.
«Ma solo una manciata di banche hanno iniziato ad introdurre il carbon risks nelle loro opzioni di finanziamento o a fissare obiettivi per ridurre le emissioni di gas serra associate ai loro prestiti – dice il rapporto – Bank of America è l’unica tra tutte le 40 banche che ha annunciato uno specifico obiettivo di riduzione del tasso di emissioni legato alla porzione di utility del suo portafoglio prestiti. E nessuna banca ha adottato una politica per evitare gli investimenti in progetti ad alta intensità di carbonio, come le centrali a carbone o le tar sands canadesi.

Anche il Worldwatch Institute, nel suo recente “State of the World 2008: Innovations for a Sustainable Economy”,ha sottolineato l’importanza del settore finanziario e delle imprese per affrontare le sfide poste al cambiamento climatico: «Una volta considerati irrilevanti per l’attività economica, i problemi ambientali stanno drasticamente riscrivendo le regole per le imprese, investitori e consumatori e riguardano più di 100 miliardi di euro all’anno di flusso di capitali. Oggi abbiamo gli strumenti per guidare l’economia globale su un percorso sostenibile».

Il rapporto di Ceres prevede anche tre sotto-classifiche:
Investment Product Leaders, con in testa Abn Amro, seguita da: Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, ING, JPMorgan Chase, Merrill Lynch, UBS

Retail Product Leaders, che vede al primo posto Bank of America e poi Barclays, BNP Paribas, Fortis, HBOS, ING, Société Générale, Wells Fargo

Carbon Trading Leaders, capeggiata da Bank of America, seguono Barclays, BNP Paribas, Credit Suisse, Deutsche Bank, Fortis, Merrill Lynch, Mitsubishi UFJ, Morgan Stanley


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