[22/01/2008] Comunicati

Rapporto Unicef 2008: diminuisce la mortalità infantile ma...

LIVORNO. “Ogni” anno nel mondo muoiono in media “ogni” giorno 26 mila bambini sotto i cinque anni per cause evitabili. Lo sostiene l’Unicef nel suo ultimo rapporto, presentato questa mattina, «La condizione dell´infanzia nel mondo - Nascere e crescere sani». Un dato drammatico pur se migliore di quello dello scorso anno (è la prima volta nella storia che la mortalità annuale infantile tra 0 e 5 anni resta sotto i 10 milioni). «Le sorprese che emergono dal Rapporto sono molte, sia per quanto riguarda le cause della mortalità infantile sia per quanto riguarda i risultati ottenuti dai diversi paesi , sostiene il presidente dell´Unicef Italia Antonio Sclavi. «Per esempio – si legge nel rapporto - , fra i paesi in via di sviluppo sono Cuba, Sri Lanka e Siria a emergere tra quelli che hanno ottenuto i massimi risultati nella riduzione della mortalità infantile. Per contro, Sierra Leone e Angola, insieme all´Afghanistan, continuano ad avere i più alti tassi al mondo di mortalità infantile e anche di mortalità da parto - chiara indicazione di come le conseguenze dei conflitti si protraggano per molti anni anche dopo la fine delle ostilità.».

Accanto agli effetti di lungo periodo dei conflitti, tra le cause della mortalità infantile emergono con nettezza le malattie delle vie respiratorie e le conseguenze dirette e indirette delle cattive condizioni di gravidanza e parto (gravidanze precoci, parti non assistiti, mancanza di servizi e personale sul territorio). Per le "tradizionali" cause di morte dei bambini (malattie infettive, diarree) molto si è fatto, ha ricordato Sclavi, grazie alle campagne di vaccinazione promosse dall´Unicef negli anni ´80 e ´90 e grazie alla diffusione dei sali reidratanti per via orale, arrivando così per la prima volta nella storia – come già detto - a ridurre la mortalità da 0 a 5 anni sotto i 10 milioni annui (9,7 nel 2006).
Ma le infezioni delle vie respiratorie e la mortalità per cause legate al parto, combinandosi con gli effetti della diffusa malnutrizione cronica e con la malaria, continuano a fare strage di neonati e bambini. Tant’è che secondo l’Univef per arrivare all´Obiettivo di Sviluppo del Millennio n. 4, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, servono analisi costanti delle situazioni più a rischio e nuove modalità d´intervento, più articolate, sistematiche e complesse. La sfida è garantire che i bambini possano accedere a un´assistenza medica continuativa, sostenuta da solidi sistemi sanitari nazionali. Ma il mondo occidentale ancora non sembra voler porre fine a questa situazione come dimostra l’orientamento della ricerca e della farmaceutica, che sembrano interessate molto di più alla scoperta della pillola per dimagrire, piuttosto che a medicine a basso costo per i poveri…

Secondo l’Unicef inoltre, nonostante i passi avanti globali, si è ancora lontani dal raggiungere l´obiettivo di sviluppo nella gran parte del Medio Oriente e Nord Africa, nell´Asia meridionale e nell´Africa Subsahariana. Per riuscirci, servono progressi sostanziali anche in altre aree, dall´istruzione alle forniture idriche, ma soprattutto servono due cose, come dimostra l´esperienza di vari paesi: un deciso impegno politico a livello nazionale, che coinvolga i governi, i donatori e le comunità locali, con politiche sanitarie integrate e coerenti su tutto il territorio nazionale e omogeneizzando le iniziative dei diversi attori, ONG, agenzie ONU ecc; un´integrazione degli interventi di base (vaccinazioni, zanzariere impregnate anti-malaria, integratori vitaminici, promozione dell´allattamento al seno e servizi base di assistenza alla gravidanza e al parto) e la loro erogazione capillare in tutte le aree anche periferiche in modo sinergico.

Il rapporto spiega poi che nell´Africa Subsahariana, dove 1 bambino su 6 muore prima del quinto compleanno, è evidente la necessità di adeguate strategie salvavita. Nel 2006, quasi la metà di tutti i decessi sotto i 5 anni si è verificata nell´Africa Subsahariana, anche se solo un quarto nei nuovi nati nel mondo sono in quest´area. Le cause? Guerre, disastri naturali, AIDS, miseria e scarse strutture medico-sanitarie indubbiamente aggravano la mortalità infantile nella regione.

Tuttavia, nonostante questi problemi, non in tutti i paesi la situazione è uguale: Stati poveri e con difficoltà enormi come Eritrea, Etiopia, Malawi e Mozambico, per esempio, sono riusciti a ridurre di oltre il 40% la mortalità infantile dal 1990 a oggi, dimostrando una volta di più che sono possibili risultati straordinari se si attuano interventi concentrati che diano priorità assoluta alla salute di madri e bambini. Attingendo a dati ed esempi forniti dal Rapporto, il presidente Sclavi ha ricordato l´esperienza di 14 paesi dell´Africa occidentale che da tre anni attuano una strategia mirata, regione dopo regione, fornendo un pacchetto di servizi base integrati per ridurre la mortalità infantile (la cosiddetta ACSD, Accelerated Child Survival & Development Iniziative), mostrando come anche con mezzi limitati sia stato possibile ottenere in 2-3 anni una riduzione del 20 o 30% della mortalità tra 0 e 5 anni. «Condizione base per il successo di questi interventi, e principio cardine dell´azione dell´Unicef» ha sottolineato Sclavi «è una politica sanitaria fortemente sostenuta e coordinata dall´alto, ma al contempo basata sull´impegno e il coinvolgimento consapevole e informato delle comunità locali. E´ questo che ha fatto la differenza, per esempio, nel programma di lotta alla mortalità infantile in Guinea Bissau, sostenuto direttamente dal Comitato italiano per l´Unicef.»

Un altro aspetto fondamentale è la capillarità degli interventi, che devono - per essere duraturi nel tempo - coinvolgere anche le aree più isolate di ciascun paese. I costi? Non altissimi, anche perché la mortalità materna, neonatale e infantile hanno spesso le stesse cause, e interventi mirati in specifici momenti del ciclo della vita hanno effetti moltiplicatori per la salute di madri e bambini. Si è stimato che, nell´Africa Subsahariana, l´applicazione di un "pacchetto minimo" di interventi essenziali, in grado di ridurre la mortalità infantile di oltre il 30% e la mortalità materna di oltre il 15%, potrebbe avere un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di 2-3 dollari pro capite. E con un costo di 12-15 dollari pro capite sarebbe possibile applicare un pacchetto più completo e continuo nel tempo di interventi, in grado di consentire una riduzione della mortalità infantile e di quella materna del 60%.

Ricordiamo infine che le prime vittime dei cambiamenti climatici in corso sono e purtroppo saranno proprio gli abitanti di gran parte di questi paesi che pagheranno ancora una volta i modelli insostenibili di sviluppo dell’occidente.

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