[21/01/2008] Comunicati

Se a Davos si chiedono regole e si lanciano appelli per l´acqua

LIVORNO. Qualcosa, anzi più di qualcosa, sta cambiando nell’economia mondiale. E questa è nello stesso tempo una buona e una cattiva notizia. Che il clima sia diverso rispetto agli anni passati lo si capisce dal fatto che nell’edizione 2008 del World Economic Forum di Davos – in programma dal 23 al 27 gennaio - il tema centrale del dibattito è l’acqua. Tra due giorni in Svizzera si aprirà dunque il convegno mondiale di governanti, imprenditori ed economisti che – come sottolinea il Corriereeconomia – ha l’ambizione “di dare il via a un processo di riforma complessivo dell’uso delle risorse che abbia come protagonisti sia le istituzioni pubbliche, agenzie multilaterali come governi nazionali, sia il mondo del business». E l’appello è già stato lanciato da Klaus Schwab, fondatore e presidente del Forum e da Peter Brabeck-Letmathe, presidente e amministratore delegato del gruppo… Nestlé. Già, una multinazionale che lancia un appello per combattere l’emergenza idrica. Anche questo è un segnale che si può leggere in tanti modi, ma di certo dimostra per l’ennesima volta quanto non si possa parlare di ecologia, senza parlare di economia e viceversa. Senza materie prime l’economia non avrebbe gambe. Senza una riorientamento dell’economia verso la sostenibilità, l’ambiente non avrebbe scampo.

Così nell’appello si mette in evidenza che da qui al 2025 almeno 30 nazioni non saranno in grado di soddisfare la domanda di acqua delle proprie popolazioni (Food Policy Research Institute) e anche nei paesi più avanzati si rischia il «collasso industriale», sotto la spinta – dice sempre il Corriere – di un consumo idrico per usi non agricoli che nell’arco degli stessi anni è destinato ad aumentare del 50 %. Si parla inoltre di lotta agli sprechi, segnalando che il 45% dell’acqua viene persa a causa (non è una novità) di un sistema di irrigazione preistorico e da infrastrutture decrepite e di totale assenza di manutenzione. Viene però detta un’altra cosa piuttosto interessante e cioè che «chiudere un rubinetto a Vancouver o a Berlino non serve per alleviare la siccità in Rajasthan o in Australia: l’acqua è un prodotto locale». Osservazione giusta ma che non può significare che allora ognuno fa come vuole perché ha più acqua a disposizione, altrimenti sarà solo un rinvio di un problema che tornerà come un boomerang ovunque senza distinzione, visto che la risorsa acqua non è infinita da nessuna parte. E poi, se è un prodotto locale, perché la si mette in bottiglia di plastica e la si manda in giro per il mondo?

Sul tema della politica economica e della globalizzazione, da Davos arriveranno però anche altri segnali. Cominciati per la verità già almeno nell’edizione 2007 come avemmo modo di osservare. Su greenreport scrivemmo infatti che il titolo del World economic social “Come cambia l’equazione del potere”, lascia intravedere «che di fronte alle problematiche sociali ed ambientali che affliggono il pianeta la politica è un passo indietro rispetto all’economia». Situazione peraltro ben poco mutata in un anno e forse anche comprensibilmente, visto la complessità del cambiamento che però resta imprescindibile. Tant’è che il Corriereeconomia sostiene oggi che da Davos arriverà una nuova svolta: «Anche i liberisti vogliono regole». Nel rapporto Global Risk 2008 viene affermato che «in condizioni di mercato normali il sistema finanziario ha migliorato la sua capacità di assumere e di distribuire il rischio ed è diventato più stabile. Ma per mitigare l’impatto dei generi di sfide viste nel 2007, il rapporto chiede una maggiore collaborazione tra il settore pubblico e privato nel controllo degli stress di mercato, nella gestione della liquidità, nella valutazione e nella prevenzione dei rischi».

Ci si è quindi accorti che il mercato da solo non risolve tutti i problemi? Che ha bisogno di regole per non segare il ramo sul quale stiamo tutti seduti? Che senza un riorientamento lo sviluppo globale futuro non potrà che essere insostenibile sia ambientalmente, sia socialmente? Vedremo che cosa effettivamente uscirà da Davos, ma questa ad oggi è la notizia che noi riteniamo essere positiva. Che cosa c’è invece di negativo? Che significa davvero essere arrivati se non al fondo, quasi. Perché se anche il World Economic Forum prende non solo atto di quanto sta accadendo - compresa l’eccessiva finanziarizzazione raggiunta dall’economia che sposta miliardi di euro con un click da una parte e dall’altra del mondo senza alcuna regola - ma lancia persino appelli, significa che questo modello economico non ha la febbre, ma è un malato grave con gravi ripercussioni sociali e ambientali. Aggiungiamo solo che come segno dei tempi che cambiano, in occasione di questo evento YouTube ha lanciato il progetto “La domanda di Davos”. Il noto sito di video social network ha invitato i suoi utenti a rispondere a questa domanda: «Se le nazioni, le imprese o gli individui potessero compiere una singola azione nel 2008 per rendere il mondo un posto migliore, quale sarebbe a tuo parere?». I video più votati dagli utenti stessi saranno presentati a Davos, con l’impegno di ottenere un feedback dai leader lì riuniti.


Torna all'archivio