[21/01/2008] Comunicati

L´insostenibile sacrificio umano dei lavoratori

FIRENZE. Damoc Emaoil, operaio di 34 anni di origine rumena, è morto da solo sotto la pioggia in un cantiere a Calenzano, folgorato per aver urtato i cavi di una linea elettrica da 15 mila volt. In Toscana la tendenza recente delle morti da lavoro è stata: 91 nel 2002, 98 nel 2003, 101 nel 2004, 82 nel 2005, 96 nel 2006, 101 nel 2007; 569 famiglie gettate nel lutto. L’andamento è casuale ma sotto 80 non scende, c’è uno zoccolo che non si scalfisce. Intervistato al TG3 toscano un responsabile ASL della prevenzione sui luoghi di lavoro ha dato informazioni importanti. In Toscana nel 2007 sono stati effettuati 44.000 controlli, circa il 10% delle imprese totali (445.000), un livello elevato di controlli superiore alla media nazionale. Più di 7.000 le infrazione penali rilevate, oltre il 15 % dei 44.000 controlli.

Se si ipotizza che almeno la metà delle infrazioni (3.500, cioè l’8%) sia frutto di controlli casuali e se applichiamo l’8% di infrazioni rilevate al totale delle imprese (445.000) se ne hanno oltre 35.000 teoriche che non rispettano le norme e un potenziale di rischio teorico di incidenti che coinvolge oltre 100.000 lavoratori l’anno (essendo il di 3 rapporto adetti/imprese). Infatti, negli anni considerati, gli infortuni denunciati oscillano tra 75 e 80.000. Delle malattie professionali e dei danni da esse provocate sappiamo molto poco.

Nella stessa intervista si è detto che le infrazioni sono relative, prevalentemente, al mancato rispetto delle norme degli anni ’50 del secolo scorso, cioè alle condizioni di salute e sicurezza di base che dovrebbero aver seguito l’evoluzione sociale positiva della Toscana in più di mezzo secolo. E invece no. Negli anni ’50 e 60’ del XX° secolo i padroncini erano tristemente famosi per il detto «…il padrone sono me e se non ti va ti licenzio e te vai…»; oggi le condizioni sono altre ma evidentemente ci sono imprenditori (almeno 35.000 da un po’ di conti alla buona) che ritengono loro appannaggio la salute e la sicurezza dei lavoratori. Questa subcultura disattenta e criminosa non è isolata perché quegli imprenditori non vivono nel vuoto, hanno famiglia, hanno relazioni, perciò questa resistenza alla modernizzazione, prima di tutto culturale e poi tecnica, lambisce da vicino molte centinaia di migliaia di toscani.

La battaglia per un cambio radicale di cultura è lunga e difficile anche perché non esiste “la soluzione”. Bisogna agire sulla società civile, sulle istituzioni e le forze sociali, sui molti fattori di rischio, sulle scuole e le nuove generazioni, contemporaneamente e in modo coordinato e integrato, attraverso azioni inter/transdisciplinari. Bisogna investire sull’autonomia di giudizio e di azione dei rappresentanti dei lavoratori alla salute e sicurezza e dei responsabili aziendali della prevenzione, sulla concertazione di livelli essenziali di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, nei settori e nelle filiere produttive per sapere che cosa andare a controllare; controllare quello che serve con appropriatezza di obiettivi e mezzi, riconquistare autonomia alla contrattazione aziendale e territoriale sulle condizioni di lavoro (salario, orario, carichi di lavoro, salute e sicurezza) e sui rapporti di lavoro (a termine, interinali, precari, ecc.). Ma la tecnologia avrà sempre dei rischi, che vanno controllati e limitati, ma che saranno aggravati dai moderni ´dei´ a cui dedicare sacrifici umani: concorrenza e produttività.


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