[17/01/2008] Trasporti

Erika, una sentenza storica per difendersi dalle carrette del mare

LIVORNO. Si è concluso il processo in corso a Parigi sul naufragio dell’Erica, la carretta dei mari in navigazione dalla Francia a Piombino che con il suo naufragio nel 1999 provocò sulle coste bretoni uno dei più grandi disastri ambiental-petroliferi della storia.

Per il naufragio della carretta dei mari che batteva bandiera maltese e che aveva cambiato sei nomi per restare a galla nel turbinoso mercato dei ferrivecchi del mare, il tribunale di Parigi ha giudicato colpevoli due italiani: l’armatore Giuseppe Savarese e il gestore Antonio Pollara, ma anche un´intoccabile multinazionale del petrolio, la Total, che noleggiò l’imbarcazione per trasportare un olio combustibile di pessima qualità verso le centrali Enel italiane.

Condannato anche il Rina, l’ente di certificazione italiano che consentì all’Erika di continuare a navigare e che annuncia appello, rigettando le accuse sui francesi, la compagnia, il capitano e la Total che decisero di navigare nonostante le cattive condizioni del mare.

Il risarcimento di 192 milioni di euro è notevole ma non copre certamente tutti i duraturi danni ambientali e le conseguenze economiche e sulla biodiversità del naufragio dell’Erika: allo Stato francese andranno 153 milioni, il resto agli enti locali e alle organizzazioni ambientaliste, accogliendo così il principio del risarcimento per i danni arrecati al “vivente non commerciale”; Total e il Rina dovranno pagare una multa di 375 mila euro, Savarese e Pollara dovranno sborsarne ognuno 75 mila.

Il ministro francese dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, Jean-Louis Borloo, ha preso atto con grande interesse del riconoscimento da parte della giustizia, per la prima volta, della nozione di “préjudice écologique”.

«Quando la giustizia riconosce la nozione di pregiudizio ecologico – ha detto Borloo – risultante dal danno procurato all’ambiente, questa decisione marca una tappa molto importantee. Come ha ricordato la Grenelle environnement, la nozione di responsabilità è al centro dello sviluppo sostenibile».

Per Legambiente, «Questa sentenza crea un precedente importante. Verificare il corretto funzionamento e le condizioni del mezzo sul quale si fa viaggiare un carico è responsabilità anche di chi quel mezzo lo noleggia. Quel disastro ambientale poteva essere evitato se la Total avesse scelto con criteri diversi dal mero risparmio, il mezzo sul quale far viaggiare il suo carico. Per questo ci auguriamo che questa sentenza responsabilizzi le società petrolifere e i noleggiatori d’imbarcazioni anche perché rende finalmente possibile un risarcimento».

Legambiente spiega i meccanismi del trasporto via mare di petrolio e sostanze pericolose: «è assai diffusa la cosiddetta pratica del “one ship, one owner”, per cui le società armatrici sono spesso piccole e con un unico bene di proprietà, la nave, per evitare qualunque possibilità di rivalsa sui beni della società stessa in caso d’incidente. L’unico bene della società dopo il naufragio va a giacere in fondo al mare e le possibilità di risarcimento diventano praticamente inesistenti».

Un meccanismo che la sentenza francese ha in parte colpito, mettendo armatori e compagnie di navigazione e petrolifere davanti alle loro responsabilità.

Anche per il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli, «La sentenza che ha condannato la Total, l´armatore, il gestore e il registro navale rappresenta un provvedimento importante, che deve servire come monito a chi ritiene di poter continuare, per mere ragioni di economia, a noleggiare carrette del mare e sfuggire alle proprie responsabilità nei confronti delle persone e dell´ambiente. In particolare e´ estremamente significativo il riconoscimento, da parte della giustizia francese, di un pregiudizio ambientale: un principio che dovrà essere sempre più seguito, per proteggere maggiormente le coste e il mare».

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