[16/01/2008] Parchi

Atlante climatico: con 3 gradi in più a rischio estinzione 120 specie di uccelli

LIVORNO. E’ uscito oggi il Climatic Atlas of European Breeding Birds, il primo atlante climatico al mondo, realizzato dall’università di Durham e dalla Royal society for the protection of birds, in collaborazione con BirdLife international, e le notizie contenute nella pubblicazione non sono buone. «Un aumento delle temperature pari a tre gradi potrebbe produrre gravi danni agli uccelli selvatici in Europa e rischi di estinzione per ben 120 specie entro la fine del ventunesimo secolo.
Nel complesso gli areali di riproduzione (ossia le aree geografiche dove vive e si riproduce una specie) di un elevato numero di specie si sposteranno a fine secolo in media, rispetto a oggi, di 550 chilometri verso Nord-est e si ridurranno in estensione del 20 per cento».

In Europa tra il 2070 e il 2099 gli habitat di molti uccelli dei climi più temperati “slitteranno” verso Islanda, Norvegia, Svezia e Finlandia che avranno più specie rispetto alle meridionali Spagna, Grecia, Italia, Francia. Ma gli aeali futuri degli uccelli non si sovrapporranno e non rimarranno intatti: avverrà per il 40% dei casi ma per alcune specie scompariranno del tutto, in particolare per gli uccelli artici, subartici, iberici.

Secondo l’atlante «L’areale distributivo delle specie considerate risulterà inferiore all’attuale in media dell’80 per cento. Altre specie particolarmente colpite saranno quelle a distribuzione limitata o molto limitata (endemiche), come per esempio il Canapino asiatico, il Canarino, il Verzellino fronte rossa, il Picchio muratore corso, il Gallo cedrone del Caspio, il Crociere di scozia, la Pispola di Berthelot. Il cambiamento climatico incrementerà il rischio di estinzione anche per specie come la Magnanina e la Pernice bianca nordica».

In Italia i cambiamenti climatici saranno sconvolgenti per l’avifauna, con rischi di estinzione o di restringimento dell’areale riproduttivo che investiranno il 60% delle specie nidificanti nel nostro Paese. Quindici specie sulle 262 italiane rischieranno l’estinzione, tra queste l’Airone bianco maggiore, il Gabbiano corso, il Picchio dorsobianco, la Pernice sarda, l’Uccello delle tempeste e alcune specie di mignattino. 141 specie subiranno una contrazione dell’areale riproduttivo. Solo il 22% delle specie non avrà conseguenze, mentre 12 specie verranno a nidificare dalla Spagna e 7 dalla Grecia, tra le quali l’Aquila imperiale spagnola, il Nibbio bianco, l’Usignolo d’Africa e la Gazza azzurra.

«Lo scenario è molto preoccupante – dice Marco Gustin, responsabile specie e ricerca della Lipu – Oltre la metà delle specie nidificanti in Italia subiranno un declino e alcune si estingueranno. Per molte di esse ci sarà una riduzione netta del proprio areale di riproduzione. Senza dimenticare che vi sono altri fattori altrettanto importanti quali la distruzione dell’habitat e la modificazione della vegetazione che se venissero considerati porterebbero senz’altro a previsioni peggiori di questa».

Per Claudio Celada, direttore conservazione natura della LIpu, «A questo punto è urgente intensificare gli sforzi di conservazione della biodiversità e rafforzare le aree protette e la Rete Natura 2000, la rete di siti finalizzata alla conservazione della biodiversità dell’Unione Europea. Questi siti devono essere meglio protetti, gestiti e connessi tra di loro in modo da contenere gli effetti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione delle specie».

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