[16/01/2008] Comunicati

Bioindicatori ed ecotossicologia per capire come curare l’ambiente italiano

ROMA. E’ iniziato oggi e si concluderà domani a Roma il workshop dell’Agenzia per l’ambiente e i servizi tecnici (Apat) su “Bioindicatori ed ecotossicologia del suolo e delle altre matrici: ricerca ed applicazione” che vuole essere l’occasione per aprire un confronto sugli indicatori biologici, sull´ecotossicologia e lo sviluppo di una rete italiana di biomonitoraggio.

L’Apat sottolinea che «il panorama floristico e faunistico in Italia è il più vasto d’Europa: la flora conta circa 6700 specie differenti, mentre le 57.500 di fauna rappresentano un terzo di quelle presenti su tutto il vecchio continente. I mari italiani sono abitati da 500 delle 600 specie presenti in tutto il bacino del Mediterraneo (il 45% del totale). Le prove sugli organismi viventi potrebbero offrire un fondamentale apporto alla tutela dell’ambiente. Tuttavia in Italia il biomonitoraggio e l’ecotossicologia (lo studio degli effetti tossici dell’inquinamento sugli organismi) non sono stati ancora inseriti a pieno titolo nella normativa ambientale, nonostante rappresentino due risorse fondamentali per comprendere gli effetti di un qualsiasi cambiamento sui nostri ecosistemi, sulle comunità e le specie» .

Le indagini chimiche e fisiche tradizionalmente utilizzate per fornire dati sulla qualità dell’ambiente hanno ancora oggi un ruolo fondamentale nei monitoraggi, ma secondo l’Apat «i bioindicatori rappresentano un mezzo diagnostico indispensabile e sono quanto mai fondamentali in un paese come l’Italia, che non ha eguali in Europa per diversità di ambienti e numero di specie. Non solo: il nostro Paese è anche all’avanguardia nello sviluppo di determinazioni biologiche sugli effetti di sostanze tossiche su suolo, aria e acqua».

Il workshop tenta di rispondere alla domanda sul perché il quadro normativo italiano non ha ancora inserito la biologia a pieno titolo fra gli strumenti di monitoraggio, visto che sono già molti gli ambiti nei quali vengono utilizzati. Eppure la nuova politica europea mira alla protezione globale ed alla gestione integrata dell´ambiente. È quindi necessario selezionare gli indicatori più idonei alle diverse problematiche ambientali, armonizzare i protocolli ed allestire appositi circuiti d´interconfronto.

Anche l’ecotossicologia è diventata una delle fondamentali discipline nell’analisi di fiumi, mari, laghi e scarichi. «Nel caso delle analisi del suolo – spiega l’Apat - la qualità biologica di un terreno è data proprio dalla presenza di determinati organismi viventi nel campione osservato. Quanto, invece, all’anidride solforosa (SO2) presente nelle città e negli ambienti extraurbani, lo studio dei licheni può dare interessanti informazioni ambientali. Così come le foglie di tabacco per l’ozono o gli aghi di pino e le foglie di leccio per i metalli pesanti e le diossine. I muschi, invece, sono particolarmente utilizzati per valutare la situazione di una determinata area prima dell’entrata in funzione di grossi impianti e per seguirne il decorso nel tempo. Costituiscono un bioindicatore importante per valutare la qualità dell’aria e le ricadute al suolo di metalli pesanti, radionuclidi, diossine, idrocarburi policiclici aromatici e altri contaminanti persistenti». Una rete di nazionale di monitoraggio della biodiversità potrebbe contribuire non poco ad affrontare e prevenire e monitorare fenomeni di degrado ambientale già in atto nel nostro Paese: desertificazione, contaminazione, perdita di biodiversità, erosione e perdita di fertilità dei suoli.


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