[15/01/2008] Urbanistica

Marevivo vuole le Zona di protezione Ecologica per il Mediterraneo

LIVORNO. Il 17 gennaio prenderanno il via ad Almeria, in Spagna, i lavori della 15° conferenza dei paesi contraenti (CoP 15) della la Convenzione di Barcellona per la protezione del Mediterraneo, e Marevivo chiederà di istituire la Zona di protezione Ecologica (Zpe) secondo la Convenzione Onu sul diritto del mare del 1982.

La proposta sarà formulata durante un evento collaterale che l’associazione italiana terrà in seduta plenaria. «L’istituzione delle Zpe – spiega Marevivo - prevede l’allargamento da parte dei singoli paesi del Mediterraneo delle proprie capacità di protezione dell’ambiente marino oltre il limite delle 12 miglia del mare territoriale. L’Italia, la Francia, la Croazia e la Slovenia lo hanno già fatto. Per l’Italia sono in corso i negoziati con i paesi adiacenti e frontalieri per la delimitazione della propria zona di intervento e per renderla operativa».

Per l’associazione ambientalista «se tutti gli altri paesi del Mediterraneo istituissero le rispettive Zpe, si potrebbe raggiungere l’ambizioso obiettivo di avere il controllo dell’intero bacino. E così l’alto mare non sarebbe più mare di nessuno, almeno dal punto di vista ambientale».
Nelle Zone di protezione ecologica dovrebbero essere applicate tutte le norme, sia quelle previste da ogni Paese che i trattati internazionali su prevenzione e repressione dell’inquinamento marino e del danneggiamento degli habitat.

«Questo – secondo Marevivo - permetterà un controllo su una fascia più ampia di mare al fine di prevenire e scoraggiare lo scarico di sostanze inquinanti da parte delle navi, e il rilascio di rifiuti pericolosi, fortemente devastanti per un mare chiuso come il Mediterraneo». L’Associazione lancia la proposta per salvaguardare la biodiversità mediterranea in forte rischio sia a mare che sulle coste, in particolare per le alte quantità di catrame pelagico «che è di 38 mg/m2, circa 10 volte superiore a quella del mare del Giappone (3,8 mg/m2), e quasi 4 volte superiore a quella del mar dei Sargassi (10 mg/m2). Ci troviamo di fronte ad un grave inquinamento “subdolo” del quale, purtroppo, nessuna parla».

Marevivo rivendica il merito di aver contribuito a far approvare «la legge Italiana n°61 dell’8 febbraio 2006, approvata nell’ultimo giorno della scorsa legislatura, che prevede che l’Italia eserciti la sua giurisdizione in materia di protezione e di preservazione dell’ambiente marino, compreso il patrimonio archeologico e storico. Entro le zone di protezione ecologica si applicano, anche nei confronti delle navi battenti bandiera straniera e delle persone di nazionalità straniera, le norme del diritto italiano, del diritto dell’Unione europea e dei trattati internazionali in vigore per l’Italia in materia di prevenzione e repressione di tutti i tipi di inquinamento marino, compresi l’inquinamento da navi e da acque di zavorra, da immersione di rifiuti, da attività di esplorazione e di sfruttamento dei fondi marini e l’inquinamento di origine atmosferica, nonché in materia di protezione dei mammiferi, della biodiversità e del patrimonio archeologico e storico».


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