[14/01/2008] Aria

Due punti di vista su cambiamenti climatici e Kyoto

LIVORNO. Il 28 dicembre scorso, mi è capitato di leggere su questo giornale telematico l´articolo a firma di Massimo Serafini ("La verifica di maggioranza facciamola (anche) sul rispetto degli obiettivi di Kyoto") che ho trovato alquanto controverso e stupefacente. Nonostante le evidenze dimostrino che nel nostro Paese siano stati fatti negli ultimi 5 anni più investimenti nel settore termoelettrico di tutti gli altri Paesi EU27 messi insieme, pare che la cosa non sia ai più nota ed anzi si invocano verifiche di Governo per accertare se non siano state "dilapidate" ulteriori ingenti risorse per rincorrere un obiettivo (fasullo) che però abbiamo forse eletto a "totem" ambientalista (Kyoto).

A mio parere, una domanda dovrebbe sorgere spontanea: «Ma come è possibile che si siano fatti così tanti investimenti nel settore termoelettrico; che si utilizzi il gas metano per produrre l´elettricità più di ogni altro Paese EU27 (addirittura più della Gran Bretagna che di gas metano ne ha in abbondanza nel suo territorio); che il nostro sistema produttivo industriale sia considerato quello a più bassa intensità energetica (documenti della Direttiva "Emission Trading"), se raffrontato appunto agli stessi impianti e settori in Europa; e poi l´Italia sia apparentemente "in ritardo" rispetto agli obiettivi di Kyoto ?». Non è che qualcuno ci ha gabbato e che ai "furbi" italiani sia stato affibbiato un obiettivo irrealistico ed assolutamente discriminatorio, che rende praticamente impossibile raggiungerlo e comunque drammatico per il nostro sistema produttivo riuscire poi a competere nel contesto globale ?

Ed invece abbiamo chi quasi invoca gli ulteriori drammi che dovranno colpire i nostri vessati ed ignari consumatori (e chi se no?) sugli ulteriori aggravi di costo delle bollette elettriche per raggiungere un obiettivo tanto "inutile" ma ambizioso, che per la demagogia di chi lo decise ed accettò è stato attribuito al nostro Paese.

E´ ben evidente che in tutte le economie di mercato gli oneri, seppure ingiusti ed ingiustificati, che qualcuno ha deciso di caricare sulle nostre ahimè deboli spalle finiscano poi sul costo unitario del prodotto di cui necessitiamo per mantenere il nostro livello di benessere e sviluppo (appunto l´energia); dove altrimenti ?

Non osiamo pensare che la riflessione che abbiamo letto vaneggiasse di auspicabili cambiamenti verso un sistema ad "economia centralizzata" di sovietica memoria. Se davvero teniamo al "prestigio del paese e dei suoi cittadini" (come si accenna nell´articolo) e vogliamo liberare le risorse per migliorare le condizioni di altri settori importanti della nostra società civile, basta recuperare un minimo di coerenza e rispetto, pretendendo di chiedere si una verifica, non al Governo locale ma bensì alla Commissione EU27, che dovrebbe imparzialmente sovrintendere agli interessi di tutti i cittadini europei. Ho posto varie volte questo interrogativo a vari interlocutori del settore e la risposta che invariabilmente viene data ? che: ".E´ vero che siamo stati
trattati male con il B.S.A. nel 1998, ma ormai (?) ? stato fatto e dobbiamo rispettare gli impegni !" Forse ad alcuni tale risposta parrà logica, ma a me molto meno.

Allora, smettiamola di farci del male e di raccontarci le "favole di Bali" e rialzando la testa (anche se un po´ rossi dalla vergogna di essere stati a suo tempo "beffati"), pretendiamo di ristabilire parametri corretti ed univoci per tutti. I consumatori una volta tanto saranno lieti di non continuare a subire il famoso: .."danno e poi la beffa", anche se in questo caso la seconda è arrivata per prima.

Rinaldo Sorgenti (vicepresidente di Assocarboni)


La risposta di Massimo Serafini

Gentilissimo Sorgenti,
rispondo al suo commento al mio articolo ponendole un interrogativo: ma lei ritiene o no scientificamente attendibili i quattro rapporti sul clima dell’Ipcc? E’ evidente che se lei pensa che siano inattendibili e quindi che il cambio di clima sia un falso problema, ha perfettamente ragione di giudicare anche un obiettivo fasullo quello di realizzare il protocollo di Kyoto. Se invece la “scomoda verità” del riscaldamento globale convince anche lei, dopo aver convinto tutti i governi del mondo riuniti a Bali (i rapporti Ipcc sono stati assunti all’unanimità) allora non la capisco più. E’ infatti evidente che se il cambio di clima è una realtà con cui fare i conti allora anche gli obiettivi di Kyoto sono un vincolo ineludibile e di conseguenza è decisivo verificare se il nostro paese, che ha sottoscritto il protocollo, è in grado di rispettarne gli impegni oppure no e in questo caso pagare le multe conseguenti.

Per quanto riguarda queste ultime nel mio pezzo io ponevo il problema su chi dovesse pagarle, in altre parole se a pagare dovessero essere i cittadini o, come io sostenevo, coloro che avevano sbagliato strategie investendo e incatenando il paese al fossile invece che diversificare le fonti energetiche, sviluppando le fonti rinnovabili e risparmiando energia. Vede, lei fa bene a dire che l’Italia ha più di altri diversificato incrementando il contributo del gas metano e investendo nel rinnovamento del parco termoelettrico (cicli combinati), ma si tratta di investimenti sul fossile che hanno penalizzato quelli utili a realizzare un modello energetico basato sulle rinnovabili in linea con gli obiettivi di Kyoto. Lei inoltre sospetta che l’obiettivo di riduzione attribuito all’Italia sia punitivo e studiato per metterla in difficoltà. Al contrario io penso che se avessimo diversificato verso l’efficienza e lo sviluppo delle rinnovabili come ha fatto la Germania avremmo colto una grande opportunità di innovazione industriale che avrebbe consentito di aumentare la competitività di questo paese. E se il misero 6.5 rispetto al ‘90 le sembra troppo elevato figuriamoci ora che l’Italia dovrà rispettare una riduzione del 20% rispetto al ‘90 che la comunità europea ha deciso in modo unilaterale e vincolante per tutti gli stati membri e su cui sta per emanare la direttiva. Cosa consiglia di verificare come attrezzare il paese e tentare di essere dei protagonisti di questa scelta o pensa che sia meglio pagare multe o addirittura uscire dalla Ue? Infine lasci stare l’economia sovietica che non c’entra nulla anche perchè le garantisco che il rispetto di Kyoto significa il decollo di un modello energetico distribuito sul territorio, vicino ai cittadini, al contrario di quello monopolista centralizzato che conosciamo e che penso sia io che lei abbiamo conosciuto sia come monopolio pubblico che privato entrambi più vicini alla pianificazione centralizzata. Nel ringraziarla per il suo contributo la saluto.

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